Gennaio 2025

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    Mediobanca rigetta OPS di MPS: fortemente distruttiva di valore, non ha valenza industriale

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Mediobanca, al termine dell’attesa riunione odierna, ha fatto sapere che l’offerta di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) “non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”. Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del comunicato ritiene l’offerta “priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.Scendendo nei dettagli, Mediobanca ritiene che l’OPS di MPS non abbia valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita; distrugga valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti; sia negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto.L’operazione manca di razionale industriale in quanto comporta: un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking; analogamente, perdite di ricavi e clienti interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti; la perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo; sssenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive.L’operazione manca di un razionale finanziario in quanto comporta: un forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca, i cui utili su base stand alone sono previsti in crescita come previsto dal Piano in esecuzione, mentre il consensus vede per MPS un calo degli utili per la riduzione del margine di interesse ed il progressivo venir meno dei benefici fiscali; una diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca per il venir meno della prevista crescita di ricavi e utili, dell’elevata redditività (doppia di quella futuribile per il MPS al netto di un tax-rate normalizzato), della pressoché nulla esposizione al segmento delle piccole imprese, della crescita, anche di peso, del WM; il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione.Mediobanca segnala anche che l’operazione è caratterizzata dai “rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone”, che sono presenti: in Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024), in MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima che a sua volta possiede il 4% di MPS), in Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%. La presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura “una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.Il comunicato del CdA è stato approvato con l’astensione dei consiglieri Sandro Panizza e Sabrina Pucci (espressione di Delfine e delle minoranze) LEGGI TUTTO

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    Il calendario societario 2025 di Banca Profilo

    (Teleborsa) – L’Istituto di credito milanese ha comunicato il calendario annuale degli eventi societari relativi all’esame e all’approvazione dei dati finanziari da parte del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea degli Azionisti per l’anno 2025.Giovedì 06/02/2025CDA: Approvazione dei dati preliminari individuali e consolidati al 31.12.2024Giovedì 06/03/2025CDA: Approvazione della Relazione Finanziaria Annuale 2024Martedì 15/04/2025Assemblea: Approvazione del bilancio 2024Giovedì 08/05/2025CDA: Approvazione del Resoconto finanziario intermedio sulla gestione consolidata al 31.03.2025Giovedì 31/07/2025CDA: Approvazione della Relazione finanziaria semestrale consolidata al 30.06.2025Giovedì 06/11/2025CDA: Approvazione del Resoconto finanziario intermedio sulla gestione consolidata al 30.09.2025 LEGGI TUTTO

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    Borsa, bilancio IPO-delisting negativo per prima volta da 2012: ma meglio dell’Europa

    (Teleborsa) – La Borsa italiana ha registrato più delisting che quotazioni per la prima volta dal 2012. È successo nel 2024, con lo squilibrio che si è concentrato su Euronext Milan, ovvero il mercato regolamentato di Piazza Affari, responsabile del 61% dei delisting e di una sola quotazione. È quanto emerge da un’analisi di ValueTrack.In particolare, nel 2024 ci sono state 22 quotazioni e 28 delisting, con il numero totale di società quotate sulla piazza di Milano che è sceso a 421 unità, rispetto alle 427 dell’anno prima, anche se in rialzo dai 377 del 2020 grazie al flusso di aziende arrivate sull’Euronext Growth Milan negli ultimi anni.Il 67% dei delisting è avvenuto a seguiti di un’OPA, il 15% per decisione della società e il 7% per fusione. Il restante 11% riguarda decisioni di Borsa Italiana, EGA mancante o procedure d’insolvenza. Gli abbandoni più importanti l’anno scorso, in termini di capitalizzazione, sono stati quelli di CNH Industrial (15,1 miliardi di euro), Unipolsai (7,2 miliardi di euro), Salcef (1,6 miliardi di euro), Saras (1,5 miliardi di euro) e Tod’s (1,4 miliardi di euro)ValueTrack fa notare che i delisting sono stati un tema per tutti i mercati azionari europei. Il saldo tra delisting e IPO raggiunge addirittura 151 per la Borsa di Londra, mentre è più contenuto per gli altri listini del Vecchio Continente (media di 12 società perse nette). In particolare, i delisting superano le IPO di 41 unità a Parigi, 23 a Francoforte, 20 a Oslo, 8 ad Amsterdam, 6 a Dublino, 4 a Lisbona, 3 a Bruxelles, 1 a Madrid.Diversi grandi delisting hanno portato a consistenti deflussi di capitalizzazione di mercato, con la Francia come caso più estremo (570 miliardi di euro in totale). Su Parigi pesa la cancellazione del dual listing da parte di Caterpillar (266 miliardi di euro) e GE Aerospace (231 miliardi di euro). Dublino ha perso 43 miliardi di euro, su cui pesano i 32 miliardi di euro di Flutter. Oslo ha perso 22 miliardi di euro, su cui pesano i 12 miliardi di euro di Adevinta.L’Euronext Growth Milan, il segmento di Borsa Italiana dedicato alle PMI ad alto potenziale di crescita, è risultato il listino europeo più attivo in termini di ammissioni tra i mercati growth, con 21 matricole e una raccolta totale di 171 milioni di euro. Seguono Londra con 11 società e una raccolta di 135 milioni di euro e Parigi con 10 società e una raccolta di 20 milioni di euro. Più indietro Oslo con 7 società e una raccolta di 335 milioni di euro, Francoforte con 6 società e una raccolta di 16 milioni di euro, Madrid con 4 società e una raccolta di 164 milioni di euro. La raccolta media è stata di 21 milioni di euro.Situazione molto differente tra i mercati regolamentati. La classifica mostra Londra con 7 società e una raccolta di 649 milioni di euro, Oslo con 6 società e una raccolta di 137 milioni di euro, Amsterdam con 4 società e una raccolta di 2.431 milioni di euro, Parigi con 4 società e una raccolta di 680 milioni di euro, Francoforte con 4 società e una raccolta di 649 milioni di euro, Madrid con 3 società e una raccolta di 3.084 milioni di euro, Milano con 1 società e una raccolta di 37 milioni di euro. La raccolta media è stata di 303 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    General Motors, guidance 2025 superiore alle attese

    (Teleborsa) – General Motors ha riportato nel 2024 un utile netto pari a 6 miliardi di dollari (-40,7%) e un EBIT rettificato di 14,9 miliardi di dollari (+20,9%). Il margine netto si è ridotto di 2.7 p.p. al 3,2%, mentre il margine Ebit rettificato è risultato pari all’8% (+0,8 p.p.). I ricavi sono aumentati del 9,1% arrivano a 187,4 miliardi. In calo l’EPS a 6,37 dollari (-13%), sale l’EPS adjusted a 10,6 dollari (+38%).Nel quarto trimestre la casa automobilistica ha registrato una perdita netta di 3 miliardi di dollari a causa di più di 5 miliardi di dollari in spese speciali guidate principalmente dai 4 miliardi di dollari di oneri di ristrutturazione non monetari e di deterioramento degli interessi in alcune Joint venture in Cina, e dai 500 milioni di dollari in spese legate alla decisione di interrompere i finanziamenti all’attività di robotaxi Cruise.Per il 2025 General Motors prevede un utile netto compreso tra 11,2 e 12,5 miliardi di dollari – una cifra superiore a quella indicata dagli analisti di 10,8 miliardi di dollari -, un EBIT rettificato compreso tra i 13,7 e i 15,7 miliardi di dollari e un EPS rettificato compreso tra 11 e 12 dollari. LEGGI TUTTO

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    Deandreis (SRM-Intesa): porti importanti per svolta green, aumento solare in Italia

    (Teleborsa) – “I porti, attraverso la generazione di maggiore energia rinnovabile, rappresenteranno un pezzo importante della svolta green, ma non l’unico. Ad esempio, vicino ai porti è collocata tutta l’industria petrolchimica che si sta avviando a una riconversione verso la chimica verde, e c’è quindi il ruolo dei porti come spazi ma anche come infrastruttura che favorisce l’import-export via nave”. Lo ha affermato Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, durante la presentazione alla stampa del sesto MED & Italian Energy Report.”C’è poi il supporto all’industria dello shipping, che è al centro del tema della decarbonizzazione, dovendo raggiungere obiettivi importanti, e questo è possibile solo se accompagnato dai porti – ha fatto notare – Se i porti non sono in grado di fornire combustibili alterativi è un problema”.”C’è quindi un ruolo più ampio che non è solo produzione, che comunque è importante – ha aggiunto – Lo fanno nel Nord Europa con l’eolico off-shore, in Italia può essere fatto con il solare su terra o galleggiante, non dappertutto perché alcuni porti sono in zone di particolare pregio, ma credo che in qualche anno vedremo progetti importanti in questo senso”.Le stime dell’ESPO (European Sea Port Organization) citate nel rapporto hanno mostrato come la sostenibilità sarà il driver strategico degli investimenti dei porti europei nei prossimi 10 anni; una survey condotta su 173 autorità portuali in 85 Paesi ha mostrato come oltre il 90% dei porti abbiano piani di investimento in infrastrutture e in sostenibilità. Inoltre, circa un terzo dei porti analizzati destinerà spazi alla produzione di energia rinnovabile, mentre il 13% espanderà gli impianti di produzione energetica esistenti. LEGGI TUTTO

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    Nucleare, Cingolani: accordo per jv con Enel e Ansaldo c’è, non so quando firmeremo

    (Teleborsa) – L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha dichiarato che c’è l’accordo sul nucleare con Enel ed Ansaldo Energia. “Stiamo scambiando le ultime cose ma si sta procedendo. Non so bene quando firmeremo, una data non ce l’ho. Noi adesso ci siamo scambiati l’ultima versione, l’accordo è quello, adesso dobbiamo trovare un momento per chiudere. Però procede”, ha affermato Cingolani a margine della presentazione della Fondazione Leonardo Ets alla Camera dei deputati.”La quarta generazione è quella che non fa utilizzo di uranio 235 e in questo momento, secondo me, potrebbe essere nella fase intermedia, in attesa della fusione, qualcosa su cui investire. Poi sulla terza generazione, quella attuale, ci sono i reattori più piccoli che potrebbero in tempi più rapidi essere utilizzati”, ha spiegato. “Credo che bisogna costruire un percorso che ci porti da oggi alla fusione termonucleare, che sarà la soluzione per l’umanità in futuro – ha aggiunto -. Che poi avvenga in tre decadi, in due decade o 5 decadi questo dipenderà da tante cose. Quindi fare un percorso di tecnologia che va sviluppata in parallelo, ma se non si investe, se non si studia, da sola non si fa, questo è sicuro”. “Mi pare che tutti i Paesi stiano capendo che per accelerare la decarbonizzazione il nucleare va potenziato e credo che l’Italia stia muovendosi nella direzione di rivedere tutta la posizione sul nucleare. La parola rimane ovviamente ai governi e ai cittadini. Io tecnicamente posso dire che le questioni tecniche sono molto chiare e non sono troppo discutibili”, ha sottolineatoL’amministratore delegato ha poi confermato che Leonardo è al lavoro per stringere un’alleanza nel settore spaziale con Thales ed Airbus. “Stiamo lavorando con i grandi operatori europei Thales e Airbus perché è evidente che in uno scenario così competitivo servono dei giganti europei”, ha affermato. “Confermo che ci stiamo lavorando, io stamane sono atterrato alle 6.30 a Roma e il primo incontro l’ho fatto con l’Amministratore delegato di Airbus che mi aspettava all’aeroporto alle 7. Ci stiamo davvero lavorando, poi speriamo di riuscire. È un percorso lungo”.Cingolani ha poi spiegato che “nel piano industriale che viene aggiornato ogni anno comunicheremo l’avanzamento. Ma questo come Leonardo, quindi la costruzione e la definizione del nostro piano e del piano finanziario”. “L’anno scorso avevamo annunciato la costituzione della divisione Spazio – ha ricordato -, adesso è costituita e sta funzionando anche piuttosto bene”. Nel piano “porteremo le previsioni numeriche e finanziarie per i prossimi anni, ovviamente anche nell’ambito di potenziali collaborazioni internazionali”, ha aggiunto.Cingolani ha poi commentato la notizia relativa al modello di intelligenza artificiale cinese sviluppato da DeepSeek – “è una cosa molto interessante perché dimostra che l’intelligenza naturale è ancora più importante di quella artificiale” – e auspicato che in tema di dazi si capisca che “bisogna lavorare su un modello di economia un po’ più globale che rispetti le democrazie e le differenze tra i popoli”. “Non sappiamo se ci saranno dei dazi sul prodotto A o sul prodotto B, questo farà la differenza. Vediamo, dobbiamo aspettare”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Bompard (Polito): passiamo da tema sicurezza commodities a sicurezza materie prime critiche

    (Teleborsa) – “La sicurezza energetica europea e italiana è legata al fossile. La crisi russo-ucraina ci ha fatto spostare flussi dalla Russia all’Algeria, ma la sicurezza energetica dipende però dalla sicurezza geopolitica del partner. È stata una scelta fatta senza alternative durante la crisi energetica, ma crea anche un dialogo nel Mediterraneo e serve per accrescere l’influenza dell’Italia”. Lo ha affermato Ettore Bompard, Direttore Scientifico ESL@energycenter Lab del Politecnico di Torino, durante la presentazione alla stampa del sesto MED & Italian Energy Report.”Il GNL è una risposta, perché consente di scegliere, ma ha due svantaggi: costa un po’ di più e c’è una competizione con il sud est asiatico – ha spiegato – Su questo bisognerebbe vedere la competizione sul mercato, che in questo momento è favorevole all’Europa, ma in generale è un problema perché siamo espositi al prezzo del GNL”.”Le rinnovabili ci permettono di essere meno dipendenti da altri paesi, ma c’è un tema di aggiornamento delle infrastrutture e di diffusione dell’accumulo, che è in corso, ma il rischio è di esser dipendenti da materie prime critiche che non sono in Europa”, ha detto Bompard.”Ci stiamo spostando dal tema della sicurezza delle commodities a quello della sicurezza delle materie prime critiche, nel quale il dominino dei cinesi è rilevante”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Porti italiani, segmento energy vale 35% del movimentato. Trieste il più importante

    (Teleborsa) – I porti del Mediterraneo hanno nel tempo assunto il ruolo di nodi cruciali nella catena di approvvigionamento energetico, consentendo l’importazione e l’esportazione di petrolio, prodotti petroliferi raffinati e GNL. Accanto al ruolo di hub per le commodity fossili, i porti stanno diventano anche luoghi strategici per la transizione green e per favorire il “ponte energetico” tra Europa e Nord Africa. Lo sostiene il sesto MED & Italian Energy Report, facendo notare che nei porti vanno sempre più diffondendosi grandi progetti inerenti le energie rinnovabili, in particolare solare fotovoltaico ed eolico anche offshore.Lo sviluppo di nuove infrastrutture energetiche, come i terminali di GNL e le strutture di bunkeraggio per i combustibili alternativi, può aumentare la sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Passando a fonti energetiche più ecologiche nelle operazioni portuali, i porti possono costituire un precedente per le pratiche sostenibili, migliorando l’efficienza energetica e riducendo le emissioni.Sfida fondamentale per i porti sarà quella dei combustibili alternativi; la capacità di accogliere navi con propellenti come Metanolo, GNL, Ammoniaca ed altri potrà essere una discriminante competitività di notevole portata. Con il 7,6% (2023: 5,3%, 2017: 2,5%) della flotta in mare e il 52,6% (2023: 45,5%, inizio 2017: 10,8%) del portafoglio ordini in termini di stazza (GT) in grado di utilizzare carburanti o propulsioni alternative, si prevede che il 9% della capacità della flotta globale sarà alimentato in modo alternativo entro la fine del 2026.Diverse opportunità sono legate allo sviluppo di idrogeno verde nei Paesi della Sponda Sud: i Paesi costieri della Sponda Sud possiedono un potenziale significativo non solo per la disponibilità di acqua ed energia, ma anche per l’esistenza di infrastrutture portuali, che potrebbero produrre e stoccare idrogeno verde, da esportare verso l’Europa. Opportunità di sviluppo sono legate alla realizzazione del SoutH2 Corridor, che prevede una rete di gasdotti tra l’Europa e l’Africa interamente dedicata al trasporto dell’idrogeno.Dal report emerge anche che diversi porti italiani figurano nella top 10 dei principali porti energy dell’area Med, con un ruolo rilevante soprattutto per il trade di petrolio e derivati. Per il greggio: Trieste (38 milioni di tonnellate movimentate), Augusta e Sarroch (12 milioni di tonnellate movimentate ciascuna); Augusta (9,5 milioni di tonnellate) e Sarroch (7,8 milioni di tonnellate) per i prodotti petroliferi raffinati; Napoli per il gas (1 milione di tonnellate); Porto Levante-Rovigo (6,4 milioni di tonnellate) e Piombino (2,4 milioni di tonnellate) per il GNL.Per i porti italiani il segmento energy vale il 35% del totale movimentato. Essi stanno affrontando e sempre più saranno protagonisti di una rivoluzione energetica. “La nuova sfida è quella di diventare hub della transizione energetica, impegnandosi a rendere più ecologiche le proprie attività”, viene sottolienato.I primi 5 Energy port italiani concentrano il 69% del traffico e sono: Trieste, Cagliari, Augusta, Milazzo e Genova. Trieste è il più importante porto energetico e gateway dell’Italia. Tre di questi porti sono nel Mezzogiorno.Il Mezzogiorno con un peso specifico di circa il 50% della movimentazione portuale italiana ha un ruolo chiave nel percorso verso la transizione green contribuendo a generare sinergie tra le due sponde del Mediterraneo, valorizzando la presenza in Nord Africa di grandi fonti di energia rinnovabile.Grazie alla vicinanza a potenziali aree di produzione rinnovabile in Nord Africa, gli investimenti nelle infrastrutture e nella logistica in chiave sostenibile contribuiscono a rendere i nostri porti attori chiave, rafforzando la posizione geostrategica dell’Italia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo, sostiene il rapporto. LEGGI TUTTO