(Teleborsa) – La produzione industriale italiana ha sorpreso ampiamente al ribasso a novembre, calando di -1,5% m/m e -3,1% a/a, con l’industria che “è tornata a frenare il PIL a fine 2023, il che segnala rischi al ribasso sulla nostra stima di una stagnazione dell’attività economica nel 4° trimestre dello scorso anno“. Lo afferma la Direzione Studi e Ricerche di , aggiungendo che “i rischi sulla nostra previsione di un PIL italiano in crescita di 0,7% nel 2024 appaiono oggi orientati al ribasso”.
L’output risulta ora più basso di ben -5,2% rispetto a febbraio 2022 (prima della guerra in Ucraina) e di -2,6% rispetto a febbraio 2020 (prima dello shock pandemico).
L’analisi di Intesa, firmata dall’economista Paolo Mameli, evidenzia che gli unici settori in crescita sono quelli che ancora godono della spinta derivante dalla “normalizzazione” post-pandemica dal lato dell’offerta (farmaceutico e mezzi di trasporto), mentre sia i comparti più legati alla domanda che, soprattutto, quelli energivori, restano in ampia contrazione.
A meno di un vigoroso rimbalzo a dicembre, la produzione industriale è in rotta per una ampia contrazione nell’ultimo trimestre del 2023 (-1,1% t/t), dopo che nei tre mesi precedenti si era interrotto il trend di caduta che era iniziato nell’estate del 2022.
“Peraltro, la contrazione nell’industria in senso stretto potrebbe essere compensata da un contributo positivo delle costruzioni vista la corsa al completamento dei lavori legati al Superbonus – si legge nella ricerca – anche le evidenze aneddotiche legate all’attività nei servizi turistici nella stagione natalizia appaiono incoraggianti”.