Marzo 2025

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    Franco Stevanato: impatto dazi sarà mitigato, vogliamo essere autonomi in ogni regione

    (Teleborsa) – Dopo un 2024 in cui è stato costretto a ridurre più volta la guidance, Stevanato Group ha motivi per essere ottimista. Il gruppo italiano, quotato a Wall Street e attivo nella produzione di soluzioni per il contenimento e la somministrazione di farmaci, ha più visibilità sul ritorno a una crescita dei ricavi a doppia cifra e a un margine EBITDA del 30%, grazie alla fine del destocking da parte dei clienti e al proprio aumento di capacità.”Siamo ottimisti sul fatto che il 2025 darà dei segnali positivi, perché uno dei venti contrari nel 2024 è stato il fenomeno delle case farmaceutiche che hanno ordinato meno flaconi dopo aver accumulato molto stock durante il Covid, mentre ora vediamo una normalizzazione; il secondo aspetto è la costruzione di due grosse fabbriche a Latina in Italia e a Fishers negli Stati Uniti, per cui abbiamo investito circa 1 miliardo di euro e che ogni anno aggiungono capacità – saranno a regime nel 2028 – e ci aiutano a generare più fatturato e più margine”, dice a Teleborsa Franco Stevanato, amministratore delegato e presidente della società.Stevanato non è spaventato dall’incertezza che sta causando la nuova amministrazione statunitense, con annunci erratici sui dazi. “Abbiamo 18 stabilimenti in 9 paesi diversi, quindi l’impatto sarà molto mitigato – spiega l’AD – Stiamo capendo con i nostri clienti come gestire le produzioni. Per esempio, un nostro grande cliente può comprare dallo stabilimento di italiano, da quello slovacco, da quello cinese, da quello messicano, da quello americano; insomma stiamo monitorando cosa succede per rivedere e distribuire la supply chain assieme ai clienti”. “Ci saranno probabilmente degli impatti, ma saranno minori – precisa Stevanato – Abbiamo dei contratti che regolano molto bene cosa succede se ci sono delle deviazioni in termini di materia prima, energia, costi di trasporto, però rivedremo insieme al cliente la supply chian”.Nessun ripensamento sulle opportunità offerte dagli Stati Uniti, visto anche l’imponente investimento per la fabbrica in Indiana. “Lo stabilimento che abbiamo avviato a Fishers nel 2021 è un investimento da più di 500 milioni di euro, che continua a crescere ed è nato proprio per servire meglio i nostri clienti americani. L’obiettivo di Stevanato è essere completamente autonomo in ogni regione per ogni tipo di prodotto e lo stabilimento a Fishers va esattamente in questa direzione. Da quando ci siamo quotati a New York, e abbiamo fatto questo grosso investimento con i provenienti dalla quotazione, abbiamo avuto una reazione dei nostri clienti molto positiva, ovvero ci hanno assegnato contratti più grossi”.Nessuno interesse per l’M&A al momento, con il focus che è tutto sul portare a regime i nuovi stabilimenti, così come non sono in vista altri collocamenti di azioni per raccogliere capitale. “Ci siamo quotati con una logica di lungo periodo – sottolinea l’AD – Abbiamo quotato un 12% come prima tranche, lo scorso anno abbiamo immesso sul mercato un altro 4%, adesso abbiamo sufficiente liquidità – tra quella che abbiamo raccolto e la leva con le banche – e abbiamo ben pianificato i prossimi 18 mesi. Se nei prossimi anni ci saranno eventi significativi o bisognerà fare altri grandi investimenti, la famiglia è predisposta a vendere altre quote, sapendo però che l’obiettivo della famiglia è rimanere l’anchor shareholder nei prossimi decenni”.Nessun deterioramento nel rapporto con gli investitori è arrivato dalle diverse revisioni al ribasso della guidance – “il 2024 è stato un fenomeno comune a tutto il comparto e tutti i peers hanno rivisto le stime per il problema del destocking”, dice l’AD – ma anzi l’avventura a Wall Street sta migliorando l’approccio di tutto il gruppo al raggiungimento delle performance: “Abbiamo un portafoglio di investitori, quelli che chiamiamo long-only growth, molto dedicati e il rapporto è davvero buono. Hanno cominciato a conoscerci, piace il nostro modello di business, ma soprattutto piace lo spazio in cui operiamo. Lato nostro, stiamo imparando molto, perchè il confronto con i competitor, con i clienti e col mercato finanziario aiuta a dare sempre il massimo”. “Gli investitori hanno monitorato e compreso quello che è successo lo scorso anno, ovvero un fenomeno di tutto il mercato, e adesso sta a noi nel corso del 2025 portare a casa bene le trimestrali e tornare ad essere attraenti”, conclude l’AD. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte ingrosso gennaio +0,8% m/m, vendite -1,3% m/m

    (Teleborsa) – Sono aumentate più delle attese le scorte di magazzino negli StatiUniti. Nel mese di gennaio 2025, secondo quanto comunicato dal Bureau of Census statunitense, si è registrato un incremento dello 0,8% a 906,2 miliardi di dollari, contro il +0,7% atteso, rispetto al +0,7% del mese precedente. Su base annua si registra un aumento dell’1,2%. Nello stesso periodo le vendite sono scese dell’1,3% su base mensile a 680 miliardi di dollari dopo il +1,4% registrato a dicembre. Su anno si è registrato un aumento dello 3,5%.La ratio scorte/vendite è pari all’1,33 contro l’1,36 di un anno prima.(Foto: by Rabih Shasha on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Apertura cauta per Wall Street, regna l’incertezza

    (Teleborsa) – Prevale la cautela a Wall Street, con il Dow Jones che continua la seduta con un leggero calo dello 0,28%; sulla stessa linea, si posiziona sotto la parità l’S&P-500, che retrocede a 5.804 punti.In ribasso il Nasdaq 100 (-1,01%); come pure, in lieve ribasso l’S&P 100 (-0,67%).Scivolano sul listino americano S&P 500 tutti i settori. Tra i peggiori della lista dell’S&P 500, in maggior calo i comparti utilities (-1,42%), beni di consumo secondari (-1,31%) e finanziario (-0,89%).La decisione dell’amministrazione Trump di concedere un’esenzione al settore auto sui dazi per l’importazione da Messico e Canada ha da un lato suggerito la possibilità che si possano aprire nuovi negoziati per altri beni, dall’altro ha però aumentato l’incertezza per le imprese americane che cercano di pianificare il loro futuro.Sul fronte macroeconomico, sono stati pubblicati i dati sulle nuove domande per i sussidi di disoccupazione, in calo più del previsto la scorsa settimana (-21.000 unità rispetto alla settimana precedente) a 221.000.Intanto il presidente della Federal Reserve di Philadelphia, Patrick Harker, ha avvertito che che potrebbero profilarsi problemi per l’economia statunitense nonostante la buona forma di cui sta godendo in questo periodo. Secondo Harker ci sono infatti i primi segnali di stress nel settore dei consumi e sono presenti rischi per le prospettive di inflazione. LEGGI TUTTO

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    BCE, Lagarde: saremo più che mai dipendenti dai dati, c’è incertezza ovunque

    (Teleborsa) – “Abbiamo cambiato le parole del nostro statement e non è un piccolo cambiamento, ma ha un significato. Prima avevano detto che avremmo mantenuto la politica restrittiva finché necessario, cioè era uno valutazione statica. Ora sta diventano meno restrittiva, con un approccio più evolutivo. Abbiamo preso in considerazione il percorso fatto e quindi abbiamo detto che la politica monetaria sta diventando sensibilmente meno restrittiva”. Lo ha affermato Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (BCE), nella conferenza stampa che ha seguito la riunione del Consiglio direttivo, in cui i tassi sono stati tagliati di 25 punti base. Si tratta del sesto abbassamento del costo del denaro in nove mesi.La numero della BCE ha detto che il Consiglio direttivo non ha preso in considerazione esattamente tutti gli annunci delle ultime ore, ma ha discusso degli annunci dell’Unione europea e della Germania sull’aumento della spesa per difesa e infrastrutture. “Non abbiamo definito l’impatto sull’economia perchè ci sono tante cosa che non sappiamo, come la timeline o il tipo di finanziamento, anche perchè sono scelte politiche. Ma una cosa che è stata chiara al Consiglio è che queste misure “supportano in generale la crescita europea e saranno un boost della crescita”. “Siamo quindi molto attenti agli ulteriori sviluppi che arrivano da Bruxelles e Berlino per considerare gli impatti sull’economia”, ha aggiunto.Rispetto al fatto che i rischi per la crescita economica restano orientati al ribasso, Lagarde ha detto che “un’escalation delle tensioni commerciali abbasserebbe la crescita dell’area euro, frenando le esportazioni e indebolendo l’economia globale. L’incertezza in corso sulle politiche commerciali globali potrebbe trascinare verso il basso gli investimenti”. Allo stesso tempo, “la crescita potrebbe essere più elevata se condizioni di finanziamento più facili e un’inflazione in calo consentissero ai consumi e agli investimenti interni di riprendersi più rapidamente. Un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe anche contribuire alla crescita”.Per quanto riguarda i prezzi, “un’escalation generale delle tensioni commerciali potrebbe vedere l’euro deprezzarsi e i costi delle importazioni aumentare, il che eserciterebbe una pressione al rialzo sull’inflazione. Allo stesso tempo, una minore domanda di esportazioni dell’area euro a seguito di tariffe più elevate e un reindirizzamento delle esportazioni nell’area euro da paesi con sovracapacità eserciterebbe una pressione al ribasso sull’inflazione”. “Un aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture potrebbe anche aumentare l’inflazione attraverso il suo effetto sulla domanda aggregata – ha aggiunto – Ma l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda più del previsto”. Lagarde ha sostenuto che la volatilità dei prezzi dell’energia farà sì che l’obiettivo del 2% sarà raggiunto solo all’inizio del 2026, più tardi di quanto previsto in precedenza.”Ci saranno governatori che prenderanno una posizione” sulla velocità della politica monetaria, “ma sarà la loro posizione, in quanto come Consiglio non siamo impegnati su un particolare percorso dei tassi e siamo dipendenti dai dati”. Lagarde ha puntualizzato che la decisione è stata preso per consensus e nessuno si è opposto alla decisione odierna, mentre il governatore austriaco Robert Holzmann si è astenuto. “Non ci siamo impegnando in alcun percorso, siamo più dipendenti dai dati di quanto siamo mai stati e decideremo riunione per riunione – ha ribadito – Qualcuno lo riterrà frustrante, ma nelle condizione in cui siamo non sarebbe responsabile fare altro, perchè da un giorno all’altra le cose cambiano sensibilmente”. Lagarde ha detto che c’è stato un dibattito su come qualificare l’incertezza, se è enorme o fenomenale, lei ha specificato: “Basta dire che è dappertutto”. “Dovremmo essere agili per rispondere ai dati – ha spiegato Lagarde – Se i dati indicheranno che serve un taglio, allora lo faremo, se la decisione più appropriata sarà una pausa, allora ci prenderemo una pausa”.A una domanda su quanto sta accadendo sul mercato obbligazionario, ha risposto: “Guardiamo a tutti gli sviluppi del mercato e siamo molto attenti. Chiaramente c’è stata una grande reazione nelle ultime 24 ore, ma non cambieremo la posizione di politica monetaria in base alla reazione del mercato nelle ultime 24 ore. Se guardi agli spread, c’è stata poca variazione, nonostante i significativi movimenti dei tassi”. LEGGI TUTTO

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    USA, costo unitario del lavoro 4° trimestre +2,2%, produttività +1,5%

    (Teleborsa) – Nel 4° trimestre del 2024 la produttività del settore non agricolo in USA è salita dell’1,5%, rispetto al +2,2% del trimestre precedente, più di quanto stimato dagli analisti che prevedevano una crescita dell’1,2%. Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano, il costo per unità di lavoro (escluso il settore agricolo) è aumentato del 2,2%, dopo il +0,8% del terzo trimestre e rispetto al +3% del consensus.(Foto: by Rabih Shasha on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, deficit commerciale gennaio sale a 131,4 miliardi

    (Teleborsa) – Aumenta il deficit commerciale americano. Nel mese di gennaio, la bilancia commerciale ha mostrato un disavanzo di 131,4 miliardi di dollari, in salita rispetto al passivo di 98,1 miliardi di dollari di novembre (dato rivisto da -98,4 miliardi).Il dato, comunicato dal Bureau of Economic Analysis (BEA) del Dipartimento del Commercio americano, risulta anche peggiore alle stime degli analisti (-128,3 miliardi). Le esportazioni sono salite a 269,8 miliardi, mentre le importazioni sono aumentate a 401,2 miliardi di dollari. LEGGI TUTTO

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    Trasporto marittimo green: un mercato da miliardi di dollari che rischia di restare in porto

    (Teleborsa) – Il futuro del trasporto marittimo sostenibile si trova a un bivio: da un lato, un’opportunita` di mercato stimata di 10 miliardi di dollari entro il 2030, dall’altro, un settore che rallenta in attesa di regolamentazioni chiare. Mentre l’International Maritime Organization (IMO) si prepara a introdurre nuove linee guida nel 2027, gli esperti avvertono: chi attende potrebbe perdere terreno. Ma gli operatori del comparto sono disposti a pagare di piu` per un trasporto marittimo a emissioni ridotte? A questa domanda risponde l’ultima indagine “The $10 Billion Opportunity in Green Shipping” di Boston Consulting Group (BCG), secondo cui i proprietari di merci sono disposti a pagare (willingness to pay – WTP) un prezzo piu` alto per il trasporto ecologico, ma non come prima. Il 2024 ha visto una riduzione del sovrapprezzo che i cargo owner sono disposti a pagare. Sovrapprezzo che e` aumentato solo dello 0,5% contro la crescita annuale dell’1% registrata tra 2021 e 2023. “Lo shipping sostenibile rappresenta un’opportunita` da 10 miliardi di dollari per il settore: il nostro studio mostra come l’80% dei cargo owner sia disposto a pagare in media un 4,5% in piu` per il trasporto a emissioni ridotte. Tuttavia, stiamo assistendo a un rallentamento del comparto dovuto a tensioni geopolitiche, incertezza normativa e perplessita` su trasparenza, tracciabilita` e affidabilita` dei provider – afferma Gabriele Ferri, managing director e Partner di BCG –. Per cogliere a pieno l’opportunita`, gli operatori del trasporto marittimo devono agire rapidamente sviluppando competenze tecniche e commerciali sui carburanti alternativi, costruendo strategie competitive di approvvigionamento e gestione di questo tipo di carburanti, infine, commercializzando in modo efficace i prodotti green”. Nonostante i proprietari di navi cargo siano disposti a pagare un premio di prezzo per il trasporto marittimo sostenibile, le esitazioni rimangono forti per alcuni di loro. Per analizzare il loro approccio al tema, l’analisi ha segmentato gli operatori del comparto, dividendoli in tre categorie principali: Laggard (ritardatari), scettici, poco inclini a investire nella transizione verde senza un obbligo normativo. Piu` del 60% di loro non ha impegni di riduzione delle emissioni sullo Scope 3 e solo un’azienda su nove ha stanziato budget per affrontare il problema; Follower (seguaci), pronti ad adattarsi, ma solo con regole chiare e incentivi economici. Circa il 76% di questo gruppo ha impegni sullo Scope 3, ma solo il 60% ha previsto investimenti coerenti, Frontrunner (pionieri), aziende che vedono nello shipping sostenibile un vantaggio competitivo e sono disposte a investire subito. Oltre il 90% di loro ha impegni sullo Scope 3 e il 75% ha stanziato budget adeguati alla transizione. I frontrunner, in particolare, hanno aumentato la loro WTP di 4 punti percentuali nel 2024, consolidando il valore del segmento e accaparrandosi le migliori opportunita` di mercato. L’Europa guida la transizione, ma non basta – Il cuore dell’interesse per lo shipping sostenibile si trova in Europa, dove le normative piu` stringenti e una maggiore consapevolezza ambientale trainano la domanda. Le grandi aziende con ricavi superiori ai 500 milioni di dollari guidano la transizione, soprattutto nei settori come moda, beauty, food & beverage e healthcare, che sono i piu` attivi sul tema. Nonostante il grande interesse di molti comparti, la crescita globale dello shipping – rileva l’analisi – va a rilento soprattutto per i colli di bottiglia in tema di trasparenza, tracciabilita` dei combustibili sostenibili, nonche´ di frammentazione normativa. Inoltre, il 20% dei frontrunner non utilizza ancora soluzioni di trasporto a emissioni ridotte e ancora due su tre affermano di non aver mai ricevuto offerte concrete dai propri fornitori di servizi marittimi. Un’opportunita` ancora non sfruttata per le compagnie, che si affacciano su un 2025 cruciale per il settore: l’IMO e` chiamata a delineare le misure di medio termine per la decarbonizzazione dello shipping. Tra le proposte in discussione ci sono gli standard progressivi per la riduzione dell’intensita` delle emissioni di gas serra dei combustibili marini e i meccanismi di pricing per la CO2, sull’esempio del sistema ETS dell’Unione Europea. Le mosse strategiche per cogliere l’opportunita` green – BCG suggerisce tre azioni chiave per i vettori marittimi che vogliono cogliere le opportunita` aperte oggi, prima che le normative ridisegnino gli standard del trasporto marittimo: costruire competenze tecniche e commerciali sui carburanti alternativi, adattandosi rapidamente alle evoluzioni tecnologiche e normative; sviluppare una strategia competitiva di approvvigionamento di carburanti verdi, per garantire accesso alle risorse necessarie e mantenere la sostenibilita` economica. Oggi, il costo dei combustibili alternativi e` ancora il principale freno all’adozione su larga scala; commercializzare i prodotti green con maggiore chiarezza e trasparenza, fornendo informazioni dettagliate su benefici e condizioni economiche per assicurare trasparenza e conquistare la fiducia degli operatori. Il 65% dei laggard e dei follower indica proprio la mancanza di chiarezza nei prezzi tra le principali barriere alla scelta del trasporto sostenibile. L’assenza di un’offerta chiara e strutturata si rivela un problema anche per i pionieri dello shipping verde: il 20% di loro non utilizza ancora servizi a emissioni ridotte, principalmente perche´ i provider non hanno mai proposto loro soluzioni concrete. “L’armonizzazione tra le politiche globali e i regolamenti regionali – conclude il report – sara` decisiva per sbloccare il potenziale di crescita dello shipping sostenibile. Tuttavia, il messaggio che emerge dallo studio e` chiaro: il momento di agire e` adesso”. LEGGI TUTTO

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    IGD, utile netto ricorrente 2024 scende a 35,6 milioni. Torna il dividendo con 0,10 euro

    (Teleborsa) – IGD SIIQ, uno dei principali player in Italia nel settore immobiliare retail e società quotata su Euronext STAR Milan, ha chiuso il 2024 il Net rental income è pari a 113,7 milioni di euro, in decremento del -4,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno per effetto della cessione del portafoglio di asset completata ad aprile 2024; a perimetro omogeneo il dato risulta in incremento del +4,6%. L’Ebitda della gestione caratteristica è pari a 102,0 milioni di euro e registra una variazione a perimetro omogeneo pari al +4,1% rispetto al dato di fine 2023, con un margine pari al 71,3%. La gestione finanziaria complessiva è pari a -67,1 milioni di euro (+38,0%); il dato, depurato da partite contabili relative a IFRS 16 e oneri non ricorrenti, è pari a -55,9 milioni di euro, in peggioramento del 30,8% rispetto al 31 dicembre 2023. Tale incremento è dovuto all’impatto negativo del bond e degli altri strumenti di finanziamento ottenuti nel 2023.L’Utile netto ricorrente (FFO) è pari a 35,6 milioni di euro, in decremento del -35,7% rispetto al 2023, per effetto dei maggiori oneri finanziari e della cessione perfezionata ad aprile. Tale risultato è superiore alla guidance comunicata al mercato in data 27 febbraio 2024 (+4,8%), che prevedeva un FFO a fine anno pari a circa 34 milioni di euro. Il Gruppo chiude l’anno con una perdita netta contabile pari a -30,1 milioni di euro, in forte rispetto a dicembre 2023 (-81,7 milioni di euro).”I dati del 2024 riflettono il nuovo approccio e mostrano un Net Rental Income in crescita e un FFO superiore alla guidance dichiarata al mercato lo scorso anno, mentre il valore del portafoglio core si è mantenuto in linea con il 2023 – ha commentato l’AD Roberto Zoia – A febbraio 2025, inoltre, a un mese dall’entrata in vigore del Piano Industriale 2025-2027, abbiamo conseguito due importanti risultati: ristrutturazione delle scadenze del debito e cessione del primo asset del portafoglio rumeno. Inoltre, grazie al finanziamento ottenuto abbiamo potuto rimborsare integralmente i prestiti obbligazionari in essere, fatto che ci consente di affermare con orgoglio che IGD tornerà a distribuire un dividendo ai suoi azionisti. Facendo ricorso alle riserve liberatesi con la cessione di asset finalizzata nel 2024 proporremo all’Assemblea un dividendo pari a 0,10 euro per azione. Non intendiamo, però, sederci sugli allori e continueremo a lavorare per ridurre ulteriormente il costo del debito, valutando attentamente le migliori opportunità che si presenteranno”.IGD stima risultati operativi in crescita anche nel 2025, nonché un miglioramento della gestione finanziaria in virtù dell’operazione di rifinanziamento conclusa a febbraio 2025. Per tali ragioni, e sulla base dell’attuale scenario macroeconomico e operativo, l’Utile netto ricorrente (FFO) 2025 è atteso a circa 38 milioni di euro, in crescita del +6,7% rispetto al dato di fine 2024. LEGGI TUTTO