15 Aprile 2025

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    INPS, campagna di comunicazione esonero Giovani under 36

    (Teleborsa) – L’esonero Giovani Under 36 per le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel biennio 2021-2022, disciplinato dall’articolo 1, commi 10-15 della legge n. 178/2020 (legge di bilancio 2021), è stato cofinanziato dal Programma operativo nazionale “Sistemi di politiche Attive per l’occupazione” (PON SPAO)?con risorse Fse?React EU. La legge di bilancio 2021 aveva previsto, infatti, il concorso al finanziamento di tali misure per mezzo delle risorse del Programma “Next Generation EU”. È quanto fa sapere l’INPS in una nota. “A seguito di una specifica attività di audit, la Commissione europea – prosegue la nota – ha rilevato la necessità, in ipotesi di co-finanziamento, di un’adeguata informazione rivolta ai destinatari finali del beneficio in merito all’utilizzo dei finanziamenti dell’UE. Conseguentemente l’INPS – in accordo con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali – ha avviato in questi giorni un’attività di comunicazione alle aziende e, per il loro tramite, ai lavoratori (indicati quali destinatari finali del beneficio da parte della Commissione) che sono stati assunti/trasformati a tempo indeterminato negli anni 2021 e 2022”. Con le comunicazioni inviate dall’Istituto alle aziende già beneficiarie della misura in trattazione, le stesse sono state invitate a fornire una specifica informazione (ad es. con e-mail o altra modalità ritenuta più opportuna) ai dipendenti, per i quali si è fruito della misura in trattazione, dell’avvenuto finanziamento con i Fondi europei (FSE – REACT EU).L’INPS ricorda che la misura di agevolazione è stata avviata per sostenere l’occupazione e superare gli effetti della crisi causata dalla pandemia Covid-19 e le sue conseguenze sociali, nonché per promuovere una ripresa verde, digitale e resiliente dell’economia LEGGI TUTTO

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    Lollobrigida: Made in Italy “patrimonio da proteggere sempre”

    (Teleborsa) – “Nella Giornata del Made in Italy celebriamo l’unicità dei nostri prodotti e la forza del marchio Italia. Un patrimonio che va protetto. Sempre”. Così sul proprio profilo Fb il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che aggiunge: “ecco perché, insieme all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, abbiamo avviato la stampa delle nuove fascette per i nostri vini: un segno tangibile di autenticità, contro frodi e contraffazioni”.”Non potevamo scegliere simbolo migliore: il nostro Tricolore sarà la garanzia di un prodotto vero, italiano, d’eccellenza”, conclude il ministro LEGGI TUTTO

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    Tonica Bank of America grazie alla trimestrale

    (Teleborsa) – Scambia in profit il titolo Bank Of America con una salita dello 0,68%.Il primo trimestre si è chiuso sopra le attese degli analisti: l’utile è salito dell’11% a 7,4 miliardi di dollari, mentre i ricavi sono cresciuti del 5,9% a 27,5 miliardi. Lo scenario tecnico visto ad una settimana del titolo rispetto all’indice S&P-500, evidenzia un rallentamento del trend di Bank Of America rispetto all’indice del basket statunitense, e ciò rende il titolo potenziale obiettivo di vendita da parte degli investitori.Per il medio periodo, le implicazioni tecniche assunte da Bank Of America restano ancora lette in chiave negativa. Qualche segnale di miglioramento emerge invece per l’impostazione di breve periodo, letto attraverso gli indicatori più veloci che evidenziano una diminuzione della velocità di discesa. Possibile a questo punto un rallentamento della discesa in avvicinamento a 21,2 USD. La resistenza più immediata è stimata a 21,36. Le attese sono per una fase di reazione intermedia tesa a riposizionare il quadro tecnico su valori più equilibrati e target a 21,52, da raggiungere in tempi ragionevolmente brevi. LEGGI TUTTO

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    Zurich lancia Obiettivo Plus 2032: protezione e opportunità di rendimento

    (Teleborsa) – Nell’attuale contesto globale, alimentato da nuove sfide e caratterizzato da una crescente incertezza a livello macroeconomico, i risparmiatori si trovano a fronteggiare un panorama complesso, in cui la tutela del capitale e la costruzione di valore richiedono scelte sempre più consapevoli. A fronte di una crescente domanda di protezione e stabilità, Zurich ha sviluppato Zurich Obiettivo Plus 2032, una nuova soluzione d’investimento che si inserisce nella Linea multiramo Zurich Multinvest, pensata – spiega la società in una nota – “per coniugare solidità e performance, offrendo elevati livelli di sicurezza e un’opportunità di rendimento ottimale”.Zurich Obiettivo Plus 2032 – si legge nella nota – “consente ai risparmiatori di investire il proprio capitale mantenendo un elevato livello di protezione, grazie all’investimento in titoli obbligazionari a basso rischio per una durata di 7 anni, a cui si aggiunge l’esposizione ai tre mercati azionari di Stati Uniti, Europa e Giappone, al fine di puntare ai rendimenti attraenti dei mercati sviluppati. La nuova linea offre una strategia di investimento attentamente bilanciata, pensata per offrire un mix efficace tra solidità e potenziale di rendimento. L’allocazione dell’80% del capitale nella Linea Guidata Zurich Obiettivo Plus 2032 e del restante 20% nella Gestione Separata Zurich Trend consente infatti di combinare la protezione tipica delle gestioni assicurative con le migliori opportunità offerte dai mercati. A tutela degli investimenti dei propri clienti, Zurich completa l’offerta con un’attività di monitoraggio trimestrale di asset allocation ed eventuale ribilanciamento, con l’obiettivo di offrire il miglior rapporto rischio-rendimento. Al termine dei 7 anni, sarà inoltre possibile proseguire il percorso intrapreso, investendo il controvalore maturato in un’altra linea Zurich Multinvest”.”Zurich Obiettivo Plus 2032 – ha affermato Renato Antonini, amministratore delegato di Zurich Investments Life – nasce per rispondere a un bisogno quantomai urgente per i risparmiatori italiani, che vivono oggi in prima persona la preoccupazione di proteggere il proprio capitale senza rinunciare alle opportunità di rendimento. Al fianco dei nostri clienti in ogni sfida, vogliamo offrire strumenti sempre più solidi e strategie di investimento sicure e vantaggiose nel tempo”.La nuova soluzione sarà distribuita dagli Agenti Zurich a partire dal 14 aprile e dai Consulenti Finanziari Zurich Bank a partire dal 9 maggio. LEGGI TUTTO

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    Citigroup in denaro, utili e ricavi sopra attese

    (Teleborsa) – Balza in avanti Citigroup che amplia la performance positiva odierna, con un incremento dell’1,83%, trovando sostegno dalla trimestrale.Il primo trimestre si è chiuso con un utile netto in crescita del 21%, pari a 4,1 miliardi di dollari, ovvero 1,96 dollari per azione, contro i 3,4 miliardi (1,58 dollari) registrati nello stesso periodo di un anno fa. I ricavi sono stati pari a 21,6 miliardi (+3%) rispetto ai 21 miliardi dell’anno precedente.Comparando l’andamento del titolo con l’S&P 100, su base settimanale, si nota che il colosso bancario mantiene forza relativa positiva in confronto con l’indice, dimostrando un maggior apprezzamento da parte degli investitori rispetto all’indice stesso (performance settimanale +9,4%, rispetto a +7,55% dell’S&P 100).Per il medio periodo, le implicazioni tecniche assunte da Citigroup restano ancora lette in chiave negativa. Qualche segnale di miglioramento emerge invece per l’impostazione di breve periodo, letto attraverso gli indicatori più veloci che evidenziano una diminuzione della velocità di discesa. Possibile a questo punto un rallentamento della discesa in avvicinamento a 63,6 USD. La resistenza più immediata è stimata a 65,39. Le attese sono per una fase di reazione intermedia tesa a riposizionare il quadro tecnico su valori più equilibrati e target a 67,18, da raggiungere in tempi ragionevolmente brevi. LEGGI TUTTO

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    Oro e diamanti: i dazi di Trump rompono gli equilibri del mercato

    (Teleborsa) – L’onda d’urto dei dazi sta rompendo gli equilibri del mercato della gioielleria, a tutto beneficio dell’oro e degli altri metalli preziosi, che hanno raggiunto nuovi record storici, ma a scapito delle pietre preziose, che sono state letteralmente prese di mira, a causa dei dazi selettivi imposti da Trump, che si sono sovrapposto al rallentamento dell’economia cinese ed alla crisi economica globale. Fra queste vi sono i diamanti, risorsa naturale tanto rara quanto indispensabile per alcune economie, come quella sudafricana, leader mondiale in estrazione dei diamanti grezzi, e quella indiana, determinante nella lavorazione e pulitura delle pietre grezze. Vi sono poi gli hub di interscambio di Dubai (prima della lavorazione/trasformazione) ed Anversa (distribuzione). L’oro su nuovi record storiciPur avendo ritracciato dai nuovi picchi, il prezzo spot dell’oro si conferma sostenuto, a 3.224,60 dollari l’oncia, mentre i future sull’oro in scadenza a giugno si sono stabilizzati a 3.240,85 dollari l’oncia. Una dinamica che beneficia della natura di bene rifugio del metallo, che ha sfondato con decisione il tetto dei 3.000 dollari quest’anno, grazie alla volatilità ed al panic selling che ha investito i mercati finanziari globali, in scia ai dazi universali annunciati dal Presidente Trump ed ai timori di recessione. Insieme all’oro corrono anche gli altri metalli preziosi, come il platino ed il palladio che scambiano a 964 dollari l’oncia, entrambi in rialzo da inizio anno di circa il 6%. Un performance brillante, ma poco a confronto dell’oro che fa segnare un +22%. Stesso discorso per l’argento che ha raggiunto i 32 dollari, con un guadagno da inizio anno del 12%.La paralisi del mercato dei diamantiSe l’oro appare piuttosto be comprato, diverso è il caso delle gemme preziose, in particolare il mercato dei diamanti, una filiera piuttosto complessa che dall’estrazione passa per il ciclo di lavorazione e pulitura, prima di approdare nelle principali piazze internazionali, come l’hub finanziario di Anversa, dove i diamanti vengono valutati e distribuiti. Sul mercati die diamanti, infatti, pesa l’ombra dei dazi imposti da Trump, sia quelli minimali del 10% già scattati da inizio aprile, sia quelli più elevati e diversi paese per paese, minacciati in occasione del Liberation Day e poi sospesi per 90 giorni, in attesa di portare avanti le negoziazioni con i partner commerciali. Dazi che non risparmiano il settore minerario, inclusa l’estrazione dei diamanti. Sudafrica e India sotto tiroFra le economie più coinvolte nel business dei diamanti vi sono il Sudafrica, che è il maggior esportatore mondiale di pietra grezza e l’India, che invece trasforma e si occupa della pulitura di 9 diamanti su 10 commercializzati a livello globale. In Sudafrica, Petra Diamonds, il principale estrattore di pietra grezza, ha bloccato l’ultima asta, nel tentativo di sostenere il prezzo dei diamanti. Contro l’India, invece, Trump ha imposto dazi del 27%, che hanno letteralmente paralizzato il mercato. Gli USA assorbono infatti circa il 30% dell’export di diamanti dell’India, per un valore di 10 miliardi di dollari sui circa 32 miliardi complessivi di valore del mercato. Si stimano dunque pesanti ripercussioni sull’economia indiana, se i dazi verranno confermati, anche in termini di posti di lavoro, specie nella ricca regione del Surat, dove il Presidente Modi ha voluto anche inaugurare una Borsa dei diamanti. Non vanno meglio le cose a Dubai, dove le pietre grezze transitano verso le industrie di trasformazione indiane, né ad Anversa, dove i diamanti vengono spediti in ogni parte del mondo. Una mercato che ha un valore di 82 miliardi di dollari, che oggi è pressochè paralizzato (si stima che le consegne siano crollate dell’85% dopo l’imposizione dei dazi) . De Beers in crisiIl tracollo del mercato die diamanti e delle altre gemme preziose ha mandato in crisi anche un colosso mondiale come De Beers, tanto che la sua controllante, la compagnia mineraria Anglo American, ha deciso di disfarsi di questo business e concentrarsi sul più sicuro business del rame e dei metalli industriali. De Beers, tutt’ora in crisi a causa del crollo del prezzo dei diamanti e di una domanda debole, ancor prima dei dazi annunciati da Trump, sarà quotata tramite IPO, dopo il fallimento delle trattative di cessione a BHP Billiton lo scorso anno. LEGGI TUTTO

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    FNSI, Baragiola (CDP): c’è interesse, una decina di fondi nello scenario più conservativo

    (Teleborsa) – “Quando abbiamo iniziato a pensare al Fondo nazionale strategico indiretto (FNSI), abbiamo considerato i problemi di offerta e di domanda che si erano già presentati in passato. Negli ultimi mesi abbiamo iniziato a sondare il mercato, parlando con i gestori per capire che portafoglio avrebbero potuto gestire senza problemi, parlando con gli asset manager per capire quali fossero i bisogni per costruire un prodotto come quello che interessava a noi, poi con gli investitori per capire i profili di rischio e rendimento per i clienti”. Lo ha affermato Mauro Baragiola, Responsabile FNSI Cassa Depositi e Prestiti (CDP) al Salone del Risparmio, il più grande evento italiano dedicato all’industria del risparmio gestito, organizzato da Assogestioni presso il centro congressi Allianz MiCo di Milano.”Ci possono essere dei problemi e non possiamo essere la panacea per tutti – ha spiegato – Ma due temi critici per il mercato italiano sono la liquidità e la liquidabilità degli investimenti nelle small e mid cap, con un mercato dominato da fondi con riscatti giornalieri, in cui è difficile fare una posizione che ha bisogno di giorni di volumi. Se nessuno compra, se non c’è la ricerca e non circolano informazioni, gli investitori esteri non investono in Italia”.Il FNSI “non serve a far salire il mercato e non ha questa velleità – ha sottolineato Baragiola – Serve a creare un volano, un investitore paziente, con fondi dedicati per una durata di 5-7 anni che investano capitale paziente in queste società, dando liquidità al sistema e favorendo le quotazioni di più società”.”Il FNSI è un comparto del Patrimonio Rilancio istituito dal MEF che opera come un fondo di fondi, sottoscrivendo quote di nuovi fondi – ha aggiunto – Noi tecnicamente siamo un fondo di fondi, ma la discrezionalità è totale per tutti i partecipanti al progetto. Ci aspettiamo almeno una decina di fondi. Il regolamento è stato definitivamente approvato venerdì e l’operatività è partita ieri. Abbiamo ricevuto già 14 NDA (Non-Disclosure Agreement, ndr) dalle SGR e stiamo iniziando a sottoscriverli. C’è quindi un interesse”.”Metteremo un assegno minimo di 35 milioni di euro. Le SGR, che possono essere di tutto il mondo nel momento in cui costituiscono fondi di diritto italiano, raccolgono i soldi e quando viene raggiunta una raccolta di almeno 35 milioni noi pareggiamo quell’importo – ha detto il Responsabile FNSI – Nello scenario più conservativo, di una decina di fondi, parliamo di almeno 700 milioni di euro. Considerando che – tra assicurazioni, banche, fondi pensioni, casse – parliamo di un centinaio di soggetti in Italia, se noi ci mettiamo 500 milioni arriviamo a 1 miliardo di euro”.In fase di creazione del progetto, “la preoccupazione era di avere vincoli con percentuali da investire in determinati segmenti, e questo avrebbe creato un problema di profondità di mercato e concentrazione”, ha raccontato.Sicuramente, il FNSI “vuole essere uno strumento per rivitalizzare il mercato delle IPO in Italia, che comunque sono problematiche in tutto il mondo. Questo perchè c’è una crescita importante dei fondi passivi (che non fanno IPO), perchè il mercato del private equity in questo momento è oltre il 90% nel secondario senza avere uno sbocco sul mercato principale delle quotate come è sempre stato, e perchè manca l’informazione. Sono stato a lungo analisti a Citi: nel momento in cui l’IPO veniva fatta, Citi seguiva l’azione per qualche anno e poi l’abbandonava, con la MiFID II che ha ucciso la ricerca, e quindi alcune aziende rimanevano con ricerche deep dive vecchie di anni”.Posto che “quindi manca sia l’offerta che la presenza di anchor investor, questi fondi potranno partecipare a tutte le IPO, ma con dei limiti, perchè le IPO sono particolarmente delicate: la raccolta deve essere di almeno 10 milioni di euro, che a seconda della campana può essere un numero troppo alto o troppo basso, ma ricordiamoci che negli ultimi 4 anni il 90% di IPO in Italia hanno avuto meno di 10 milioni di raccolta”.”Abbiamo inoltre messo dei meccanismi per evitare l’iper-comprato e l’iper-venduto – ha spiegato – I fondi hanno sei mesi per raggiungere l’allocazione del 70% in small cap, al ritmo di circa 20% al mese, evitando di fare front-running. Ancora più articolato è il meccanismo per evitare l’iper-venduto ed evitare l’effetto PIR. Ci aspettiamo che la maggior parte dei fondi avrà durata fino al 31 dicembre 2032, quando ci sarà per tutti gli investitori una finestra di uscita. Gli investitori che vorranno liquidire dovranno comunicare le decisioni entro il 30 settembre 2031, con gli investitori che avranno 15 mesi per smontare le loro partecipazioni”.In definitiva, il FNSI “è un prodotto che vuole essere di sistema. C’è un rischio di mercato, che il rischio che l’Italia sottoperformi, c’è il rischio che ci possa essere un gestore che performi meno, ma appunto sono tutti di mercato. Non è CDP che sceglie dove mettere i soldi”. LEGGI TUTTO

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    Real Estate, TEHA: una casa smart vale l’80% in più di una da ristrutturare

    (Teleborsa) – Il Real Estate si sta configurando come un settore all’avanguardia nella promozione di edifici più intelligenti e sostenibili, dimostrando un forte impegno verso un futuro in cui l’efficienza e la sostenibilità sono al centro delle strategie di crescita e sviluppo. La qualità energetica degli edifici ha infatti un impatto diretto sul valore degli immobili, ma anche sulla vita quotidiana delle famiglie. È quanto emerge da un’analisi condotta dalla Community Smart Building di TEHA Group che ha indagato l’evoluzione del parco immobiliare italiano in termini di efficienza energetica, evidenziando l’impatto di queste performance sull’andamento del mercato degli edifici smart e sostenibili. Giunta alla sua terza edizione e con il supporto dei partner ABB, ANCE Lombardia, BTicino, IRSAP, KONE, MCZ Group e Principe Ares, la Community Smart Building di TEHA punta ad evolvere da “think tank” ad “act tank” a supporto dei policy maker. In Italia, nonostante il miglioramento registrato tra il 2018 e il 2023, con un aumento degli edifici in classe A (da 8% a 15%), il 75% del parco immobiliare italiano – rileva l’indagine – rimane nelle tre peggiori classi energetiche. Questo non solo contribuisce alla povertà energetica, ma ha un impatto anche sul valore economico degli immobili. Negli ultimi 10 anni, infatti, il mercato immobiliare italiano ha mostrato sempre più interesse verso gli edifici ad alta efficienza energetica (classi A e B): dal 2014 al 2023, le transazioni immobiliari per edifici ristrutturati di classe energetica superiore sono passate dal 7% al 38%, mentre le compravendite di edifici nuovi sono passate dal 49% al 70% nello stesso periodo.Di conseguenza, a crescere è anche il valore di mercato degli edifici ristrutturati, che è pari a 2.316 euro/m2 nel 2023, ovvero il 43% in più rispetto a quello degli edifici abitabili (1.615 euro/m2) e dell’80% rispetto a quelli da ristrutturare (1.290 euro/m2). Una tendenza che da una parte sottolinea come gli investimenti in ristrutturazioni e costruzioni che rispettano elevati standard energetici siano sempre più considerati di valore strategico, dall’altra evidenzia una maggiore consapevolezza per le proprietà in grado di garantire un minor impatto ambientale oltre che vantaggi economici in termini di risparmi energetici. “Il rinnovamento green e smart del parco immobiliare italiano è non solo necessario, ma anche un’opportunità economica significativa. Il Real Estate sta già implementando tecnologie avanzate e investendo attivamente in questo senso, dimostrando un impegno concreto verso un futuro più sostenibile e efficiente, ma è fondamentale che vengano messi in campo ulteriori investimenti per potenziare e accelerare questo processo”, spiega Benedetta Brioschi, partner e responsabile della Community Smart Building di TEHA Group.Con l’efficientamento smart, risparmi fino a 19 miliardi di euro l’anno per l’Italia – In Italia, il 67% dell’energia consumata dagli edifici viene utilizzata per il riscaldamento degli ambienti, superando la media UE (65,1%). Eppure, quasi una famiglia italiana su 10 (8,8%) non riesce a mantenere adeguatamente calda la propria casa, posizionando il Paese al nono posto nella lista dei paesi UE più colpiti da povertà energetica, ovvero la mancanza di accesso ai servizi energetici essenziali che garantiscono livelli di vita e di salute dignitosi. Un tema che riguarda oltre 41 milioni di cittadini europei, di cui 5,3 milioni italiani, e che si lega alla combinazione di basso reddito, elevati costi energetici e scarsa efficienza energetica degli edifici. L’efficientamento smart degli edifici può trasformare questo scenario, riducendo i consumi energetici fino al 29% e quelli idrici fino al 5%. Questo si traduce anche in benefici economici: secondo l’analisi della Community Smart Building di TEHA, si stima infatti un risparmio netto complessivo tra i 17 e i 19 miliardi di euro all’anno, portando benefici diretti sul budget delle famiglie. Per questo è urgente che istituzioni, imprese e cittadini collaborino per promuovere e implementare soluzioni che non solo aumentino l’efficienza energetica, ma che allo stesso tempo stimolino l’economia e migliorino il benessere delle famiglie.La prospettiva del settore Real Estate sugli Smart Building – In questo contesto di crescente interesse verso gli edifici smart e sostenibili, la Community Smart Building di TEHA ha avviato un dialogo approfondito con i protagonisti del settore Real Estate e della filiera degli smart building. Dal confronto con la Community, emerge come gli operatori del settore stiano rispondendo efficacemente alle esigenze di sostenibilità ed efficienza, ad esempio attraverso investimenti strategici e adottando tecnologie avanzate — dalla digitalizzazione degli edifici all’uso dei prefabbricati. L’ecosistema degli Smart Building risulta un’opportunità interessante per i gestori di asset immobiliari che, grazie all’impiego dei sistemi di Building Management System (BMS), possono ottimizzare la gestione degli edifici e ottenere significativi energetici e operativi. Secondo gli operatori, la progettazione e trasformazione degli edifici deve ora orientarsi verso la logica di ‘smart district’, un approccio che promuove l’efficienza energetica e la sostenibilità su una scala più ampia, integrando le singole unità in un sistema interconnesso e interoperabile. Un punto chiave in questa trasformazione, attenzionato dagli operatori del Real Estate, è proprio l’interoperabilità dei sistemi, essenziale per garantire una comunicazione efficace tra le diverse tecnologie impiegate, massimizzando così l’efficacia delle soluzioni smart adottate. “La tecnologia a supporto dell’efficienza energetica di case, di infrastrutture così come di edifici commerciali e del terziario, e, più ampiamente, dei distretti nelle nostre città, sta già dimostrando la sua efficacia in termini ambientali ed economici – commenta Andrea Vicario, building applications sales manager di ABB –. Applicare le nostre tecnologie digitali per l’ottimizzazione dei consumi e del comfort è una via che, con la collaborazione del settore real estate, può accelerare la transizione energetica e sostenibile”.”La sfida di BTicino è contribuire al raggiungimento degli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici, sensibilizzando i consumatori al risparmio – afferma Romina Donazzi, energy efficiency marketing manager di BTicino –. Noi progettiamo sistemi BACS (ovvero di Building & Automation Control System), che, includendo gli strumenti digitali di automazione e regolazione intelligente, permettono di controllare e rendere automatiche alcune operazioni, per una riduzione notevole dei consumi energetici complessivi. Ad esempio, unendo la termoregolazione smart a quella a zone o al cronotermostato, abbiamo calcolato che si può arrivare a un risparmio anche del 20-25%”. “Un edificio smart può essere paragonato ad un sistema in cui tutti gli elementi al suo interno sono interconnessi tra loro, affinché vengano garantite massima efficienza energetica e migliore esperienza per gli utenti – commenta Marco De Flora, service business director Italy & Iberica di KONE –. L’ascensore intelligente e sostenibile è parte integrante e attiva di questo insieme. La digitalizzazione e l’innovazione continua hanno trasformato l’elevatore da semplice dispositivo per il trasporto da un piano all’altro di persone e merci, ad elemento connesso in grado di comunicare con gli altri elementi. Alcuni esempi: contribuisce al controllo del traffico dall’accesso all’edificio alla destinazione, riduce l’impatto sull’ambiente grazie ai bassi consumi, recupera l’energia prodotta in fase di frenatura per essere re-impiegata all’interno della struttura per altri scopi. Quindi il potenziale dell’ascensore di ultima generazione è quasi infinito e per sfruttarlo al meglio è importante che in fase di progettazione si favorisca l’implementazione di soluzioni integrate”. LEGGI TUTTO