(Teleborsa) – Con la presentazione della Legge di Bilancio 2024, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha delineato l’intenzione del Governo di realizzare nei prossimi tre anni privatizzazioni pari all’1% del PIL (circa 20 miliardi di euro), un passo considerato importante dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) per garantire la convergenza del rapporto debito/PIL verso gli obiettivi di finanza pubblica. Lo ricorda nel suo outlook per il 2024, cercando di delineare i possibili candidati a partecipare al programma di privatizzazioni, che è già partito con la cessione tramite ABB del 25% di per un valore di circa 0,9 miliardi di euro.
Escludendo per il momento le dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato, stimate da alcune fonti in oltre 300 miliardi di euro, il MEF detiene attualmente, direttamente o tramite Cassa Depositi e Prestiti, partecipazioni in società quotate per oltre 66,5 miliardi di euro. Secondo recenti fonti di stampa, tra le società interessate dalle privatizzazioni ci sarebbero attualmente , , Ferrovie dello Stato, e Rai.
Secondo il ministro Giorgetti “ci sono diversi dossier sulle privatizzazioni, alcuni come Ferrovie necessitano di scelte legislative e adeguamenti normativi, mentre altri come Poste o RaiWay potrebbero essere più facili da gestire”. Per quanto riguarda MPS, il Ministro è fiducioso che “una soluzione capace di ridefinire il sistema bancario in una prospettiva policentrica potrebbe concretizzarsi nel 2024”.
Nel dettaglio, Eni sta attualmente accelerando il piano di buy-back, aprendo potenzialmente la strada ad una riduzione della quota dello Stato nel gruppo energetico. Equita prevede che il riacquisto di Eni porterà la quota complessiva dello Stato sopra il 34%. Ai prezzi attuali di mercato, il 4% dell’Eni vale circa 2 miliardi di euro.
Contestualmente il MEF potrebbe procedere alla cessione di parte della propria partecipazione in Poste (29,3%), con un introito stimato in circa 3,8 miliardi di euro. Secondo i giornali, tra le opzioni al vaglio ci sarebbe la possibilità di annunciare la vendita in concomitanza con il nuovo piano industriale della società previsto per il 20 marzo 2024, data in cui verranno presentati i risultati FY23, e probabilmente anche la politica dei dividendi della società sarà rivista al rialzo.
L’attenzione del mercato è puntata anche sulla possibile cessione del 40% di Ferrovie dello Stato, con una valutazione stimata tra 4,5-5 miliardi di euro.
Per quanto riguarda Eni, Equita considera l’ipotesi di un collocamento come uno scenario “praticabile”, che possa “essere assorbito dal titolo senza eccessive pressioni”. Per Poste Italiane, considerata l’entità dell’offerta, è “probabile che il Governo non scelga, come ha fatto per MPS, lo strumento ABB, ma piuttosto un’offerta pubblica, aperta sia agli investitori istituzionali che al retail e ai dipendenti”.
Da segnalare che tra le altre partecipazioni direttamente possedute dal MEF figurano il 53,3% di (pari a 1 miliardo di euro), il 14,1% di (5,7 miliardi di euro), il 30,2% di (2,4 miliardi di euro), il 23,6% di (15,8 miliardi di euro) e il 39,2% di MPS (1,6 miliardi di euro).
Per quanto riguarda ENAV, Equita ritiene “improbabile un’eventuale cessione” data la natura dell’asset e il limitato ricavo che si otterrebbe eventualmente. STM e Leonardo devono invece, in linea di principio, essere escluse data la natura strategica delle due partecipazioni, unitamente alle difficoltà pratiche nel cedere la partecipazione in STM, detenuta attraverso una JV con il Governo francese.