(Teleborsa) – L’inflazione statunitense ha registrato una evidente frenata a giugno, offrendo alla Fed un sostegno per un cambio di passo della politica monetaria. Una nuova stagione che vedrà la banca centrale statunitense vestire i panni della colomba ed avviare io tanto atteso taglio dei tassi a settembre. Le attese del mercato sono per due interventi nell’ultimo trimestre del 2024, ma si sta rafforzando anche l’aspettativa di un terzo taglio, che ha un 25% di chance di verificarsi, proprio a seguito dei dati sull’inflazione migliori delle attese.
L’inflazione si raffredda al 3%
La crescita dei prezzi a giugno si è attestata al 3%, in decelerazione rispetto al 3,3% registrato a maggio ed al di sotto delle stime di consensus, che indicavano una crescita del 3,1%. Su base mensile, i prezzi al consumo hanno riportato una variazione pari a -0,1%, a fronte del +0,1$ stimato dagli analisti.
Anche l”indice core, al netto di energia ed alimentari, più osservato dalla Fed, ha segnato una crescita tendenziale più lenta pari al 3,3% rispetto al 3,4% precedente ed atteso.
Come cambiano le attese
“Si tratta di dati incoraggianti per la Fed, che sta valutando quando avviare il programma di riduzione dei tassi dai massimi di 23 anni del 5,25-5,5%”, commenta Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, ricordando che si tratta di “un processo che, secondo i mercati, potrebbe iniziare già a settembre”.
Per Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, “diventa sempre più probabile la possibilità di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel meeting di settembre”, mentre la prossima riunione di fine luglio “sarà propedeutica per Powell per anticipare un prossimo cambio di politica monetaria con un probabile taglio dei tassi di interesse nei prossimi mesi”.
Anche Bret Kenwell, US market analyst di eToro, ritiene “probabile che la Fed stia preparando un taglio dei tassi, con la prospettiva di settembre che rimane ancora quella più probabile”. “Gli investitori si aspettavano una buona notizia e l’hanno avuta. – sottolinea l’esperto – Questo potrebbe far pensare a un’ulteriore impulso per l’S&P 500, ma l’indice è salito per sette sessioni consecutive e ha segnato sei record uno dopo l’altro. E’ possibile, quindi, che nel breve termine si verifichino prese di profitto”.
La reazione dei mercati
L’uscita del dato dell’inflazione USA ha provocato solo un sussulto positivo sui mercati europei, che confermano la positiva performance della mattinata (Dax e Cac-40 +0,7% e FTSE 100 +0,3%), mentre Wall Street ha aperto in rosso, scontando una serie di prese di profitto, dopo aver ripetutamente aggiornato i record storici su S&P 500 e Nasdaq.
Diversa la situazione sul mercato dei cambi, dove il dollaro si sta deprezzando, poiché sconta una politica monetaria più accomodante da parte della Federal Reserve. Il crosso euro/dollaro ha fatto un sobbalzo a 1,09 USD per poi assestarsi a 1,0871 USD (+0,38%), mentre il cambio sterlina/dollaro si è portato a 1,295 per poi tornare a 1,2921 (+0,55%). La variazione più forte si registra però sul cambio con lo yen, attestatosi a 158,53 (-1,9%).
I mercato obbligazionario, ovviamente, vede il rendimento dei Treasury a 10 anni scendere al 4,174% con una differenza di -10,2 punti rispetto alla vigilia.
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