(Teleborsa) – Un inasprimento dei dazi da parte delle nuova amministrazione Trump avrebbe “effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie”. Lo si legge in un approfondimento all’interno dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia. In aggiunta agli effetti diretti, le restrizioni commerciali “potrebbero colpire anche i produttori che, pur non esportando direttamente, forniscono input intermedi incorporati nei beni destinati agli Stati Uniti – viene sottolineato – Peraltro, l’elevata incertezza sulle politiche commerciali può costituire di per sé un freno consistente agli investimenti”.Bankitalia fa notare che, negli ultimi mesi del 2024 e a seguito dell’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il rischio di un generale inasprimento delle politiche protezionistiche si è acuito. È aumentata l’incertezza sulle politiche commerciali che, sulla base del trade policy uncertainty index, ha raggiunto livelli superiori ai picchi osservati nella fase più acuta della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel biennio 2018-19.L’Italia è significativamente esposta alle ripercussioni di incrementi dei dazi da parte degli Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell’Italia. L’incidenza del mercato di sbocco statunitense è pressoché raddoppiata dall’inizio dello scorso decennio, collocandosi all’11 per cento del totale delle esportazioni nel 2023 (63 miliardi di euro); a tale aumento avrebbero contribuito il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, la robusta espansione della domanda americana e la ricerca da parte delle imprese italiane di mercati alternativi a quelli europei. Gli Stati Uniti sono invece solo il settimo paese per provenienza delle importazioni di beni (4 per cento del totale, per un valore di 20 miliardi di euro). L’Italia riporta pertanto un cospicuo surplus negli scambi di beni con gli Stati Uniti (2 per cento del PIL), al terzo posto tra gli avanzi bilaterali delle economie dell’area dell’euro nei confronti di questo paese.La rilevanza del mercato statunitense è eterogenea tra comparti, si legge nell’analisi di Bankitalia. Secondo i dati di commercio estero relativi al 2023, la cantieristica navale e quella aerospaziale (incluse nella voce altri mezzi di trasporto) sono i comparti più esposti nei confronti degli Stati Uniti, con oltre un quarto delle vendite estere dirette verso tale mercato. Quest’ultimo assorbe una quota rilevante (tra il 10 e il 16 per cento) del complesso delle esportazioni anche in altri settori, tra cui la farmaceutica, gli altri prodotti manifatturieri (come gioielli, occhialeria, mobili), il comparto automobilistico (principalmente prodotti finiti di alta gamma), la meccanica, i prodotti alimentari e i petroliferi raffinati. Dal lato delle importazioni, l’incidenza degli Stati Uniti è contenuta in tutti i settori, tranne in quelli dell’energia (petrolio e gas naturale liquefatto, 10 per cento) e della farmaceutica (12 per cento).Viene anche fatto notare che gli Stati Uniti costituiscono un mercato di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane. Poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da grandi imprese (con almeno 250 addetti), con un’esposizione media pari al 5 per cento del fatturato e al 15 per cento delle proprie esportazioni. Per le imprese piccole e medie il mercato americano risulta relativamente più rilevante (in media, circa il 7 per cento del fatturato e il 27 per cento delle esportazioni). A questa classe dimensionale appartiene inoltre la quasi totalità degli esportatori caratterizzati da un’esposizione particolarmente elevata verso gli Stati Uniti. LEGGI TUTTO