(Teleborsa) – Il decreto sul Piano Casa, attualmente in esame alla Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera, ha ricevuto un’accoglienza favorevole da parte dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) e dell’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (Ance), ma entrambe le organizzazioni hanno sottolineato la necessità di apportare alcuni emendamenti per migliorare il testo.
“Bene l’impianto del decreto sul Piano Casa, ma sono necessari emendamenti per migliorare il testo, in particolare sul regime sanzionatorio e sul mantenimento degli strumenti urbanistici comunali per quanto riguarda le limitazioni ai cambiamenti d’uso”. Questa la posizione dell’Anci, che sta esaminando il provvedimento.
“In linea generale, e a sostegno di un miglioramento del provvedimento in sede di conversione, occorre introdurre correttivi finalizzati ad un maggior raccordo della nuova disciplina, soprattutto per quel che riguarda il nuovo regime sanzionatorio. Esigenza – spiega l’Anci sul proprio sito web – legata al venire meno della cosiddetta doppia conformità. Serve poi un riallineamento con il codice dei beni culturali per evitare effetti distorsivi e contrari alla ratio legis di alcune nuove norme introdotte dallo stesso provvedimento”.
Sui mutamenti di destinazione d’uso l’Anci ha osservato che “occorrono correttivi che salvaguardino il potere/dovere degli strumenti urbanistici comunali di dettare, motivatamente, anche ‘limitazioni’, e non solo mere ‘condizioni’, ai mutamenti della destinazione d’uso degli immobili, con o senza opere”. I rappresentanti dell’Anci hanno anche sottolineato l’esigenza di “lavorare ad una nuova modulistica che si rende tanto più necessaria in quanto il decreto è già in vigore e gli uffici comunali sono in grande difficoltà rispetto alla modulistica finora utilizzata”. Per l’Anci, che ha presentato in commissione un documento dettagliato, occorre anche intervenire sul tema degli interventi di ristrutturazione edilizia e più in generale delle definizioni degli interventi edilizi di cui all’art. 3 del DPR 380/01 che hanno subito negli ultimi decenni un’evoluzione dottrinaria e giurisprudenziale cui occorre dare chiarezza normativa.
Valutazione positiva anche per Ance che, dal canto suo, chiede una revisione complessiva della disciplina edilizia e urbanistica, ritenendo prioritario prestare maggiore attenzione alle norme sui mutamenti d’uso. Di seguito, le posizioni dettagliate delle due associazioni.
Ance, considera il decreto un intervento “di buonsenso per creare le premesse per l’avvio di ampi processi di adeguamento del patrimonio edilizio esistente ai nuovi standard tecnici, tecnologici e in ultimo di vivibilità”. Anche perche “senza la risoluzione delle questioni attinenti alle piccole difformità si rischierebbe di bloccare di fatto le operazioni di adeguamento necessarie anche alla stessa attuazione della direttiva sulla prestazione energetica”.
L’Associazione nazionale dei costruttori edili, nel corso dell’audizione in Commissione Ambiente e lavori pubblici della Camera che sta esaminando il decreto, ha però sottolineato la necessità di arrivare a una revisione complessiva della disciplina edilizia e urbanistica le cui norme sono ormai troppo datate. Nel merito delle misure del decreto, l’Ance ritiene “prioritario riservare una maggiore attenzione alle norme sui mutamenti d’uso“. Nello specifico “si ritiene che sia da valutare maggiormente la possibilità che le norme agevolative del decreto siano estese anche ai cambi con opere, in quanto nei processi dei cambi d’uso non è l’intervento edilizio in sè che influisce (le cui possibilità sono espressamente consentite dai piani urbanistici), quanto la relativa funzione e, pertanto, il nuovo uso che si assume all’interno della singola unità immobiliare”.
Poiché il decreto interviene su singole “unità immobiliari” e non su immobili “interi”, sarebbe opportuno, secondo l’Ance, consentire sempre il cambio d’uso quando il passaggio avvenga tra categorie omogenee senza alcun tipo di condizione (ad esempio da residenza a studio professionale e viceversa). D’altronde già molte leggi regionali hanno previsto queste operazioni classificando le destinazioni d’uso tra loro omogenee e consentendo questi passaggi.
L’Ance chiede inoltre di “eliminare l’obbligo per cui il mutamento sia finalizzato alla forma di utilizzo dell’unità immobiliare ‘conforme a quella prevalentè nelle altre unità immobiliari presenti nell’immobile”. Questo perchè il principio della ‘prevalenzà, conclude l’Associazione – di fatto porterebbe ad ingessare ancora di più le zone dei nostri quartieri con il rischio di una ‘mono-funzionalità’ rispetto alle necessaria ‘mixitè funzionalè. Quanto alle ‘tolleranzè, l’Ance condivide gli aumenti percentuali sanabili e ritiene necessario “eliminare il limite temporale introdotto” (24 maggio 2024) al fine di riportare le tolleranze alla loro finalità di errori costruttivi ed estenderne l’applicazione alle difformità minori dove è certo il legittimo affidamento dei privati.
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