(Teleborsa) – Oltre un milione di specie animali a rischio e il 75% delle terre emerse e degli ambienti marini trasformati: sono questi i sintomi più evidenti della perdita di biodiversità, un processo che negli ultimi decenni ha profondamente trasformato l’ecosistema. Per contrastare il fenomeno appare sempre più necessaria una strategia di sistema che poggi su azioni di economia circolare, da applicare ai settori che più incidono sull’ecosistema, come l’agroalimentare, i trasporti, l’energia e le costruzioni. È quanto emerso oggi al workshop “Economia circolare e protezione della biodiversità: strategie per una sfida globale” organizzato dall’Alleanza per l’Economia Circolare.
Un approfondimento tematico a partire dal report “Industria, biodiversità ed economia circolare. Impatti delle attività economiche sulla biodiversità e possibili soluzioni di mitigazione” realizzato da AGICI per evidenziare l’impatto delle attività antropiche sulla perdita di biodiversità e il conseguente ruolo dell’economia circolare nella tutela di quest’ultima. Il report individua i sei settori economici che incidono maggiormente sull’ecosistema: primo tra tutti il food, seguito dal settore di infrastrutture e trasporti, per terminare con abbigliamento ed energia. Eppure – sottolinea il report – a rendere impellente la salvaguardia della biodiversità è proprio il ruolo che questa ricopre per l’economia. La generazione di valore dipende infatti dalla ricchezza delle risorse naturali, come è evidente nel settore alimentare, in cui il degrado del suolo ha generato una riduzione del 23% della capacità produttiva agricola.
Per ridurre l’impatto sull’ecosistema, diverse sono le strategie che ogni azienda, in base al proprio posizionamento lungo la filiera, può attuare: dall’agricoltura rigenerativa, al riciclo meccanico e chimico fino alla selezione di imballaggi riciclabili o compostabili, che minimizzino la produzione di nuovi rifiuti, allungandone il ciclo di vita. Un tema, quest’ultimo, caro soprattutto al settore tessile, la cui produzione di abbigliamento in Europa nel 2020 ha richiesto in media il consumo di 391 kg/persona di materie prime, unito a un rilevante consumo di acqua. Tra le soluzioni individuate per il settore vi è la progettazione di nuove fibre tessili, in grado di durare di più nel tempo, di essere riciclate e dunque sustainable by design.
Per limitare dunque l‘impatto delle attività antropiche sulla biodiversità, conclude il report, è necessario ripensare la progettazione di beni, servizi e infrastrutture affinché sia possibile stimare preventivamente gli effetti sull’ambiente per tutto il loro ciclo di vita. Agricoltura rigenerativa, riuso e riciclo, strumenti di misurazione e design dei materiali sono le principali strategie di economia circolare che i diversi settori, trasversalmente, possono mettere in campo per preservare l’integrità degli ecosistemi, generando allo stesso tempo un ritorno economico per la collettività.
“La perdita di biodiversità è un processo i cui effetti sono stati largamente sottovalutati in passato, permettendo così che da minaccia diventasse in breve tempo un problema, urgente e non più trascurabile – ha dichiarato Alessandra Garzarella, Direttrice dell’Area Economia Circolare di AGICI –. Con questo rapporto, abbiamo voluto evidenziare le potenzialità delle pratiche di economia circolare per ridurre gli impatti sulla natura, varie e diversificate a seconda dei settori economici considerati ma riconducibili a un unico imperativo, quello di sviluppare un approccio di sistema che coinvolga tutti, dalle istituzioni alle aziende, dalle associazioni ai gruppi di interesse”.