(Teleborsa) – L’oro ha raggiunto un nuovo record storico oltre i 2.300 dollari l’oncia, sulla prospettiva di politiche accomodanti da parte delle banche centrali, nonostante il Presidente della della Fed, Jerome Powell, abbia preso tempo sull’atteso taglio dei tassi.
Il prezzo spot dell’oro si è portato su un massimo di 2.303 dollari ‘oncia, per poi assestarsi al di sotto di tale soglia a 2.290,6 UD, mentre su mercato future, il contratto sul gold in consegna giugno 2024 ha raggiunto un picco di 2.323,7 doari l’oncia, per poi portarsi a a 2.309,865 USD.
Parallelamente, il dollaro ha toccato il minimo da due settimane, in risposta a dati macro che supportano l’attesa di un più vicino taglio dei tassi d’interesse negli Stati Uniti: così il rallentamento dell’ISM dei servizi, che ha sorpreso e aspettative, mentre si attendono a fine settimana i dati sul mercato del lavoro.
Frattanto, i Presidente della Fed Jerome Powell ed altri banchieri hanno continuato a sottolineare la necessità di riflettere sui nuovi dati prima di decidere per un taglio e quindi l’orizzonte è sembrato spostarsi un po’ più in là alla fine dell’estate (settembre).
A supportare la rotta rialzista dell’oro. secondo gli esperti di Union Bancaire Privée (UBP), hanno concorso anche i movimenti sul mercato future, che hanno visto un notevole aumento del posizionamento long sui future, oltre all’aumento degli investimenti in ETF da parte della clientela retail. Da non tralasciare poi i consistenti acquisti del metallo da parte delle banche centrali nel tentativo di diversificare le loro riserve: da inizio anno vi sono stati acquisti per circa 40 tonnellate al mese che, secondo il World Gold Council, potrebbero aver giustificato un aumento dei prezzi del 15%.
“Guardando alla seconda metà dell’anno, abbiamo individuato due potenziali fattori che potrebbero portare a un rialzo dei prezzi. In primo luogo, le campagne elettorali statunitensi probabilmente metteranno in luce i livelli eccessivi di debito degli Stati Uniti: le crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale degli Stati Uniti rappresenteranno, a nostro avviso, un fattore positivo per l’oro. In secondo luogo, riteniamo che i rischi geopolitici rimarranno elevati e che un eventuale peggioramento delle relazioni tra le principali potenze darà una spinta al rialzo al prezzo dell’oro”, sottolinea Peter Kinsella, dii UBP.