(Teleborsa) – È stata a macchia di leopardo l’adesione allo sciopero dei balneari organizzato da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti per protestare sulle concessioni. I due sindacati festeggiano la “partecipazione massiccia, tra il 70 e l’80%”, ma c’è chi, come il Codacons, parla di “flop” o, come l’Unione nazionale consumatori, di “sceneggiata a tarallucci e vino”.
“Abbiamo registrato una massiccia partecipazione in tutta Italia allo sciopero degli ombrelloni, oltre ogni aspettativa – affermato Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti –. Se da una parte i nostri clienti non hanno subito nessun disagio, dall’altra hanno compreso i motivi della protesta manifestando il proprio supporto e la solidarietà, in quanto apprezzano la professionalità e la passione che mettiamo nel nostro lavoro, frutto di anni di esperienza. Hanno dimostrato di aver ben capito, infatti, che la situazione è drammatica e gli imprenditori balneari non hanno certezze per il proprio futuro. Anche i turisti stranieri sono rimasti colpiti da questa iniziativa e i motivi dello sciopero che intende difendere la tradizione di 30mila imprese balneari italiane e il lavoro di 100mila addetti diretti che superano il milione con l’indotto’. Molti clienti – hanno riferito – lo hanno definito lo ‘sciopero gentile’, in diversi litorali, poi, sono stati offerti caffè e cornetto per compensare del piccolo disagio. Tutto si è svolto in completa sicurezza e senza problemi di nessun genere. Nel corso della mobilitazione nazionale, poi, tutti gli altri molteplici servizi offerti dagli stabilimenti balneari, ‘fiore all’occhiello’ dell’offerta turistica italiana, sono stati garantiti. A fronte delle indiscrezioni che danno per gli inizi di settembre un provvedimento da parte del Governo abbiamo deciso di annullare le altre due date previste: 19 e 29 agosto. Siamo assolutamente decisi – hanno precisato i presidenti di Sib e Fiba – a difendere le nostre aziende e il nostro lavoro, a tutti i costi. I tempi di attendere sono finiti, così come la nostra pazienza. Abbiamo la forza e la perseveranza, oltre all’appoggio di tutta la categoria, per andare avanti fino ad avere regole certe che ci possano consentire di continuare a rappresentare un comparto d’eccellenza della nostra offerta turistica, invidiata e, soprattutto, copiata dagli altri Paesi. Diversamente il 2025 sarà ricordato come l’anno che ha decretato la fine del turismo nel Belpaese”.
Secondo la linea del governo, le attuali concessioni sono da considerarsi valide fino al 31 dicembre 2024, con la facoltà dei Comuni di rinviare di un anno in presenza di contenziosi o altre ragioni oggettive che impediscano di procedere con i bandi. Il riordino potrebbe arrivare nell’ambito del decreto salva-infrazioni. L’ipotesi messa a punto da una parte della maggioranza sarebbe una proroga delle concessioni al 2030 nelle Regioni in cui la percentuale di spiagge occupate è inferiore al 25%; laddove invece la quantità di spiagge libere è esigua, si andrebbe avanti con le gare garantendo prelazioni e indennizzi agli attuali gestori. Bruxelles ha fatto già sapere che “il parere motivato” spedito a Roma a novembre “è l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue”. Intanto gli enti locali si stanno muovendo. Oggi al Comune di Genova incassa il doppio disco verde dal Tar alla procedura di evidenza pubblica per assegnare le concessioni.