(Teleborsa) – “Il dato preliminare sull’andamento dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno è coerente con le attese. Ne risultano confermate le valutazioni sul quadro complessivo. La modesta crescita italiana continua ad essere sostenuta quasi esclusivamente dal terziario e dalla domanda interna. La stagnazione dell’industria sembra proseguire, mentre cambia il segno del contributo della domanda estera netta: da positivo nel primo quarto a negativo nel secondo. Pesano le persistenti difficoltà riscontrate nell’economia tedesca (PIL a -0,1% congiunturale). Con queste dinamiche il raggiungimento di una crescita dell’1% – il target del governo – nell’intero anno, seppure non impossibile, appare non agevole”. Questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio sui dati Istat di oggi.
“In prospettiva, – prosegue Confcommercio – i miglioramenti del reddito nominale, anche grazie al rinnovo dei contratti, combinati con un’inflazione stabile e un’occupazione ai massimi di sempre dovrebbero supportare potere d’acquisto e consumi. Dai tassi reali eccezionalmente elevati per l’Italia deriverebbe, invece, un grave freno agli investimenti privati. Dal bilanciamento di queste opposte tensioni si avrà la cifra della crescita”.
“I dati diffusi oggi dall’Istat confermano l’intonazione lievemente espansiva della congiuntura del nostro paese, evidenziando altresì come la spinta alla crescita continui a provenire esclusivamente dai settori del terziario, con l’industria e l’agricoltura invece in arretramento” sottolinea Confesercenti commentando le stime sul PIL del secondo trimestre.
“Le rilevazioni – evidenzia Confesercenti – confermano come un target di crescita dell’1% per l’anno in corso sia pienamente alla portata del nostro paese ed è a questo punto alta la probabilità che le previsioni per il 2024 delle maggiori organizzazioni internazionali vengano superate. E l’andamento positivo della stagione turistica potrebbe ulteriormente contribuire ad una crescita del PIL decisamente superiore alle attese. Il 2024 si è caratterizzato, inoltre, come l’anno dei rinnovi contrattuali: in particolare del terziario, il comparto che sta contribuendo ai buoni risultati della nostra economia. Per altro verso, va sottolineato come la conservazione di questa fase moderatamente espansiva dipenda in misura cruciale dalla tenuta dei consumi delle famiglie, tanto più in considerazione del contributo negativo che l’Istat registra per le esportazioni nette. Va, a tal riguardo, ricordato che alla fine del primo trimestre di quest’anno la spesa sul territorio economico risultava ancora inferiore di ben 2,5 miliardi rispetto ai livelli raggiunti alla fine della primavera 2023. Nello specifico, la propensione al consumo ha registrato nei primi tre mesi dell’anno corrente un vero e proprio tonfo (-2,6 punti) impedendo così di tradurre in maggiori consumi la crescita dell’occupazione e gli aumenti contrattuali”.
Secondo le valutazioni di Confesercenti, nella media annua l’incremento dei consumi delle famiglie potrebbe risalire allo 0,6%, dallo 0,2% del primo trimestre. Un risultato che consentirebbe di consolidare gli andamenti congiunturali, ma che rimarrebbe molto al di sotto delle potenzialità di espansione sottostanti al vivace andamento del mercato del lavoro.
“Manca, perciò, – conclude Confesercenti – ancora una vera e decisa ripresa dei consumi che necessita, innanzitutto, di un rinvigorimento del clima di fiducia, da realizzarsi attraverso una solida riduzione dei tassi di interesse, insieme alla messa a terra degli interventi sulla fiscalità e sul lavoro. Inoltre, occorrono interventi a favore delle imprese di vicinato, volti a preservare in primo luogo quel ruolo di presidio territoriale dei negozi che rappresenta un valore sociale, oltre che economico, fondamentale per la vivibilità delle nostre città”.