(Teleborsa) – Domani insieme al Piano per l’Ue e al decreto fiscale il Governo porta a sorpresa sul tavolo del Consiglio dei ministri anche la manovra. All’ordine del giorno – si legge nella nota diffusa da Palazzo Chigi – “Schema di decreto-legge: Misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali (Presidenza – Economia e Finanze); Schema di disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2025 e bilancio pluriennale per il triennio 2025-2027 (Economia e Finanze); – Documento programmatico di bilancio 2025 (Informativa) (Economia e finanze); – Leggi regionali; – Varie ed eventuali”.
La manovra prevede misure espansive per circa 25 miliardi di euro e pone al centro la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale, anche se con una diversa articolazione, e l’Irpef a tre aliquote. Per le coperture, saranno chiesti contributi alle banche e al mondo del web.
Secondo quanto riferito dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in manovra vi sarà un aumento dei fondi per la sanità, con una crescita della relativa spesa oltre il limite dell’1,5% previsto per l’aggregato della spesa netta; interventi finalizzati a sostenere la natalità e a fornire un sostegno alle famiglie numerose; risorse per il rinnovo dei contratti pubblici del periodo 2025-27 per tenere conto dell’andamento dell’inflazione, e per il rifinanziamento delle missioni internazionali.
Domani le cifre dei grandi aggregati della manovra per il 2025 saranno messi nero su bianco nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) che entro la mezzanotte il governo dovrebbe trasmettere a Bruxelles. All’ordine del giorno del Consiglio del Ministri anche lo schema del disegno di legge di bilancio.
Nell’elenco dei possibili interventi anche quelli delle cosiddette politiche invariate, che comprendono gli incentivi agli investimenti nella Zes unica, la detassazione del welfare e dei premi aziendali, il rifinanziamento della card per gli indigenti, il bonus mamme con due figli, la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, l’operazione strade sicure. Si tratta di misure in vigore nel 2024 che se non rifinanziate decadrebbero il prossimo anno.
Il taglio del cuneo fiscale dovrebbe cambiare forma conservando comunque gli stessi effetti in busta paga. Oggi la riduzione è tutta sui contributi, dal 2025 dovrebbe essere spostata in parte sull’irpef (nella fascia di redditi tra 20mila e 35mila euro, con un decalage fino a 40mila euro per non penalizzare di colpo chi supera i 35mila euro anche di un solo euro). Il governo punterebbe poi a dare un segnale ai redditi medi, abbassando la seconda aliquota irpef dal 35% al 33% (costo 2,2 miliardi), ma la decisione è subordinata al reperimento delle risorse.
Rimane il nodo delle coperture. Il dibattito politico nella maggioranza si è acceso sull’ipotesi di tassare “chi ha guadagnato molto dalla congiuntura”, come ha spiegato il ministro, con le banche in prima fila che hanno tratto molto vantaggio dagli alti tassi di interesse. Ma Forza Italia non vuole sentir parlare di nuova tassa. L’ipotesi più probabile, intorno a cui si starebbe ancora ragionando, prevederebbe una diluizione per le Dta che sono in sostanza crediti di imposta.
Per il mondo del web è allo studio l’ipotesi di abbassare o eliminare la soglia, attualmente fissata a 750 milioni di euro di fatturato a livello consolidato, per l’applicazione dell’imposta al 3% sui ricavi per servizi digitali riconducibili ad un utente finale italiano. Anche quest’anno viene in aiuto lo “spazio di bilancio”. A legislazione vigente il rapporto deficit/PIL è previsto dal governo al 2,9%, mentre dal quadro programmatico (considerando gli effetti della manovra) al 3,3% (per poi scendere sotto il 3%, esattamente al 2,9% nel 2026). Una differenza dello 0,4% che mette a disposizione del governo 9 miliardi. Ulteriori 5-6 miliardi vengono dal fondo per la riduzione fiscale e dal fondo per l’attuazione della delega fiscale.
La manovra dovrebbe avviare anche il cantiere della razionalizzazione delle tax expenditure con la potatura delle voce minori e il riordino dei bonus edilizi. Le detrazioni sulle ristrutturazioni per la prima casa dovrebbero restare al 50%, mentre gli altri interventi si dovrebbero fermare al 36%, come prevede la normativa vigente.
Dal settore dei giochi potrebbero arrivare circa 500 milioni di euro, che comprendono la proroga delle concessioni per slot, bingo e scommesse, con un aumento dei costi, e il mantenimento della quarta estrazione del lotto settimanale. Per quanto riguarda la spesa, il “sacrificio” più sostanzioso spetterà ai ministeri con tagli di 3 miliardi sugli stanziamenti e un ulteriore miliardo sui residui passivi.