(Teleborsa) – noyb, organizzazione no-profit con sede a Vienna, ha presentato denunce in 11 paesi europei contro , colosso statunitense dei social network che controlla Facebook e Instagram, chiedendo alle autorità di avviare una procedura d’urgenza per fermare immediatamente quello che chiama un “abuso dei dati personali” da parte della società per alimentare la propria Intelligenza Artificiale (IA), prima che entri in vigore il 26 giugno 2024.
Nei giorni scorsi Meta ha informato milioni di europei che la sua politica sulla privacy sta cambiando. Secondo noyb, solo ad un esame più attento dei link contenuti nella notifica è risultato chiaro che l’azienda intende utilizzare anni di post personali, immagini private o dati di tracciamento online per una non meglio definita “tecnologia AI” che può ingerire dati personali da qualsiasi fonte e condividere qualsiasi informazione con non meglio definite “terze parti”. Invece di chiedere il consenso degli utenti (opt-in), Meta sostiene di avere un interesse legittimo che prevale sul diritto fondamentale alla protezione dei dati e alla privacy degli utenti europei. Una volta che i loro dati sono stati inseriti nel sistema, gli utenti sembrano non avere alcuna possibilità di rimuoverli (diritto all’oblio).
Le 11 denunce sono state presentate in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna.
“Meta sta sostanzialmente dicendo che può utilizzare “qualsiasi dato da qualsiasi fonte per qualsiasi scopo e renderlo disponibile a chiunque nel mondo”, purché ciò avvenga tramite la “tecnologia AI” – ha commentato il Max Schrems, che fa parte del board di noyb – Questo è chiaramente l’opposto della conformità al GDPR. “Tecnologia AI” è un termine estremamente ampio. Proprio come “utilizzare i vostri dati nei database”, non ha un vero e proprio limite legale. Meta non dice per cosa utilizzerà i dati, quindi potrebbe essere un semplice chatbot, una pubblicità personalizzata estremamente aggressiva o addirittura un drone assassino. Meta dice anche che i dati degli utenti possono essere resi disponibili a qualsiasi “terza parte”, cioè a chiunque nel mondo”
noyb evidenzia che Meta cerca persino di responsabilizzare gli utenti sulla tutela della loro privacy, indirizzandoli verso un modulo di opposizione (opt-out) che gli utenti devono compilare se non vogliono che Meta utilizzi tutti i loro dati. Mentre in teoria l’opt-out potrebbe essere implementato in modo tale da richiedere un solo clic (come il pulsante “unsubscribe” nelle newsletter), Meta rende estremamente complicato opporsi, richiedendo anche ragioni personali. Un’analisi tecnica dei link di opt-out ha persino mostrato che Meta richiede un login per visualizzare una pagina altrimenti pubblica. In totale, Meta richiede a circa 400 milioni di utenti europei di “opporsi”, invece di chiedere il loro consenso.
Le autorità di protezione dei dati (DPA) competenti dovranno ora decidere rapidamente se avviare una procedura d’urgenza o trattare i reclami con una procedura normale. Due giorni fa, la DPA norvegese ha già pubblicato un post sul blog sostenendo che è “dubbio” (“tvilsomt”) che l’approccio di Meta sia legale. Una procedura d’urgenza potrebbe portare a un rapido divieto provvisorio e a una decisione finale dell’EDPB nel giro di pochi mesi. Sebbene le denunce di oggi siano un primo passo, sembra plausibile che altre organizzazioni seguiranno con ingiunzioni, cause civili o addirittura azioni collettive, se Meta andrà avanti con i suoi piani. Le azioni della noyb contro Meta hanno finora portato a multe amministrative per oltre 1,5 miliardi di euro.
(Foto: Mariia Shalabaieva on Unsplash)