24 Aprile 2025

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    Wall Street contrastata. Focus su dialogo con Cina e trimestrali

    (Teleborsa) – Seduta incerta a Wall Street, con gli investitori che monitorano gli sviluppi sul fronte della guerra commerciale e si trovano a valutare un gran numero di risultati societari.La Cina ha chiesto agli Stati Uniti di revocare tutti i dazi unilaterali e ha negato che ci fossero colloqui per raggiungere un accordo commerciale. “Gli Stati Uniti dovrebbero rispondere alle voci razionali della comunità internazionale e all’interno dei propri confini e rimuovere completamente tutti i dazi unilaterali imposti alla Cina, se vogliono davvero risolvere il problema”, ha dichiarato il portavoce del Ministero del Commercio He Yadong durante una conferenza stampa, secondo un resoconto di Bloomberg.Sul fronte macroeconomico, nell’ultima settimana si è registrato un leggero aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti (+6.000 unità a quota 222.000, centrando le attese). Gli ordinativi di beni durevoli americani nel mese di marzo hanno mostrato un inusuale +9,2%, quasi interamente spiegato da traino del settore trasporti. L’indice FED Chicago sull’attività nazionale (CFNAI), che riflette lo stato di salute dell’attività economica nazionale, è sceso nettamente a marzo.Tra chi ha rilasciato la trimestrale prima della campanella, American Airlines ha ritirato la guidance 2025 per l’incertezza dei dazi sulla domanda, Nasdaq ha registrato un primo trimestre sopra le attese e confermato di essere leader per nuove quotazioni, PepsiCo ha tagliato la guidance 2025 con l’aumento dei costi di produzione a causa dei dazi.Guardando ai giudizi degli analisti, Deutsche Bank ha ridotto del 12% l’obiettivo di fine anno per l’indice S&P 500, citando il colpo inflitto alle aziende statunitensi dai dazi. Sebbene il nuovo obiettivo di 6.150 punti lasci un margine di rialzo del 14% rispetto alla chiusura di mercoledì, ciò significa che l’indice recupererà solo le perdite subite dal picco di febbraio.Considerando i principali indici di Wall Street, si muove sotto la parità il Dow Jones, che scende a 39.413 punti, con uno scarto percentuale dello 0,49%, mentre, al contrario, resta piatto l’S&P-500, con le quotazioni che si posizionano a 5.380 punti. Guadagni frazionali per il Nasdaq 100 (+0,45%); consolida i livelli della vigilia l’S&P 100 (+0,13%). LEGGI TUTTO

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    DEA, Banca Profilo incrementa target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Banca Profilo ha incrementato il target price (a 15,20 euro per azione da 13,70 euro) e confermato la raccomandazione (Buy) sul titolo Distribuzione Elettrica Adriatica (DEA), operatore quotato su Euronext Growth Milan e attivo nella distribuzione di energia elettrica e gestione della pubblica illuminazione nel Centro e Nord Italia.Gli analisti hanno aumentato le stime sui ricavi per il 2025-27 dell’8,7% annuo rispetto alla precedente stima, poiché avevano sottostimato i ricavi della Distribuzione per il 2024. Hanno mantenuto pressoché invariata la crescita percentuale annua per la distribuzione nel 2025-27, poiché la crescita è trainata dalla metodologia tariffaria. Illuminazione pubblica e Altro sono rimasti invariati. Viene ricordato che la crescita dei ricavi nel 2025 è principalmente legata al consolidamento di ASPM. Hanno rivisto le ipotesi di costo principalmente in relazione al Costo dei Servizi (+15% rispetto alla precedente stima), che nel 2024 era superiore alle previsioni, e al Costo del Lavoro (-10% rispetto alla precedente stima). L’aumento del fatturato ha più che compensato l’impatto sul margine EBITDA, che ora si attesta al 39,9% nel 2025 (+1,1 punti percentuali rispetto alla precedente stima) e al 40,8% nel 2026 (+1,6 punti percentuali rispetto alla precedente stima) e nel 2027. Complessivamente, hanno incrementato in media del 19% i ricavi per il 2025-2026.Alla fine del 2024, un emendamento alla Legge di Bilancio ha esteso la concessione (in scadenza nel 2030) fino a 20 anni, subordinatamente alla presentazione di un piano di investimenti. Ciò elimina la procedura di gara competitiva prevista per il 2030, garantendo agli attuali distributori un orizzonte operativo più lungo. Un aspetto chiave dell’equity story di DEA è stato il consolidamento di operatori di piccole dimensioni con una capacità di distribuzione inferiore a 25.000 unità, non idonei al rinnovo delle concessioni e troppo piccoli per essere obiettivi delle grandi multiutility.Banca Profilo ricorda che il settore è altamente frammentato in termini di numero di distributori, ma altamente concentrato in termini di capacità di distribuzione con: i) E-Distribuzione (85%), ii) 5 aziende (11%), iii) oltre 100 aziende (4%). Sebbene la Legge di Bilancio non stabilisca soglie esplicite in termini di PoD richiesti per l’estensione, la legislazione vigente consente lo sviluppo autonomo di piani di investimento esclusivamente per i distributori che servono più di 100.000 PoD. Inoltre, gli operatori più piccoli potrebbero essere meno attrezzati a sostenere gli investimenti richiesti, in termini di capacità finanziaria e complessità esecutiva.”Pertanto, sebbene il quadro normativo stia subendo cambiamenti significativi e un decreto attuativo dovrà specificare i dettagli dell’estensione, riteniamo che le tendenze di fondo continuino a puntare al consolidamento – si legge nella ricerca – In questo scenario, DEA rimane ben posizionata per fungere da hub aggregatore, grazie alla sua comprovata capacità esecutiva (5 operazioni dal 2023) e al diritto di acquisire 24.000 PoD (con un price cap di 20 milioni di euro)”. LEGGI TUTTO

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    Lavoro, Cnel: occupati +1,5% ma forti criticità per giovani e donne

    (Teleborsa) – Nel 2024, in un contesto di “modesta crescita” economica, il numero degli occupati (dipendenti e indipendenti) è aumentato dell’1,5% toccando i 24 milioni nell’anno e segnando un incremento della componente femminile che, per quanto “ancora insoddisfacente”, supera la quota di 10 milioni. È quanto rileva il XXVI rapporto del Cnel sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Rispetto ai principali Paesi europei il mercato del lavoro italiano continua a presentare “criticità”, soprattutto con riferimento all’occupazione femminile e giovanile, che si conferma tra le più basse in Europa, con un divario nella classe età 15-29 rispettivamente di 12,9 e 15 punti percentuali rispetto alla media Ue. “Forti criticità”, sottolinea il rapporto, permangono nei tassi di lavoro sommerso, tra i più alti in Europa, e nell’occupazione della componente più vulnerabile del mercato del lavoro. Per quanto giunto al 62,2% il tasso di occupazione italiano resta il più basso d’Europa, inferiore di ben 15,2 punti percentuali rispetto alla Germania, di 6,8 punti rispetto alla Francia, di 3,9 punti rispetto alla Spagna. Rispetto alla media europea nel 2024 il tasso di occupazione italiano risulta inferiore di 8,6 punti percentuali e di 12,9 in relazione alla sola componente femminile. Il tasso di occupazione del 62,2 calcolato nella media 2024 è pari a 71,1 per la componente maschile e a 53,3 per quella femminile. Il divario è elevatissimo anche nel tasso di inattività: 24,4% per gli uomini e 42,4% per le donne. La bassissima partecipazione al lavoro delle donne rimane una delle più importanti criticità del mercato del lavoro italiano. Altrettanto critico è l’andamento dei tassi di occupazione letti in una prospettiva territoriale, con un tasso di occupazione del 69,7% nel Nord del Paese, del 66,8% nel Centro Italia e del 49,3% nel Mezzogiorno. Il Sud resta l’area con il più basso tasso di occupazione, inferiore di 12,9 punti percentuali rispetto al tasso nazionale, l’area con il più alto tasso di disoccupazione (11,9%) e di inattività (43,9%) soprattutto della componente femminile. Il tasso di occupazione tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni è aumentato dal 68,1% del 2023 al 68,7 del 2024, mentre il rispettivo tasso di inattività è aumentato dal 24% al 24,4% nello stesso periodo. Per quanto riguarda la fascia di età fra i 15 e i 24 anni il tasso di occupazione è diminuito al 20,4% del 2023 al 19,7% del 2024, mentre il rispettivo tasso di inattività è aumentato 73,6% al 75,3% nello stesso periodo. Relativamente alla componente giovanile permangono rilevanti criticità legate alla durata troppo lunga della transizione dalla scuola al lavoro, all’uso improprio dei tirocini formativi e di orientamento extracurriculari, alla ancora limitata diffusione di consolidati percorsi duali di formazione e lavoro, al basso utilizzo dell’apprendistato, alla elevata discontinuità lavorativa e alle forme di lavoro subordinato mascherate come autonomo. L’apprendistato viene troppo spesso considerato solo in funzione della riduzione del costo del lavoro e ancora poco per la sua componente formativa e di incremento della qualità e produttività del lavoro. Nel 2024 l’occupazione è aumentata di 352mila unità, trainata dagli over 50 e dalla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato in aumento del 3,3% rispetto all’anno precedente. Sono aumentati leggermente (+47mila) i lavoratori indipendenti, mentre si contrae del 7% l’occupazione temporanea, che tuttavia interessa ancora una platea superiore a 2,75 milioni di dipendenti. Malgrado la tendenza positiva, che prosegue da tre anni, non si possono tralasciare “valutazioni critiche” circa la qualità della occupazione, sottolinea il report, che dipende dalle tipologie contrattuali utilizzate, dalle ore lavorate nell’arco dell’anno, dalla diffusione del part-time involontario. Rispetto al 2023 le ore lavorate per dipendente sono diminuite dello 0,3% con un calo più marcato nell’industria (-1,1%) e un lieve aumento nei servizi (+0,2%). Rispetto alle stime Istat va tenuto conto, si legge nel rapporto, che vengono conteggiati nei tassi di occupazione anche i periodi di orientamento e formazione svolti in contesto lavorativo, come nel caso dei tirocini extracurriculari.In un quadro complessivo di crescita dell’occupazione a tempo indeterminato e di quota decrescente dello stock di occupati temporanei, i dati di flusso delle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro, riferiti al periodo gennaio-settembre 2024, informano che le attivazioni di rapporti di lavoro sono state 10 milioni e 142mila in crescita del 0,5% rispetto al 2023, ma di queste solo il 16% (nel 2023 il 17,2%) sono state a tempo indeterminato, mentre il resto ha riguardato contratti temporanei (tempo determinato, collaborazioni, lavoro a chiamata, stagionale, somministrazione). I contratti temporanei sono oramai consolidati come il principale canale di accesso al lavoro e il loro utilizzo si dimostra significativamente correlato con il ciclo economico. Permane elevato il numero di occupati con forme di part-time involontario che, sebbene in calo negli ultimi anni, riguardano ancora la maggior parte dei lavoratori, specie la componente femminile, assunti a tempo parziale, collocando l’Italia sopra la media europea (29,8% a fronte della media Ue 27,9%). Sempre in riferimento alla qualità dell’occupazione, secondo il Cnel da monitorare è anche il fenomeno del lavoro autonomo non genuino, attraverso l’utilizzo di contratti di collaborazione e partite Iva organizzate con orari di lavoro fissi e in regime di mono-committenza. Desta particolare attenzione l’elevato numero di italiani inattivi: si tratta del 33,4% della fascia di persone in età di lavoro, di cui 7,8 milioni sono donne. Rispetto alla media europea, il tasso di inattività riferito alla popolazione italiana con età compresa tra i 15 e i 74 anni è superiore di 7,5 punti percentuali (Italia 42,2%, Europa 34,7% nel 2024). I neet, intesi come i giovani in fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in un percorso di formazione, sono in Italia circa 1,34 milioni. Si tratta di un “numero elevato, tra i più alti in Europa”, che, tuttavia, registra una rilevante riduzione (-4,8%) rispetto all’anno precedente. Nel 33,6% dei casi la popolazione dei neet comprende i disoccupati, mentre nel 66,4% si tratta di inattivi, dei quali il 33,9% non cerca attivamente lavoro e il restante 32,5% costituisce le cosiddette “forze di lavoro potenziali”, costituite dagli inattivi disponibili a lavorare, ma non alla ricerca attiva di un’occupazione e dagli inattivi che cercano un’occupazione ma non disponibili immediatamente. Il fenomeno dei neet si verifica nelle regioni del Sud con un’incidenza più che doppia rispetto a quelle del Nord e, per quanto in corrispondenza del possesso della laurea sia ovunque più basso il numero dei neet, anche tra i laureati al Sud il valore rimane elevato con il 17,7% contro il 12,7% del Centro e il 7,9% del Nord. L’incidenza più alta di neet si riscontra per i diplomati con un dato complessivo in Italia del 17,8% (26,8% al Sud, 15,7% al Centro e 11,5% al Nord). La fascia di 15-29enni con un titolo di studio fino alla licenza media registra un’incidenza che si attesta al 21% al Sud, al 9,4% al Centro e al 8,5% al Nord. Le persone con disabilità, si legge nel report del Cnel, continuano a fronteggiare ostacoli significativi nell’accesso al mercato del lavoro nonostante i progressi normativi degli ultimi anni. Si evidenzia un “quadro preoccupante” caratterizzato da disparità strutturali e difficoltà persistenti, che limitano le opportunità di inclusione lavorativa. Nel 2023 solo il 33% delle persone con disabilità con gravi limitazioni e il 57% di quelle con disabilità non grave risulta occupato a fronte del 62% della popolazione senza condizione di disabilità. La differenza è ancora più marcata tra i disoccupati dove le persone con disabilità rappresentano una quota significativamente più alta, rispettivamente 16,6% e 14,4% rispetto a quelle senza condizione di disabilità 12% (dati Istat 2023). Inoltre, il fenomeno dei ritiri precoci dal lavoro colpisce in misura maggiore le persone con disabilità grave con una percentuale quasi tripla rispetto agli altri lavoratori: 5,7% rispetto a quelle senza limitazioni 2,3%. La condizione dei giovani con disabilità è particolarmente critica con due terzi di loro che non lavorano nè studiano, a fronte di una percentuale molto più bassa tra i coetanei senza condizione di disabilità . L’assenza di politiche efficaci, dice il Cnel, rischia di compromettere irrimediabilmente il futuro di un’intera generazione. Per affrontare queste criticità servono interventi concreti a partire da investimenti mirati nella formazione incentivando le aziende a creare ambienti lavorativi più inclusivi e promuovere condizioni contrattuali che garantiscano pari opportunità . Nel 2024 risultano in aumento le denunce per malattia professionale (+15.745 pari al 21,60%), che si aggiungono all’aumento del 2023 (+12mila, quasi il 20%). Gli infortuni denunciati all’Inail sono invece risultati in ulteriore lieve diminuzione (-3.453 pari allo 0,7%) rispetto al 2023 già in calo del 16% rispetto al 2022 (-112mila). A livello nazionale, i dati evidenziano un calo, in particolare, delle denunce di infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-19%, 8mila in valore assoluto), mentre risultano in aumento (+5%, +4,5mila) quelle relative a infortuni in itinere, avvenuti nel tragitto tra casa e posto di lavoro. Sui casi mortali i dati provvisori del 2024 mostrano un aumento del 4,7% rispetto all’anno precedente, da 1.029 a 1077. A crescere maggiormente sono quelli in itinere da 239 a 280 mentre quelli in occasione di lavoro aumentano di 7 casi da 790 a 797. LEGGI TUTTO

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    UE autorizza acquisizione di Verallia da parte di BWGI

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha approvato, ai sensi del Regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione del controllo esclusivo della francese Verallia da parte della brasiliana BWGI. L’operazione riguarda principalmente la produzione e la fornitura di imballaggi in vetro per alimenti e bevande a livello globale.La Commissione ha concluso che l’operazione notificata non solleverebbe preoccupazioni in materia di concorrenza, dato che le società non operano nello stesso mercato né in mercati verticalmente correlati. L’operazione notificata è stata esaminata secondo la procedura semplificata di esame delle concentrazioni. LEGGI TUTTO

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    Immatricolazioni auto, in UE mercato ancora in stallo

    (Teleborsa) – Nel mese di marzo sono state immatricolate in Europa Occidentale (Ue+Efta+Uk) 1.422.628 auto, il 2,8% in più dello stesso mese del 2024. Lo rileva l’Acea, l’associazione dei costruttori europei, aggiungendo che nel primo trimestre dell’anno sono state vendute 3.382.057 auto in calo dello 0,4% sullo stesso periodo 2024.I veicoli elettrici a batteria (Bev) rappresentano a fine marzo il 15,2% del mercato della UE con 573.500 immatricolazioni (+28%), a fronte del 12% del primo trimestre del 2024. I veicoli ibridi – sottolinea l’Acea – hanno registrato un’impennata, conquistando il 35,5% del mercato e rimangono la scelta preferita dai consumatori dell’UE.”Le auto elettriche a batteria rappresentano solo circa il 15% del mercato, evidenziando il divario persistente tra gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e la ‘verifica’ di un’adozione da parte dei consumatori più lenta del previsto. E’ fondamentale che i responsabili politici diano priorità alle misure che incentiveranno un ecosistema di supporto, dalle infrastrutture di ricarica agli incentivi fiscali, per garantire che la diffusione dei veicoli a zero emissioni possa accelerare in modo significativo – ha dichiarato Sigrid de Vries, direttore generale dell’Acea -. Anche il calo delle immatricolazioni è preoccupante, sottolineando l’importanza di una strategia UE coerente e olistica per la competitività in un contesto globale sempre più imprevedibile per i produttori di automobili”.Stellantis ha registrato un calo del 14%, con la quota di mercato che è passata dal 18,9% dei primi tre mesi del 2024 al 16,6%. Per il solo mese di marzo, il gruppo automobilistico ha riportato un calo delle immatricolazioni dell’8,4%, con la quota di mercato scesa dal 18,3% al 16,8%. “Le vendite ristagnano sui livelli del 2024 e non vi sono le condizioni per un recupero dei livelli ante-crisi”, evidenzia il Centro Studi Promotor che parla di “una situazione del mercato automobilistico nell’area molto preoccupante”. LEGGI TUTTO

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    BCE, FMI “raccomanda” un solo taglio in più nel 2025

    (Teleborsa) – La Banca Centrale Europea dovrebbe procedere con un solo taglio dei tassi aggiuntivo quest’anno, per poi mantenere il tasso di riferimento stabile al 2%. Sono queste le “raccomandazioni” formulate dal Fondo Monetario per l’Istituto d Francoforte, sulla constatazione che la politica monetaria ha sinora funzionato e riportato l’inflazione in linea con il target, mentre sulla crescita permangono rischi ed incertezze. Una convinzione condivisa anche dalla Presidente della BCE Christine Lagarde, alla luce dei dazi, che ritiene avranno un effetto disinflazionistico per l’UE, minando la crescita più che alimentando i prezzi. FMI raccomanda un solo taglio aggiuntivo di 25 punti “Abbiamo una raccomandazione molto chiara per la BCE: finora abbiamo visto un enorme successo negli sforzi per la disinflazione e la politica monetaria ha funzionato”, ha dichiarato Alfred Kammer, direttore del dipartimento europeo del FMI in una intervista alla Cnbc, a margine delle riunioni primaverili del Fondo Monetario e della Banca Mondiale a Washington. “Ci aspettiamo che raggiunga in modo sostenibile l’obiettivo di inflazione del 2% nella seconda metà del 2025”, ha aggiunto il funzionario de Fondo Monetario, auspicando che “ci sia spazio per un ulteriore taglio di 25 punti base, in estate, e poi la BCE dovrebbe mantenere il tasso di riferimento al 2%, a meno che non si verifichino shock significativi e non sia necessario ricalibrare la politica monetaria”, Tagli hanno riportato inflazione in linea con target La BCE ha tagliato i tassi per sette volte da giugno 2024, con differenze di 25 punti a volta. L’ultimo taglio risale alla scorsa settimana, quando la BCE ha portato il tasso sui depositi al 2,25%. Questo ha consentito di riportare l’inflazione dell’Area Euro in linea con il target, raggiungendo un livello del 2,2% a marzo. Ora, il Fondo Monetario ha “significativamente” rivisto al ribasso le prospettive di crescita di molte economie sviluppate, compresa l’Eurozona, ritenendo che i dazi e le tensioni commerciali hanno pesato sulle prospettive economiche, neutralizzando l’impatto positivo dell’aumento della spesa pubblica per difesa e le infrastrutture di economie leader come la Germania.Lagarde convinta che dazi avranno effetti disinflazionisticoAnche la Presidente della BCE Christine Lagarde è convinta che l’impatto sulla crescita sarà più forte di quello sui prezzi, pertanto dazi avranno complessivamente un effetto disinflazionistico. “Non è molto chiaro quale sarà l’impatto netto”, ha dichiarato Lagarde, parlando dei dazi. “Soprattutto se non vengono decise contromisure dall’Europa, penso che l’inflazione netta sia incerta al momento, ma probabilmente sarà più disinflazionistica che inflazionistica”.Lagarde ha ribadito che l’impatto dei dazi è “difficile da valutare perché viviamo in un mondo di ipotesi” e “non sappiamo esattamente cosa uscirà dalle discussioni in corso”, quindi occorre “essere cauti”. La guerra dei dazi fra Cina ed USA invece potrebbe ripercuotersi sull’UE con un effetto deflattivo nel caso in cui la maggiore offerta di beni cinesi si riversasse nel Continente. LEGGI TUTTO

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    Appuntamenti macroeconomici del 24 aprile 2025

    (Teleborsa) – Giovedì 24/04/202501:50 Giappone: Prezzi servizi, annuale (atteso 3%; preced. 3%)08:45 Francia: Fiducia consumatori, mensile (atteso 91 punti; preced. 92 punti)09:00 Spagna: Prezzi produzione, annuale (preced. 6,6%)10:00 Germania: Indice IFO (atteso 85,1 punti; preced. 86,7 punti)14:30 USA: Indice CFNAI (preced. 0,18 punti)14:30 USA: Ordini beni durevoli, mensile (atteso 2,1%; preced. 0,9%)14:30 USA: Richieste sussidi disoccupazione, settimanale (atteso 222K unità; preced. 215K unità)16:00 USA: Vendita case esistenti (atteso 4,14 Mln unità; preced. 4,26 Mln unità)16:00 USA: Vendita case esistenti, mensile (atteso -3%; preced. 4,2%)16:30 USA: Stoccaggi gas, settimanale (preced. 16 Mld piedi cubi)(Foto: Silkstock – stock.adobe.com (ex Fotolia.it)) LEGGI TUTTO