A cura di Manuel Pozzi, Investment Director di M&G Investments Italia
Gli investimenti che possano offrire diversificazione, specialmente in tempi di crisi, tipicamente sono Bund, Treasury, oro e valute.
I titoli di stato offrono rendimenti ai minimi storici e, nonostante il crescente supporto delle banche centrali, i prezzi di questi titoli non stanno andando da nessuna parte negli ultimi due mesi. Se in futuro dovesse arrivare una nuova ondata di panico sui mercati, questi titoli avrebbero meno potenziale di protezione.
L’oro ha fatto una notevole corsa quest’anno, grazie anche agli acquisti di fondi specializzati in oro fisico. Il prezzo attuale vicino ai 2000$ l’oncia (poco meno di 60€ al grammo al cambio attuale), ne fa un bene rifugio da guardare con un po’ di attenzione, in quanto il prezzo è senz’altro ben più alto dei costi di estrazione, il che lo rende suscettibile di cali qualora dovessero ridursi sensibilmente i numerosi motivi per cui sta venendo comprato in ottica di protezione, ovvero pandemia, crisi economica, potenziali rischi inflattivi nel medio/lungo termine, monetizzazione del debito in molti Paesi, tensioni geopolitiche.
In tal senso l’oro mantiene il suo stato di bene rifugio e beneficia anche della debolezza del dollaro (gli investitori esteri possono comprarlo più a buon mercato grazie a un dollaro debole), ma come sempre gli investitori farebbero bene a tenere la guardia un po’ più alta ora che i prezzi sono risaliti.
Per quanto riguarda le valute, questa asset class ha sofferto il recupero dei mercati finanziari a partire da fine marzo.
Infatti molte valute emergenti si sono indebolite per via della recessione in atto, mentre le valute “rifugio” come il Dollaro, lo Yen giapponese o il Franco svizzero hanno perso gradualmente di “utilità” per gli investitori, che hanno acquisito nuova fiducia grazie ai crescenti aiuti fiscali e monetari.
In effetti queste monete avevano offerto una notevole diversificazione e protezione fino a inizio maggio, ma da quando l’Unione Europea ha mostrato segni di compattezza tramite il Recovery Fund e la decisione di emettere debito comunitario, le speranze per l’economia europea sono migliorate, di pari passo anche con i primi segnali di miglioramento dopo i periodi di lockdown più severo.
Il contributo della diversificazione
Ora, in un’ottica di costruzione di portafoglio, le valute potrebbero offrire un buon contributo in termini di diversificazione rispetto ai tradizionali investimenti in obbligazioni e azioni. Inoltre nell’ottica di un risparmiatore, è meglio iniziare a investire dopo che il prezzo è già sceso, pur consapevoli del fatto che non si può sapere se e quanto a lungo la fase di ribasso dei prezzi proseguirà.
Tra le valute emergenti, molte sembrerebbero essere già sottovalutate ai valori attuali, stando a molti modelli econometrici. Il Dollaro era leggermente sopravvalutato a inizio anno e ora si sta indebolendo per via dei tassi d’interesse molto più bassi rispetto agli anni passati, oltre che per la forte monetizzazione del debito, derivante sia dall’enorme deficit fiscale di quest’anno sia dal quantitative easing della Fed.
Anche il differenziale di crescita economica, che per qualche anno è stato in favore degli States, è oggi meno chiaro. Rispetto all’euro, il biglietto verde ha una storia di alta volatilità: negli ultimi 20 anni è passato da 0,8 a 1,6 e ora siamo più o meno nel mezzo.
Tenuto conto delle incognite politiche da entrambe le sponde dell’Atlantico, potrebbe essere più saggio investire in un paniere diversificato di valute. In questo caso la gestione attiva e anche tattica è particolarmente importante.
È un approccio che noi stessi adottiamo e che caratterizza il nostro modus operandi, forti di un’expertise ultraventennale in materia: nella fase attuale stiamo privilegiando la protezione, con posizioni su asset rischiosi solo in chiave tattica e solo quando le valutazioni sono molto attraenti. Questo vale per i corporate bond e anche per le valute più legate al ciclo, come per quelle emergenti.
Inoltre, preferiamo al momento diversificare sull’Euro e altre valute europee, Yen e qualche valuta emergente, mentre siamo sottopesati sul Dollaro ma sfruttiamo anche i movimenti di prezzo intramese per aggiustare il portafoglio.
Nei prossimi due o tre anni la strategia vincente sarà probabilmente la gestione attiva e decorrelata, che investe tenendo conto sia dei rischi geopolitici che delle opportunità dettate dalle valutazioni, sfruttando anche il momentum dei mercati. Strategia che mettiamo in pratica già da molto tempo nella nostra offerta obbligazionaria globale, che investe attivamente anche in valute.