(Teleborsa) – Riprenderanno oggi i negoziati per la Brexit, un nuovo round di trattative che ha l’obiettivo di portare a casa un accordo commerciale regolato, sul tipo di quello sottoscritto con il Canada, il CETA, evitando una uscita scomposta del Regno Unito dall’Unione Europea e l’innalzamento di barriere fra l’Irlanda del Nord e l’Irlanda britannica.
E proprio su questo punto il gioco si è fatto più duro ed il Premier britannico Boris Johnson si prepara domani, mercoledì 9 settembre 2020, a portare in Parlamento una legge, battezzata Internal Market Bill, in base alla quale Londra derogherebbe a parte degli impegni presi con il primo accordo sulla Brexit, di fatto proteggendo i confini nazionali e chiudendo le frontiere fra l’Irlanda del Nord e quella britannica.
La proposta di legge ha messo già in allarme Bruxelles, con lo spauracchio di un ritorno di dogane e frontiere, che si vuole evitare a tutti i costi. Ne è testimonianza anche la dichiarazione rilasciata su Twitter dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che alla vigilia della ripresa delle trattative ha affermato: “Potremmo perdere il Regno Unito, ma non perderemo la nostra forza d’animo“.
In realtà, sono in molti a ritenere che la mossa di Johnson sia solo un bluff per portare a casa un accordo più conveniente entro il 15 ottobre, data ultima per chiudere i negoziati e far sì che l’accordo sia approvato dagli organi legislativi delle due parti, l’Europarlamento ed il Parlamento britannico.
I toni si sono alzati negli ultimi giorni quando il capo negoziatore della UE, Michel Barnier, ha avvertito che “l’intesa non sarà a qualsiasi costo” e che “il Regno Unito deve chiarire cosa vuole fare”. E per tutta risposta, la controparte britannica, David Frost, ha affernato che il Regno Unito propende per la linea dura e “non diventerà uno Stato satellite della UE”.
Premesse che gettano ombre sui negoziati e che non lasciano presagire nulla di buono, anche se da ambo le parti si propende in alternativa per una Brexit No Deal sul modello australiano, di stampo “amichevole” e con scambi regolati dalla normativa del WTO.
Frattanto, la sterlina si conferma debole sui mercato del Forex, dove scivola sia contro l’euro a 1,1125 (-0,12%) sia contro il dollaro a 1,3136 (-0,20%).