in

Shrinkflation, Federconsumatori: “Anche i prodotti natalizi colpiti dalla sgrammatura”

(Teleborsa) – È un tema caldo quello della shrinkflation: quello strano fenomeno per cui il contenuto delle confezioni diminuisce, ma il prezzo, nella migliore delle ipotesi, rimane invariato, quando addirittura non aumenta. Mr. Prezzi ha indetto, per oggi, la Commissione di allerta rapida su questo argomento, convocando aziende e consumatori per discutere le soluzioni ottimali per risolverlo (in attesa di verificare l’efficacia di quelle individuate dal DDL concorrenza. “Apprezziamo la volontà di affrontare il problema da parte del garante dei prezzi e – fa sapere Federconsumatori – avanzeremo le opportune osservazioni e richieste, ma, intanto, presentiamo le principali evidenze delle ricerche effettuate dal nostro Osservatorio Nazionale e dalla Fondazione Isscon su tale tema”.

“I consumatori, negli anni, – sottolinea Federconsumatori – si sono resi conto che le confezioni dei prodotti che consumano sono più piccole, ma, di anno in anno, il fenomeno si è fatto più diffuso ed evidente. Per di più è sopraggiunto in un momento di particolare difficoltà per le famiglie, aggravando ulteriormente i rincari già elevati dei prodotti, specialmente quelli a elevata frequenza di acquisto. È una tattica, subdola, che permette di alzare i costi senza dare nell’occhio: una sorta di inflazione nascosta, che i cittadini pagano di tasca propria con l’aggravante, spesso, di sentirsi beffati. Generalmente, infatti, il consumatore ricorda il prezzo del prodotto, ma non l’esatta grammatura e anche per i più attenti è difficile tenere d’occhio l’aumento dei prezzi al chilo. L’effetto a lungo termine di tale pratica si ripercuote sul potere d’acquisto dei consumatori, che pagano un prezzo più alto per una quantità minore di prodotto, ma non è trascurabile neppure l’impatto negativo sull’ambiente. Riducendo solo la quantità di prodotto senza adattare le confezioni, infatti, si genera un eccesso di materiale di imballaggio: un fenomeno noto come overpackaging. Le scatole di merendine, le confezioni di tisane, quelle dei biscotti, e quelle di tanti altri prodotti, spesso non sono riempite fino all’orlo, proprio allo scopo di lasciare le dimensioni delle confezioni invariate, facendo sì che l’inganno sia meno evidente”.

Ma quali sono i prodotti più colpiti?
Dalla pasta alle patatine, dalla birra ai prodotti per la casa, quasi nessun settore sembra esente dal fenomeno. Nemmeno i prodotti tipici delle festività natalizie si salvano da questa dinamica. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori e la Fondazione Isscon hanno rilevato i principali prodotti interessati dalla shrinkflation, prendendo in esame gli ultimi due anni e mettendo a confronto riduzione di quantità e variazione di prezzo (rispetto al 2022), sia per i prodotti di uso quotidiano, sia con un focus relativo alle festività natalizie.

Tra i prodotti di Natale, il dolce tipo panettone al cioccolato di un noto marchio ha subito l’incremento di prezzo più eclatante (pari al +30,82%), con una contestuale riduzione del prodotto del -11,76%.

Tra i prodotti di uso quotidiano, un determinato marchio di bagnoschiuma ha registrato il calo di quantità più evidente, pari al -16,67%, a fronte di un aumento di prezzo del +6,71%. Noti detersivi per piatti e ammorbidenti hanno visto ridurre le quantità del -5,56% e del -12,50%, con un aumento di prezzo, rispettivamente, del +50,31% e del +78,85%.

I detersivi si rivelano tra i prodotti più colpiti dalla shrinkflation, specialmente in occasione delle offerte. Capita spesso, infatti, che vengano messi in vendita formati scorta che sembrano essere molto convenienti. Sembra, appunto. A causa della shrinkflation, acquistando il multipack abbiamo l’impressione di risparmiare molto di più di quanto in realtà non accada: riducendo le quantità dei prodotti inseriti in pacchi “maxi promo”, infatti, l’offerta potrebbe essere meno vantaggiosa di quanto crediamo.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

Cauta la Borsa americana nel giorno della Fed

Unicredit, Berlino: mossa su Commerzbank “non amichevole”