17 Gennaio 2025

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    Bankitalia, taglio dei tassi si sta trasmettendo al costo della raccolta bancaria

    (Teleborsa) – “Il taglio dei tassi ufficiali si sta trasmettendo al costo della raccolta bancaria e a quello del credito in linea con le regolarità storiche”. Lo afferma la Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico.Viene evidenziato che tra agosto e novembre il costo marginale della raccolta bancaria è sceso di 26 punti base (all’1,7 per cento). Vi hanno contribuito il calo dei tassi sul mercato interbancario, il minore costo della raccolta obbligazionaria e la flessione del rendimento dei nuovi depositi con durata prestabilita; il tasso sui depositi in conto corrente, su cui la restrizione monetaria del periodo 2022-23 si era riflessa in misura contenuta, è rimasto invariato (0,5 per cento). La raccolta bancaria ha continuato a contrarsi (-2,2 per cento sui dodici mesi): il rimborso dei fondi TLTRO3 e il calo delle passività detenute da non residenti è stato solo in parte compensato dalla crescita delle altre fonti di finanziamento. LEGGI TUTTO

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    Recordati e CVC smentiscono dialogo per potenziale fusione con Angelini Pharma

    (Teleborsa) – Recordati, multinazionale farmaceutica che fa parte del FTSE MIB, e il suo principale azionista CVC Capital Partners affermano che “non c’è alcun dialogo e non prevediamo che ci sarà alcun dialogo in futuro né con il management né con gli azionisti di Angelini Pharma” in merito a una potenziale fusione tra Recordati e Angelini Pharma.Stamattina Il Sole 24 Ore ha scritto che grandi fondi sovrani e alcuni tra i maggiori fondi pensione internazionali stanno valutando il dossier del matrimonio tra Recordati e Angelini, ma la strada per trovare un accordo è in salita. Secondo il quotidiano, la famiglia Angelini sarebbe disponibile a conferire le proprie attività nel settore farmaceutico in una newco per poi unirle a Recordati, ma l’operazione richiederebbe una robusta iniezione di cash e per questo sarebbero stati contatti fondi di private equity. CVC conferma che non sta contemplando nessuna operazione con Angelini Pharma o i suoi azionisti, e nega categoricamente il titolo dell’articolo che afferma che sta “aspettando una proposta”, si legge nella nota. Inoltre, viene sottolineato che nessuna delle banche che lavorano per CVC o Recordati menzionate nell’articolo sta lavorando alla presunta fusione. Nell’articolo venivano citate Rothschild, Morgan Stanley, Barclays, Goldman Sachs e JPMorgan. LEGGI TUTTO

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    Italia, Bankitalia: impatto significativo da shock originati nell’industria tedesca

    (Teleborsa) – Dall’avvio della crisi energetica, nei mesi autunnali del 2021, la produzione manifatturiera dell’area dell’euro ha registrato un calo significativo, arretrando nello scorcio del 2024 al di sotto dei livelli rilevati prima della pandemia. Per l’industria tedesca, che incide per oltre un terzo sulla manifattura dell’area, e per quasi la metà sul comparto dei beni di investimento, la flessione è stata decisamente più accentuata, con riflessi negativi anche per gli altri paesi. Lo si legge in un approfondimento all’interno dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia, secondo cui all’andamento relativamente più sfavorevole della Germania contribuiscono tre cause principali.In primo luogo, il rialzo dei costi dell’energia in Europa ha colpito più duramente la produzione tedesca rispetto al resto dell’area. Ciò rispecchia in larga misura le caratteristiche tecnologiche del comparto chimico del paese, che rendono questo settore particolarmente dipendente dal gas naturale. La debolezza dell’attività dell’industria chimica, per via delle sue forti interconnessioni settoriali, si è propagata alle altre industrie ad alta intensità energetica, determinando una diminuzione della produzione di questo comparto più brusca in Germania nel confronto con il complesso dell’area.In secondo luogo, la debolezza della domanda globale di beni, la progressiva frammentazione degli scambi commerciali e la maggiore competizione dei produttori cinesi hanno penalizzato le imprese manifatturiere tedesche in misura più marcata rispetto a quelle dei principali paesi dell’area, a causa della maggiore apertura commerciale della Germania. Nel confronto con il decennio precedente la pandemia, il contributo alla crescita del PIL delle esportazioni tedesche si è ridotto, scendendo al di sotto di quello degli altri maggiori paesi.Infine, l’industria dell’area ha risentito della più recente debolezza del comparto automobilistico, che ha subito i contraccolpi sia di un diffuso calo della domanda – connesso anche con le incertezze normative nella fase di transizione verso la produzione di veicoli elettrici – sia della crescente concorrenza delle case automobilistiche cinesi. Tale settore rappresenta il 16 per cento della produzione manifatturiera in Germania, quasi il doppio del complesso dell’area dell’euro (poco meno del 9 per cento).”Un’analisi econometrica sull’interconnessione tra i comparti manifatturieri europei mostra che gli shock originati nell’industria tedesca si trasmettono in misura significativa al resto dell’area: in Italia, in particolare, spiegherebbero quasi un terzo delle fluttuazioni non sistematiche della produzione manifatturiera su un orizzonte di sei mesi – scrive Banca d’Italia – Tale impatto si sarebbe ridotto nel periodo successivo alla pandemia, pur rimanendo su valori ancora elevati. Al contrario, risultano più attenuati in Germania gli effetti di shock originati nei settori industriali degli altri paesi europei”. LEGGI TUTTO

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    Spread, Bankitalia: si è ridotto per valutazione più favorevole sulla situazione fiscale italiana

    (Teleborsa) – Tra l’inizio di ottobre e la prima decade di gennaio, risentendo degli andamenti osservati su scala globale, il rendimento dei titoli pubblici italiani, dapprima in calo, è aumentato sulla scadenza decennale di 26 punti base, al 3,8 per cento; il rialzo ha riguardato pressoché l’intera curva. Lo afferma la Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico.Il differenziale rispetto ai titoli pubblici tedeschi si è ridotto di 13 punti base, portandosi all’inizio di gennaio a 117 punti, “anche per via di una valutazione più favorevole degli operatori di mercato sulla situazione fiscale italiana, che si è riflessa in revisioni positive delle prospettive (outlook) da parte di alcune agenzie di rating”, viene sottolineato. A conferma della percezione favorevole dei mercati sull’Italia, la volatilità implicita nei contratti derivati sul titolo decennale si è mantenuta invariata sui livelli minimi degli ultimi tre anni e le condizioni di liquidità sono rimaste distese. Nel terzo trimestre sono proseguiti gli acquisti netti di titoli di Stato domestici da parte degli investitori esteri, ai quali si sono aggiunti quelli più contenuti effettuati dalle banche.Dall’inizio di ottobre i corsi azionari italiani sono saliti, in controtendenza rispetto a quelli dell’area dell’euro, principalmente a seguito del buon andamento del settore finanziario. Nel complesso, tra l’inizio di ottobre e la prima decade di gennaio l’indice generale di borsa è aumentato del 4,2 per cento; le quotazioni delle banche sono cresciute del 9,9 per cento, più della media dell’area dell’euro (5,1 per cento), beneficiando della pubblicazione di utili societari superiori alle attese e di aspettative di consolidamento nel comparto. Nello stesso periodo la volatilità implicita è diminuita, dopo un temporaneo incremento a ridosso delle elezioni statunitensi. I differenziali con il tasso privo di rischio dei rendimenti delle obbligazioni emesse dalle società non finanziarie e dalle banche sono sensibilmente scesi. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, inasprimento dazi USA avrebbe effetti significativi su PMI italiane

    (Teleborsa) – Un inasprimento dei dazi da parte delle nuova amministrazione Trump avrebbe “effetti significativi sulle aziende italiane che esportano verso il mercato statunitense, soprattutto le piccole e le medie”. Lo si legge in un approfondimento all’interno dell’ultimo Bollettino economico della Banca d’Italia. In aggiunta agli effetti diretti, le restrizioni commerciali “potrebbero colpire anche i produttori che, pur non esportando direttamente, forniscono input intermedi incorporati nei beni destinati agli Stati Uniti – viene sottolineato – Peraltro, l’elevata incertezza sulle politiche commerciali può costituire di per sé un freno consistente agli investimenti”.Bankitalia fa notare che, negli ultimi mesi del 2024 e a seguito dell’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il rischio di un generale inasprimento delle politiche protezionistiche si è acuito. È aumentata l’incertezza sulle politiche commerciali che, sulla base del trade policy uncertainty index, ha raggiunto livelli superiori ai picchi osservati nella fase più acuta della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina nel biennio 2018-19.L’Italia è significativamente esposta alle ripercussioni di incrementi dei dazi da parte degli Stati Uniti, che rappresentano la seconda destinazione, dopo la Germania, delle vendite estere di beni dell’Italia. L’incidenza del mercato di sbocco statunitense è pressoché raddoppiata dall’inizio dello scorso decennio, collocandosi all’11 per cento del totale delle esportazioni nel 2023 (63 miliardi di euro); a tale aumento avrebbero contribuito il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, la robusta espansione della domanda americana e la ricerca da parte delle imprese italiane di mercati alternativi a quelli europei. Gli Stati Uniti sono invece solo il settimo paese per provenienza delle importazioni di beni (4 per cento del totale, per un valore di 20 miliardi di euro). L’Italia riporta pertanto un cospicuo surplus negli scambi di beni con gli Stati Uniti (2 per cento del PIL), al terzo posto tra gli avanzi bilaterali delle economie dell’area dell’euro nei confronti di questo paese.La rilevanza del mercato statunitense è eterogenea tra comparti, si legge nell’analisi di Bankitalia. Secondo i dati di commercio estero relativi al 2023, la cantieristica navale e quella aerospaziale (incluse nella voce altri mezzi di trasporto) sono i comparti più esposti nei confronti degli Stati Uniti, con oltre un quarto delle vendite estere dirette verso tale mercato. Quest’ultimo assorbe una quota rilevante (tra il 10 e il 16 per cento) del complesso delle esportazioni anche in altri settori, tra cui la farmaceutica, gli altri prodotti manifatturieri (come gioielli, occhialeria, mobili), il comparto automobilistico (principalmente prodotti finiti di alta gamma), la meccanica, i prodotti alimentari e i petroliferi raffinati. Dal lato delle importazioni, l’incidenza degli Stati Uniti è contenuta in tutti i settori, tranne in quelli dell’energia (petrolio e gas naturale liquefatto, 10 per cento) e della farmaceutica (12 per cento).Viene anche fatto notare che gli Stati Uniti costituiscono un mercato di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane. Poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da grandi imprese (con almeno 250 addetti), con un’esposizione media pari al 5 per cento del fatturato e al 15 per cento delle proprie esportazioni. Per le imprese piccole e medie il mercato americano risulta relativamente più rilevante (in media, circa il 7 per cento del fatturato e il 27 per cento delle esportazioni). A questa classe dimensionale appartiene inoltre la quasi totalità degli esportatori caratterizzati da un’esposizione particolarmente elevata verso gli Stati Uniti. LEGGI TUTTO

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    Banca d’Italia, attività debole a fine 2024. Crescita acquisirà slancio quest’anno

    (Teleborsa) – Nel quarto trimestre del 2024 l’attività economica in Italia si è mantenuta debole, risentendo come nel resto dell’area dell’euro della persistente fiacchezza della manifattura e del rallentamento dei servizi. Lo afferma la Banca d’Italia nel suo ultimo Bollettino economico. Nelle costruzioni, l’impulso fornito dalle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza si contrapporrebbe al ridimensionamento dell’attività nel comparto residenziale. La domanda interna sarebbe frenata dalla decelerazione della spesa delle famiglie e da condizioni per investire che rimangono sfavorevoli. Secondo le proiezioni di Bankitalia, la crescita acquisirebbe slancio nel corso di quest’anno, collocandosi intorno all’1 per cento in media nel triennio 2025-27.In autunno le esportazioni di beni italiani sarebbero state frenate da una domanda mondiale in decisa flessione. Le politiche protezionistiche annunciate dalla nuova amministrazione statunitense si ripercuoterebbero sulle vendite all’estero delle aziende italiane che esportano verso il mercato americano, soprattutto quelle di piccola e media dimensione. Il saldo di conto corrente si è ridotto nel terzo trimestre, pur rimanendo in avanzo. La posizione creditoria netta sull’estero si è ancora rafforzata. Rimangono elevati gli acquisti da parte degli investitori esteri di titoli pubblici italiani, il cui differenziale di rendimento sulla scadenza decennale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi è diminuito.Nonostante il numero di occupati continui ad aumentare, le ore lavorate per addetto sono in calo e si mantiene elevato il ricorso alla Cassa integrazione guadagni, soprattutto nella manifattura. La graduale flessione della partecipazione, in particolare nelle fasce di popolazione più giovani, è proseguita anche in autunno, contribuendo a ridurre il tasso di disoccupazione a un livello eccezionalmente basso. La crescita delle retribuzioni contrattuali nel settore privato rimane robusta, concorrendo al graduale recupero del potere d’acquisto delle famiglie.Negli ultimi mesi del 2024 il calo dei prezzi dei beni energetici ha ancora contribuito a mantenere l’inflazione al consumo ben al di sotto del 2 per cento. L’inflazione di fondo resta moderata, ma relativamente più elevata nella componente dei servizi. Per l’anno in corso le imprese prefigurano rialzi contenuti dei propri listini. Secondo le previsioni di Bankitalia, l’aumento dei prezzi al consumo si collocherà all’1,5 per cento nel biennio 2025-26 (dall’1,1 nel 2024), raggiungendo il 2,0 nel 2027, sospinto da effetti temporanei dovuti all’entrata in vigore del nuovo sistema di scambio di quote di emissione di inquinanti e di gas a effetto serra nell’Unione europea. LEGGI TUTTO

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    Generali Investments acquista la maggioranza di MGG per crescere nel credito privato

    (Teleborsa) – Generali Investments, società di asset management globale parte del Gruppo Generali con 632 miliardi di euro di attivi in gestione, e MGG Investment Group (MGG), società statunitense di investimenti specializzata in prestiti diretti privati con circa 5 miliardi di dollari di attivi in gestione, hanno firmato un accordo definitivo in base al quale Conning & Company, la controllata interamente posseduta da Generali Investments, acquisirà una partecipazione di maggioranza in MGG e delle sue affiliate.Fondata nel 2014 e con sede a New York, MGG fornisce prestiti garantiti senior e soluzioni di capitale strutturato alle imprese appartenenti al middle market negli Stati Uniti. Dalla sua fondazione, la società ha investito oltre 10 miliardi di dollari in più di 175 operazioni, con un focus su debitori non-sponsored e soluzioni più complesse su misura.Conning & Company ha firmato un accordo definitivo per acquistare il 77% di MGG per un valore di 320 milioni di dollari con un ulteriore impegno monetario soggetto al raggiungimento di determinati traguardi operativi. Gli attuali azionisti, compresi il management di MGG e McCourt Global, manterranno una quota di minoranza. Si prevede che la transazione si chiuda nel 2025, soggetta alle approvazioni e condizioni di closing. L’impatto stimato sulla Solvency II Ratio del Gruppo Generali è di circa -2 punti percentuali.”L’acquisizione di MGG accelera lo sviluppo strategico delle capacità di credito privato di Generali Investments per soddisfare le esigenze di investimento in evoluzione dei nostri clienti, comprese le nostre compagnie di assicurazione affiliate che diventeranno investitori nelle offerte di MGG – ha dichiarato Woody Bradford, CEO di Generali Investments – Il rigoroso processo di sottoscrizione del credito, l’approccio alla strutturazione e il profondo focus su prestiti middle market, non-sponsored di MGG completano la nostra offerta e ci posiziona meglio nel supportare i nostri clienti a raggiungere i loro obiettivi di investimento nei prestiti diretti”.MGG continuerà ad essere guidata dal CEO e CIO Kevin Griffin e dal team esistente, senza cambiamenti nella strategia di investimento, nei processi o nelle operazioni quotidiane, si legge in una nota. LEGGI TUTTO

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    USA, permessi edilizi dicembre -0,7% apertura cantieri +15,8%

    (Teleborsa) – Giungono dati sopra le attese a dicembre 2024 dal mercato edilizio americano. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un aumento del 15,8%, attestandosi a 1,499 milioni di unità, dopo la flessione del 3,7% registrato a novembre (dato rivisto da -1,8%) e rispetto ai 1,330 milioni attesi dagli analisti. I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato, nello stesso periodo, un decremento dello 0,7% a 1,483 milioni di unità, dopo il +5,2% registrato il mese precedente e contro attese per 1,460 milioni. LEGGI TUTTO