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FMI: Italia tra paesi che spingono debito globale, necessità di ulteriori sforzi fiscali

(Teleborsa) – Anche se le prospettive economiche e finanziarie per l’economia globale si stanno stabilizzando, gli sforzi per normalizzare la politica fiscale continuano a lottare con l’eredità di debiti e deficit elevati mentre si trovano ad affrontare nuove sfide. Dopo una rapida riduzione dei deficit fiscali e dei livelli di debito pubblico nel 2021-2022, gli aggregati fiscali hanno invertito la rotta nel 2023, arrestando il progresso verso la normalizzazione. È quanto emerge dal Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Secondo l’FMI, sono necessari sforzi duraturi di risanamento di bilancio per salvaguardare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ricostituire le riserve di bilancio in un contesto di rallentamento delle prospettive di crescita a medio termine e di elevati tassi di interesse reali. La stretta fiscale sosterrebbe anche “l’ultimo miglio” della disinflazione, soprattutto nelle economie surriscaldate.

Il Fiscal Monitor fa notare che quattro anni dopo lo scoppio della pandemia di COVID-19, i deficit e i debiti fiscali sono superiori alle proiezioni prepandemiche. Tassi di interesse più elevati hanno spinto al rialzo le spese per interessi, mentre la spesa per benefici sociali, sussidi e trasferimenti è stata sostenuta dall’estensione delle misure di sostegno messe in atto in risposta alla pandemia e agli shock dei prezzi energetici. Molte economie hanno introdotto nuove iniziative fiscali per tagliare le tasse e i contributi previdenziali e aumentare la spesa attraverso salari più alti, benefici sociali e misure di politica industriale. Queste iniziative sono state solo parzialmente controbilanciate dagli incrementi delle entrate derivanti dall’inflazione passata, poiché le sorprese sull’inflazione si sono attenuate e gli scaglioni fiscali si sono allineati con la crescita dei salari.

Nel 2024, i disavanzi primari complessivi dovrebbero ridursi al 4,9% del PIL. Tuttavia, permangono rischi sostanziali per le finanze pubbliche e il ripristino della normalizzazione della politica fiscale richiederà sforzi significativi per contrastare diversi ostacoli. I rischi di scostamenti fiscali sono particolarmente acuti dato che il 2024 è quello che viene chiamato il “grande anno elettorale”: 88 economie o aree economiche che rappresentano più della metà della popolazione e del PIL mondiale hanno già tenuto o terranno elezioni durante l’anno.

“Negli ultimi decenni il sostegno all’aumento della spesa pubblica è cresciuto in tutto lo spettro politico, rendendo quest’anno particolarmente impegnativo, poiché l’evidenza empirica mostra che la politica fiscale tende ad essere più flessibile e gli slittamenti maggiori durante gli anni elettorali”, si legge nel rapporto.

L’FMI prevede che il consolidamento fiscale nel medio termine rimarrà modesto, con un disavanzo complessivo che dovrebbe stabilizzarsi al 4,3% del PIL entro il 2029, circa 0,7 punti percentuali in più rispetto al 2019. In molte economie, l’aggiustamento previsto aiuterà a stabilizzare il debito nel medio termine. Ciononostante, si prevede che il debito globale aumenterà fino a raggiungere quasi il 100% del PIL entro il 2029. L’aumento sarà guidato da alcune grandi economie (ad esempio Cina, Italia, Regno Unito e Stati Uniti), che “devono prendere in seria considerazione azione politica volta ad affrontare gli squilibri fondamentali tra spesa ed entrate”.

Dal Fiscal Monitor emerge che la probabilità che l’Italia raggiunga il deficit primario necessario per stabilizzare il livello del debito (stimato a oltre lo 0,5% del PIL per il 2024) è inferiore al 50%, indicando la “necessità di ulteriori sforzi fiscali nei prossimi due anni“. Inoltre, viene ricordato che alcuni governi hanno anche esteso alcune misure di sostegno legate alla pandemia, come il programma Superbonus in Italia. L’Italia, assieme al Giappone, è anche il paese citato quanto si fa riferimento al fatto che alcuni paesi hanno annunciato nuovi piani di stimolo fiscale, tra cui costose modifiche alla politica fiscale, tagli ai contributi previdenziali e nuove iniziative di spesa, spesso basate su ipotesi di finanziamento ottimistiche.

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto deficit PIL viene visto al -4,6% nel 2024, -3,2% nel 2025 e -3% nel 2026, per poi scendere al 2,9% l’anno successivo e tornare al 3% nel 2028 e nel 2029. Dopo il 139,2% del PIL nel 2024, il debito salirà al 140,4% nel 2025, al 142,6% nel 2026 e al 143,1% nel 2027. Anche nel 2028 e nel 2029 si attesterà sopra il 140%, rispettivamente a 144,7 e 144,9%.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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