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Commercialisti: società di capitali, cala il fatturato

(Teleborsa) – Il rallentamento del Pil e l’inflazione provocano un significativo calo dei fatturati aziendali. È quanto emerge dalle stime sui bilanci delle società di capitali realizzate dalla Fondazione nazionale dei commercialisti per il 2023 e il 2024, secondo le quali si registra lo scorso anno un calo del fatturato in termini reali pari a -2,8% e un andamento quasi piatto per l’anno in corso (+0,2%). Stime che contrastano con l’andamento del biennio post-Covid 2021-2022. Sempre in termini reali, infatti, il fatturato aziendale delle società di capitali italiane era cresciuto del 23,6% nel 2021 e del 17,4% nel 2022.
“Dopo la grande ripresa post-Covid del biennio 2021-2022 – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio –, che insieme alla crescita del fatturato ha visto un miglioramento complessivo delle condizioni economiche e finanziarie delle società osservate, nel biennio 2023-2024 assisteremo ad una fase di contenimento, che in alcuni casi potrebbe determinare anche situazioni di crisi. Nella fotografia scattata sul 2022, l’Osservatorio della nostra Fondazione nazionale ci restituisce, infatti, un’immagine solida delle società di capitali italiane che, nel biennio post-Covid, hanno sperimentato un buon recupero sia dell’attività che dei margini”. Secondo il numero uno dei commercialisti “il rallentamento in corso, che interessa il biennio 2023-2024, non dovrebbe tramutarsi in una crisi generalizzata, ma sarà molto importante tenere sotto controllo i principali indicatori economici e finanziari delle imprese che, in alcuni casi, potrebbero incappare in situazioni problematiche. Pertanto, il livello di monitoraggio dovrà necessariamente divenire più stringente e i sistemi di controllo e prevenzione dovranno supportare un’attività di sorveglianza più mirata”.

Stime fatturato 2023-2024. Nel corso del 2023, a causa del prolungarsi dell’incertezza economica legata alle tensioni geopolitiche e delle pressioni inflattive sui mercati delle materie prime, l’attività economica nell’area dell’euro e in Italia è andata via via rallentando. Secondo i dati ufficiali Istat, il Pil italiano è cresciuto dello 0,9% nel 2023 contro il +4% del 2022 e il +8,3% del 2021. Nel 2024, le più recenti previsioni dell’Unione europea stimano una crescita di +0,7%. In linea con l’andamento del Pil, anche i bilanci delle imprese tendono a flettere verso il basso. Secondo gli ultimi dati provenienti dalle statistiche sui flussi mensili della fatturazione elettronica, nei primi dieci mesi del 2023, l’imponibile IVA totale è diminuito del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. La produzione industriale, nell’intero anno, si è ridotta del 2,5%. Il fatturato delle imprese industriali, nel corso del 2023, fa registrare un calo dello 0,5%. Nel settore terziario, invece, il fatturato cresce anche se in misura contenuta (+3,9% nel 2023). Sulla base dei dati congiunturali relativi al 2023, i commercialisti stimano un calo del fatturato delle società di capitali che fanno parte dell’Osservatorio della Fondazione nazionale della categoria. In particolare, il fatturato complessivo, dopo una crescita nominale del 25,5% nel 2021 e del 26,1% nel 2022, è previsto aumentare del 3,1% in termini nominali e ridursi del 2,8% in termini reali per il 2023, con una possibile tenuta nel 2024, anno per il quale al momento si prevede un risultato pari a +2,2% in termini nominali e +0,2% in termini reali.

Bilanci 2022: principali indicatori. Sulla base di un campione di quasi 700mila bilanci di società di capitali, nel 2022 i dati aggregati indicano un quadro economico positivo che segue gli ottimi risultati fatti registrare nel 2021. A livello aggregato, il valore della produzione per dipendente è pari a 399.746 euro, in aumento del 19,5% rispetto al 2021. Tale incremento supporta anche il risultato operativo, che registra un incremento del 23%, con un valore pari a 20.007 euro, contro i 16.283 del 2021. Nonostante un incremento degli oneri finanziari, il risultato prima delle imposte aumenta fino a raggiungere i 23.392 euro per dipendente (+17,7%). Le imposte sul reddito (sempre rapportate al numero di dipendenti a livello aggregato) crescono del 23,5%, mentre l’utile netto per dipendente raggiunge il valore di 17.229 euro, in aumento del 15,7% rispetto all’anno precedente. Quasi invariato è risultato, invece, il patrimonio netto per dipendente, che ha fatto registrare un incremento dello 0,3%, risultando pari a quasi 207 mila euro, mentre i debiti sono aumentati del 2,1%. In particolare, i debiti bancari sono diminuiti del 3,7%, mentre quelli tributari sono aumentati del 6,8%, con una tendenza all’aumento più accentuata nelle MPMI (mediamente intorno al 9%). Da segnalare un forte aumento del risultato operativo tra le grandi imprese (+47,2%) che presentano, però, un valore medio per dipendente più basso rispetto agli altri segmenti dimensionali.

Andamento dei ricavi, del valore aggiunto e dei dipendenti. Nel 2022 i dati indicano una crescita del fatturato nominale pari al 26,1% che si traduce in un +16,4% in termini reali, cioè al netto dell’inflazione. La crescita nominale del fatturato è più elevata nelle imprese di maggiori dimensioni, mentre è risultata più elevata nel Centro (+42,3%) rispetto al Sud (+18,7%). Il valore aggiunto, rappresentato dalla differenza tra valore della produzione e costi esterni, è aumentato del 10,1%. L’incremento di tale indicatore è stato maggiore nelle imprese di minori dimensioni rispetto alle medie e alle grandi. Nel corso del 2022, a fronte dell’aumento del 26,1% del fatturato, il numero totale dei dipendenti occupati nelle società di capitali è aumentato del 5,6%. Nelle grandi imprese (con più di 250 dipendenti) si è verificata la crescita più elevata (+9,1%), mentre nelle microimprese (0-9 dipendenti) si è registrato un decremento (-1,9%). Sulla base dei bilanci relativi all’anno 2022, le società in utile sono pari al 75,4% del totale, in decremento rispetto al 2021 (76,8%). La quota di società che presenta un bilancio in utile è più elevata tra le piccole imprese (10-49 dipendenti) (87,6%), mentre la quota più bassa si registra tra le grandi imprese (+250 dipendenti) (71,5%).

I settori di attività. Con riferimento ai settori di attività economica, nel 2022, si va dal +78,8% del settore “Energia, acqua e rifiuti” al +3,4% del settore “Attività sportive”. Da segnalare “Information technology” e “Servizi professionali e altri servizi” con tassi di crescita superiori al 30%. Alcuni settori mostrano percentuali comprese tra il 20 e il 30%: Industria manifatturiera (+22,5%), Commercio (+23%), Altre attività di servizi alla persona (+21,2%). Diversi settori presentano tassi di crescita del fatturato tra il 10 e il 20%: “Agricoltura, Industria estrattiva”, “Riparazioni meccaniche e di macchinari”, “Costruzioni”, “Trasporti e logistica”, “Ristoranti e alberghi”, “Sanità”, “Arte e cultura”. I settori con tassi di crescita del fatturato inferiori al 10%, ma comunque positivi, sono, oltre alle “Attività sportive”, “Editoria, Cinema e telecomunicazioni” (+4,5%), “Attività immobiliari” (+5,9%), “Istruzione” (+8,1%).

I ricavi a livello territoriale. A livello territoriale, le regioni che fanno registrare la crescita più elevata dei ricavi sono Lazio (+53,6%), Valle d’Aosta (+42,8%) e Sardegna (+42,5%). Le regioni con la crescita dei ricavi più bassa sono Umbria (+12%), Marche (+16%) e Piemonte (+16,4%). Invece, le province con la crescita dei ricavi più elevata sono Siracusa (+153%), Latina (+63,4%) e Cagliari (+60,4%).

L’andamento dei dipendenti a livello territoriale. Per quanto riguarda i dipendenti, le regioni con la crescita più elevata sono nel Sud e sono Calabria (+12,7%) e Sicilia (+8,1%), mentre altre due regioni del Sud fanno registrare il calo maggiore e sono Basilicata (-8,6%) e Molise (-4,6%). Tra le province, Sondrio fa registrare una crescita molto elevata (+284,8%) seguita da Agrigento (+28,4%) e Cosenza (+25,7%). Le province con un calo dei dipendenti sono Potenza (-13,8%), Campobasso (-11,3%), Nuoro (-9,7%), Siracusa (-9,4%), Salerno (-2,4%) e Benevento (-1,2%).

Le imprese che chiudono il bilancio in utile. Infine, la Campania è la regione con la quota di società in utile più elevata (78,1%), mentre il Lazio è la regione con la quota più bassa (69,4%). Tra le province, quelle con la quota più alta di società in utile sono Salerno (79,6%), Belluno (79,5%) e Caserta (78,7%). Le province con la quota più bassa di società in utile sono Grosseto (64,7%), Imperia (66%) e Savona (66,5%).


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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