(Teleborsa) – “I dati recentemente pubblicati dall’Istat sui principali indicatori demografici dell’anno 2024 evidenziano una realtà allarmante: il calo delle nascite e della fecondità in Italia ha raggiunto livelli storicamente bassi. Questo fenomeno, che si sta consolidando nel tempo, solleva interrogativi cruciali per il futuro del nostro Paese”. È quanto rileva Filomena Maggino, ordinaria di Statistica sociale presso l’Università La Sapienza di Roma e coordinatrice del dipartimento di Statistica dell’Osservatorio della natalità e della vita (ONV).
Secondo Maggino diversi fattori si intrecciano in questo processo di declino. “In primo luogo, – sottolinea la docente – l’aumento della speranza di vita, purtroppo, non è accompagnato da un parallelo miglioramento della speranza di vita in buona salute. I dati mostrano che, sebbene gli italiani vivano più a lungo, la qualità di questa vita, in particolare quella riproduttiva, rimane insufficiente, con un impatto diretto sui comportamenti di vita e sulla salute delle giovani generazioni. La fecondità tra gli immigrati, spesso considerata una possibile soluzione alla crisi demografica, ha invece prodotto gli stessi modelli riproduttivi della popolazione italiana”.
Maggino sottolinea, inoltre, che molti immigrati arrivano come individui singoli e non riescono a costruire famiglie stabili con figli, contrariamente a quanto si sperava. Inoltre, la precarietà economica, l’insufficienza delle retribuzioni e il calo del potere d’acquisto rendono difficile, se non impossibile, la realizzazione di progetti familiari a lungo termine. “L’incapacità di pianificare il futuro, evidenziata anche dallo stesso Istat, – prosegue Maggino – è diventata una realtà quotidiana per molte famiglie italiane. Ma la sfida non riguarda solo la situazione economica. La profonda sfiducia nelle istituzioni politiche e sociali contribuisce a un clima di incertezza, che mina la speranza delle nuove generazioni. La crescente tendenza all’individualismo, associata alla trasformazione dei valori sociali e familiari, ha creato un modello ‘monadico’ in cui prevale l’autosufficienza e la libertà dalle strutture familiari. Sebbene ciò venga visto come una forma di libertà, spesso è il risultato della paura e dell’incertezza, e non una scelta consapevole. Inoltre, la cultura dominante, alimentata anche dalle teorie del gender e dal cambiamento nei valori familiari, ha confuso le giovani generazioni, indebolendo il senso di identità sociale e culturale. Non si può trascurare nemmeno l’impatto della ‘psicologia della paura’ generata dalle crisi economiche, sanitarie, ambientali e geopolitiche, che impedisce alle persone di guardare al futuro con speranza, rendendo difficile immaginare una vita che includa figli come parte di un progetto positivo”.
Per invertire questa tendenza, Maggino evidenzia la necessità di ricostruire la fiducia nelle istituzioni politiche e sociali e creare un ambiente che sostenga le giovani generazioni. “Politiche mirate – conclude Maggino – che pongano al centro la tutela della famiglia, il recupero dell’identità e il benessere psicologico sono essenziali per favorire una rinascita demografica. Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile restituire alle future generazioni la speranza di un futuro in cui la famiglia possa essere un progetto di vita positivo e realizzabile”.