(Teleborsa) – “Questa delega era stata costruita su base annuale, che era un obiettivo ambizioso. I lavori della commissione che sto presiedendo hanno portato quasi al 95% a chiudere i lavori, ma sono arrivate quattro direttive comunitarie che richiedono un’implementazione”. Lo ha dichiarato Federico Freni, sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), intervenendo alla Camera sulla discussione della proroga della delega al governo per la riforma del Testo Unico della Finanza (TUF).
“Abbiamo quindi scelto di chiedere al Parlamento la possibilità di disporre di qualche settimana in più, ma contiamo di poter portare all’esame delle Commissioni Finanze – dopo il Consiglio dei Ministri – il testo dei primi decreti legislativi certamente entro l’estate“, ha aggiunto.
“Questo per consentire al Parlamento di aver il tempo di un vaglio pieno nel merito sui termini dell’attuazione di questa riforma, che è una riforma di vitale importante per il sistema paese, che non ha alcune connessione – ne diretta ne indiretta – con le vicende bancarie che interessano il sistema paese”, ha sottolineato Freni, dopo alcuni interventi di PD e Movimento 5 Stelle che avevano suggerito questo.
“Una connessione diretta ce l’ha con il sistema sanzionatorio – ha proseguito – Abbiamo battuto a tappeto il mercato per capire quali fossero le differenze tra il nostro mercato e gli altri mercati dal punto di vista sanzionatorio. Uno dei principali punti di scarto rispetto al mercato olandese, francese o inglese – che sono i marcati con la maggiore capitalizzazione in Europa non è tanto la possibilità o meno di irrogare sanzioni, che ci deve essere, ma la lunghezza del provvedimento per arrivare a quelle sanzioni, oltre che la necessità che si sovrappongano i binari paralleli del civile e penale”.
“Se dobbiamo portare qualcuno a quotare l’impresa in Italia, o invitare qualcuno a non uscire, dobbiamo allinearci alle migliori practices“, ha sottolineato il sottosegretario al MEF.