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Lavoro, Calderone: 1,4 milioni di posti disponibili, il 50% non coperti

(Teleborsa) – “Nel primo trimestre dell’anno abbiamo 1,4 milioni di posti di lavoro disponibili, ma difficoltà di reperimento delle figure professionali pari al 50%”. Questi i dati diffusi dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, nel corso di un’audizione a Palazzo San Macuto in Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. “E non stiamo cercando soltanto astronauti – ha sottolineato Calderone – questo per dire che non guardiamo solo alle alte professionalità, ma a quelle indispensabili per fare andare avanti le industrie manifatturiere: metalmeccaniche, siderurgiche, elettriche. È molto importante favorire il link tra scuola e lavoro. Le aziende dicono che mancano professionalità specifiche nel settore dell’industria, che oggi non sono così facili da trovare nel contesto territoriale. Non a caso abbiamo un aumento esponenziale delle richieste di permessi di soggiorno e autorizzazioni a stipulare contratti con lavoratori extracomunitari”.

Ampliando lo sguardo, Calderone ha posto l’accento sul degrado sociale. “Dopo le difficoltà causate dalla pandemia, le situazioni di degrado sociale e familiare si sono amplificate nel tempo e richiedono soluzioni – ha detto la ministra –. Sono i minori che rischiano di pagare le conseguenze maggiori. Il ministero finanzia misure e interventi per le famiglie in condizioni di vulnerabilità. C’è un apposito fondo che finanzia i programmi di intervento per rafforzare gli accompagnamenti alle famiglie indigenti e ridurre i rischi di maltrattamento e l’allontanamento dei bambini dalle famiglie di origine”.

L’obiettivo del Governo – ha spiegato Calderone – è “individuare misure che non siano spot, non percorsi che hanno un inizio e una fine. Ma strumenti che parlano di inclusione o reinclusione nel mondo del lavoro. L’Adi (assegno di inclusione) – ha ricordato – è rivolto soprattutto ai nuclei familiari più fragili. Riteniamo sia giusto sostenere famiglie in difficoltà, ma non fare di quella condizione una condizione senza via di uscita”.

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