(Teleborsa) – Ci sono due principali elementi che introducono nuove vulnerabilità in un settore finanziario in divenire e in cui aumenta la digitalizzazione. Lo ha sostenuto Chiara Scotti, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, nel suo intervento al 31° congresso degli operatori dei mercati finanziari, organizzato a Torino da Assiom Forex.
“Un primo elemento riguarda il fatto che, con la ridefinizione dei mercati finanziari e dell’intermediazione bancaria, potrebbero emergere vulnerabilità (in parte nuove) legate a rischi operativi e cibernetici, all’uso improprio di informazioni, a strutture di governance decentralizzate – ha spiegato – Operatori non finanziari con modelli di business innovativi e complessi, criptoattività e tecnologie decentralizzate non necessariamente si conformano ai princìpi di informazione, tutela, correttezza dei mercati. Al contempo, potrebbero anche presentarsi vulnerabilità “tradizionali” in nuovi contesti, come il rischio di funding o le valutazioni eccessive delle criptoattività.
“Un secondo elemento, collegato al primo, è la crescente complessità del sistema finanziario tradizionale e le sue interconnessioni con fattori esterni, legati agli sviluppi dell’IA, delle criptoattività, e dei sistemi decentralizzati – ha aggiunto Scotti – Ad esempio, un drastico calo del prezzo di Bitcoin potrebbe spingere gli investitori con leva a vendere, amplificando la discesa iniziale del prezzo. Allo stesso modo, se un intermediario dovesse subire perdite in criptoattività, i suoi creditori potrebbero ritirare fondi su larga scala, costringendo l’intermediario a vendere anche altri asset, amplificando il calo iniziale del prezzo e generando potenziali spillovers verso altre attività”.
Secondo la Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, “in uno scenario di limitate interconnessioni tra mercati digitali e tradizionali, il contributo delle criptoattività al rischio sistemico sarebbe contenuto. Questo è lo scenario in cui abbiamo vissuto fino ad ora, nel quale la fornitura diretta di servizi finanziari da parte del sistema crypto all’economia reale appare moderata. Tuttavia, con l’evolversi della digitalizzazione, le interconnessioni tra l’ecosistema crypto e il sistema finanziario tradizionale cresceranno, sia in uno scenario dominato dalle Big Tech, attraverso strumenti in-platform, sia nell’ipotesi di servizi finanziari completamente decentralizzati”.
“Pertanto, all’aumentare delle interconnessioni, le fragilità dell’ecosistema crypto potrebbero divenire destabilizzanti, specialmente se dovessero acquisire una rilevanza sistemica quei crypto-assets privi di valore intrinseco in quanto non ancorati ad alcuna attività dell’economia reale o finanziaria”, ha concluso.