(Teleborsa) – L’istanza di Acciaierie d’Italia (Adi) contro l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva – finalizzata ad ottenere una protezione rispetto ai creditori per avviare, in alternativa, la composizione negoziata della crisi – è stata rigettata dal giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli. Il Tribunale ordinario di Milano, presieduto da Fabio Roia, ritiene di “non poter inibire Invitalia, quale socio di minoranza al 30% di Adi, la possibilità di chiedere l’apertura dell’amministrazione straordinaria” dell’ex Ilva. La norma del Dl n. 4 del 2024 – precisa il Tribunale in una nota – è infatti “chiaramente applicabile ai rapporti già in corso al momento della sua entrata in vigore (19 gennaio 2024). In astratto l’evenienza della richiesta di apertura non comporterebbe, ad ogni buon conto, conseguenze di per sé pregiudizievoli, spettando alla pubblica amministrazione la parole fine sui presupposti per l’ammissione dell’ente all’invocata procedura concorsuale”.
L’ammissione – spiega il Tribunale di Milano – “non necessariamente porta a precludere il percorso di risanamento avviato mediante composizione negoziata, potendo l’insolvenza rivelarsi infine conclusa”. Secondo i giudici milanesi “non è dato ravvisare un reale contrasto tra la norma attributiva delle legittimazione del socio di minoranza a instare per l’amministrazione straordinaria e normativa euro-unitaria, non solo perché la negoziabilità della crisi opportunamente sancita a livello unionale non nega che il diritto interno possa dotarsi di ordinarie procedure di insolvenza, ma perché nulla esclude che un’attività fattiva di negoziazione possa trovare spazio idoneo proprio nel perimetro di queste”.
“Alla luce del rigetto da parte del Tribunale di Milano dell’istanza di Acciaierie d’Italia diventa evidente che l’azionista di maggioranza franco-indiano non è riuscito a ostacolare il lavoro spedito dell’esecutivo – riferisce il segretario nazionale dell’Ugl metalmeccanici, Antonio Spera –. A questo punto è fondamentale accelerare il processo di un cambio della governance con l’obiettivo di conferire stabilità e continuità lavorativa e produttiva per i lavoratori di Acciaierie d’Italia, controllate, Ilva in As, l’indotto e i trasporti, nel rispetto della loro sicurezza degli stessi, dell’ambiente e di tutto il territorio”.
“La sentenza del Tribunale di Milano nei confronti di Acciaierie d’Italia mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica. È fallito l’ennesimo tentativo di Adi di prendere ulteriore tempo, da questo momento si può finalmente provare a risollevare le sorti dell’ex Ilva senza il socio privato che in questi anni ha portato gli stabilimenti al minimo storico di produzione e che ha accumulato oltre 3 miliardi di debiti – afferma il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella –. Avremmo preferito un’uscita di scena di Mittal consensuale, ma l’unica strada possibile a quanto pare resta quella dell’amministrazione straordinaria. Chiediamo però al Governo di evitare quanto accaduto nel 2015, vanno salvaguardati i lavoratori e le aziende dell’appalto accogliendo le richieste che stanno portando avanti in queste ore. Vanno salvaguardati tutti i posti di lavoro e va subito avviato un piano di risanamento dell’ex Ilva, tutelando l’ambiente e i territori. L’atteggiamento di Adi – conclude Palombella – nei confronti dei commissari che oggi sono andati via senza poter conoscere realmente lo stato degli impianti e la quantità di materie prime disponibili è sconcertante. Si tratta dell’ennesima dimostrazione della gravità della situazione determinata da questa Governance. Mancano evidentemente pochi giorni alla fermata totale, il Governo faccia in fretta se vuole salvare l’ex Ilva”.
Sempre oggi si sono verificati momenti di tensione all’uscita dallo stabilimento ex Ilva di Taranto della delegazione della struttura commissariale di Ilva in As che ha avviato l’ispezione in fabbrica dopo le denunce dei sindacati in merito al progressivo spegnimento degli impianti. Ispezione che si è conclusa con un nulla di fatto. “I commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, su mia sollecitazione, sono andati in azienda per farsi dare le informazioni necessarie a tranquillizzare sindacati, operai, imprese dell’indotto sulla continuità produttiva. Gli è stato detto che queste informazioni non possono essere date. Questo conferma ciò che noi pensiamo: il governo deve agire e sta agendo – ha commentato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso –. Tra l’altro c’è un clima di pieno consenso sociale e istituzionale, che dimostra quanto forte sia il sistema Italia. Insieme ricostruiremo una siderurgia di prim’ordine in Italia”.
“La decisione del Tribunale di Milano con la quale rigetta l’istanza presentata da Acciaierie d’Italia, dimostra ancora una volta che non c’è più tempo. Occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza la più grande acciaieria d’Europa, i lavoratori, diretti, indiretti e degli appalti, e l’ambiente – dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale della Fiom, e Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil –. La Fiom ha trasmesso alla presidente del consiglio, ai ministri competenti, alle commissioni di Camera e Senato e a tutte le forze politiche le proposte di modifica ai decreti legge varati dal Governo sull’ex Ilva, sull’indotto e sugli appalti nel confermare quanto comunicato nell’audizione in commissione Industria-Agricoltura del Senato abbiamo chiesto che i due decreti intervengano immediatamente e non dopo la dichiarazione di amministrazione straordinaria, con l’obiettivo di garantire l’occupazione e la produzione dei siti. Mantenere in funzione gli stabilimenti e l’indotto è condizione essenziale affinché ci siano gli investimenti anche per la decarbonizzazione e la salvaguardia dell’ambiente”. Fermo restando che “la nostra priorità è la salita pubblica del capitale – aggiungono – agli importanti decreti è necessario che siano apportate delle modifiche, in quanto le risorse stanziate non sono sufficienti. Inoltre, occorre prevedere che l’ammortizzatore sociale copra tutti i lavoratori coinvolti, compresi i dipendenti delle aziende, medie e piccole, dell’indotto e degli appalti. Tra le proposte di modifica, chiediamo altresì il blocco dei licenziamenti dei lavoratori delle aziende dell’indotto che si trovino in una condizione di difficoltà. Sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Chiediamo la ripresa del confronto a Palazzo Chigi e alle forze politiche in Parlamento di intervenire per migliorare i due decreti e garantire realmente la continuità produttiva, gli ammortizzatori sociali e la salvaguardia occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori diretti e occupati negli appalti di servizi”.
“Quando sta accadendo in queste ore intorno alla vertenza ex Ilva, dal pronunciamento del tribunale di Milano che ha rigettato il ricorso dell’azienda e l’ispezione interrotta e non effettuata dello stabilimento di Taranto, devono impegnare il Governo a mettere subito in sicurezza dell’azienda, garantendo contemporaneamente la continuità aziendale, produttiva e occupazionale – hanno affermano il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, e il segretario nazionale Valerio D’Alò –. L’eventuale avvio dell’amministrazione straordinaria dovrà essere preceduto da un incontro da tenersi urgentemente con il sindacato, per chiarire tutti gli aspetti collegati a questo delicato passaggio. Quello che va assolutamente evitato è lasciare la situazione del sito di Taranto e dell’intero gruppo in uno stato di incertezza gestionale. È necessario intervenire per potenziare le misure aggiunte nell’ultimo decreto a sostegno dei lavoratori sia diretti, che dell’appalto in occasione di uno stato di amministrazione straordinaria. Se quest’ultima sarà la strada da percorrere sarà indispensabile, oltre che il rilancio dell’azienda attraverso nuovi investimenti che rendano ambientalmente sostenibile la produzione, la tutela occupazionale di tutti i lavoratori del gruppo”.