(Teleborsa) – Il 50% degli amministratori delegati della 40 società che compongono il FTSE MIB ha più di 50 anni, è maschio e resta in carica in media per quasi dieci anni; tra i 40 CEO delle blue chip di Piazza Affari solo 4 sono stati selezionati per il ruolo quando avevano meno di 45 anni. Inoltre, la maggior parte ha esperienze pregresse in ruoli apicali, in particolare nel ramo esecutivo (50%) piuttosto che in quello finanziario (10%) e operativo (20%). È quanto emerge dal report Route to Top – indagine condotta da Heidrick & Struggles, società di head hunting leader globale nella ricerca di executive – sulla figura dell’Amministratore Delegato di oggi in Europa, America, Asia e Africa.
“Sebbene in linea con la media europea, a nostro parere – spiega Niccolò Calabresi, Managing Partner Southern Europe Heidrick & Struggles – l’età degli AD italiani, potendo contare su nuove figure talentuose e più vicine ai 40 anni, risulta ancora troppo elevata. Così come troppo lungo il tempo di permanenza in quel ruolo. Da qui si evince come vi sia un cambio generazionale pressoché inesistente che influenza anche le rotazioni sottostanti. Una condizione che spesso impedisce una contaminazione di idee che porta con sé strategie innovative necessarie per rendere alcune realtà nostrane più competitive e attrattive”.
Per quanto riguarda le figure femminili, su 40 aziende quotate solo il 3% degli amministratori delegati è donna. Si tratta di una singola manager: Giuseppina Di Foggia, scelta dal governo Meloni per guidare , gestore delle reti per la trasmissione dell’energia elettrica quotato su Euronext Milan.
Da report emerge che, negli ultimi 3 anni, è diminuito il tempo passato in azienda prima di diventare AD (da 9 anni in media del 2019 ai 6 anni del 2023) ed è aumentato, invece, il tempo che si trascorre nel ruolo: dai 6 anni nel 2019 si è passati lo scorso anno a 8. Per quanto concerne l’età anagrafica, nonostante possa apparire alta (51,8), dalla ricerca emerge chiaramente come questa sia in media con quella europea.
Altro dato che emerge a chiare note è “il ruolo marginale femminile nel processo decisionale delle aziende”, si legge nel report, nonostante i passi avanti importanti dall’approvazione della Legge Golfo-Mosca, con sempre più donne che siedono nei consigli di amministrazione. Sempre tra le 40 aziende che compongono il FTSE MIB, per gli anni 2021 e 2022 non risultano neppure candidate per ricoprire l’incarico di AD. Il dato è in linea con altri paesi europei come la Germania (3%), ma è decisamente inferiore al dato di Francia (8%), Finlandia (13%) e Danimarca (13%) dove la percentuale di donne amministratrici delegate è maggiore.