(Teleborsa) – Nei prossimi decenni, l’invecchiamento della popolazione italiana portera` all’aumento delle spese delle famiglie in salute e assistenza, frenando gli altri consumi. L’invecchiamento dovrebbe influire negativamente sul livello dei consumi, a parita` di altri fattori, ma la propensione al risparmio potrebbe successivamente calare a causa delle politiche orientate a ridurre il notevole impatto dell’invecchiamento sul bilancio pubblico. È quanto emerge da una ricerca della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo a cura dell’economista Luca Mezzomo.
Nel dettaglio le proiezioni demografiche per l’Italia indicano che nei prossimi due decenni la popolazione in eta` lavorativa calera` di quasi 4 milioni di unita`. L’occupazione, pero`, si ridurra` di meno di un milione di unita` grazie all’allungamento dell’eta` lavorativa, all’aumento del tasso di partecipazione dei lavoratori piu` anziani e al calo del tasso strutturale di disoccupazione. Di contro, aumentera` di 3,5 milioni la popolazione anziana e molto anziana, con maggiore diffusione di disabilita` medie e gravi. Le proiezioni demografiche correnti ipotizzano un tasso netto di immigrazione di 0,5-0,6%. L’invecchiamento dovrebbe ridurre la crescita potenziale sia per la minore dinamica dell’input di lavoro, sia per le possibili ripercussioni sulla crescita della produttivita`. Questo impatto – sottolinea il rapporto – sembra “sottovalutato nelle proiezioni ufficiali”.
L’invecchiamento della popolazione avra` ripercussioni ad ampio spettro sull’economia italiana. Considerando l’aumento di spesa previdenziale, spesa sanitaria e spesa per l’assistenza a lungo termine, il costo per il bilancio pubblico stimato dalla Commissione Europea nel 2021 va da un minimo di 1,9% a un massimo di 5,2% del PIL, anche tenendo conto del calo della spesa per istruzione. L’impatto sulla propensione al risparmio appare positivo, per ora. Tuttavia, l’esperienza giapponese suggerisce che in futuro l’effetto netto diventera` negativo, sia per la minore generosita` dei trattamenti previdenziali pubblici sia per maggiori necessita` di spesa di natura assistenziale e sanitaria. L’aumento della domanda di servizi sanitari e assistenziali e la maggiore incidenza dei costi dell’abitazione peseranno sulla composizione dei consumi delle famiglie, riducendo le quote di abbigliamento, calzature, trasporti, istruzione, intrattenimento, ristorazione e alberghi.
Intesa Sanpaolo prevede una riduzione della quota degli acquisti di beni e un aumento della quota spesa in servizi, ma concentrata in poche categorie. Nell’area dell’euro, i dati del 2010 mostrano che la salute rappresentava il 4% dei consumi degli over-60, contro il 2% per gli under-60; le spese per l’abitazione il 34%, contro il 27% per gli under-60; invece, i giovani spendevano di piu` in abbigliamento (6% contro il 4%) e in trasporti (15% contro 10%)8. In Giappone, dove l’invecchiamento della popolazione e` piu` avanzato che in Italia, nel 2021 le spese in salute rappresentano il 6,3% del totale per gli anziani soli over-60, contro il 3% dei giovani soli e il 4,1% per gli individui di 35-59 anni; la quota dedicata a cultura/ricreazione, trasporti/comunicazione e abbigliamento era piu` bassa di ben 5,4 punti percentuali rispetto alla fascia di eta` 35-59 anni. La crescita delle spese per l’abitazione riflette la maggiore frequenza di persone sole o di coppie senza figli conviventi tra le famiglie con persona di riferimento anziana, spesso domiciliate in immobili sovradimensionati, perche´ acquisiti quando il nucleo familiare era piu` numeroso.
Per l’Italia, il prevedibile movimento delle quote di spesa tra il 2022 e il 2040, e` molto limitato: la spesa in salute passa dal 4,3% al 4,5% tra 2022 e 2040, la quota dei trasporti scende da 10,1% a 9,8% e le spese per abitazione salgono dal 38,5 al 39% del totale. La quota di beni e servizi per la persona (che include categorie eterogenee, correlate in modo opposto con l’eta`) sale solo marginalmente. Ipotizzando una crescita media reale dei consumi di 0,7% all’anno, l’impatto dell’invecchiamento non sarebbe sufficiente a ridurre il valore a prezzi costanti in nessuno dei capitoli di spesa, ma per alcuni di essi la deviazione dal percorso medio risulterebbe comunque molto importante.
“È prevedibile – conclude il rapporto – che nei prossimi due decenni politiche economiche e sociali orientate a contenere l’impatto sui conti pubblici dell’invecchiamento si sommeranno agli effetti del mutamento della struttura demografica, determinando un ulteriore spostamento dei consumi dai beni ai servizi sanitari e ai servizi abitativi. Anche alcuni servizi saranno penalizzati dalla transizione demografica, come trasporti, ristorazione e alberghi. Negli scenari piu` aggressivi di aumento della spesa privata in salute, collegati a politiche piu` restrittive di offerta di servizi, si potrebbe osservare anche una riduzione della propensione al risparmio, in aggiunta a una maggiore compressione dei consumi diversi da quelli legati al bisogno di salute e assistenza”.