(Teleborsa) – I dati sulla crescita e sull’inflazione sono stati contrastanti dopo la riunione del Consiglio direttivo della BCE di gennaio. Sul fronte della crescita, il PIL del quarto trimestre si è rivelato più debole del previsto, ma gli indicatori dei sondaggi hanno mostrato segnali di miglioramento e la presidente Lagarde ha ribadito che gli indicatori forward-looking indicano una “ripresa entro la fine dell’anno”. Dal lato dell’inflazione, l’inflazione core sequenziale è risultata più elevata nei mesi di gennaio e febbraio rispetto al quarto trimestre, ma la crescita salariale ha iniziato a rallentare. Lo fanno notare gli analisti di in attesa del meeting BCE di questa settimana.
Secondo gli esperti, il linguaggio politico contenuto nella dichiarazione della BCE dovrebbe rimanere invariato e ribadire che: (1) i tassi attuali stanno “dando un contributo sostanziale” alla disinflazione; (2) i tassi saranno fissati “a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”; e (3) la politica seguirà un approccio dipendente dai dati. Dato il probabile downgrade delle proiezioni di inflazione, l’attesa è che il Consiglio direttivo riconosca ulteriori progressi nel ritorno al target dell’inflazione.
La presidente Lagarde dovrebbe sottolineare nella conferenza stampa che le proiezioni sembrano incoraggianti, che il Consiglio resta dipendente dai dati, ma che ha bisogno di maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione ritornerà al 2% in modo tempestivo e sostenibile. Lagarde potrebbe aggiungere che sarà necessario “qualche altro” mese di dati per acquisire sufficiente fiducia nelle prospettive di inflazione.
Guardando oltre questa settimana, Goldman Sachs si aspetta ora il primo taglio dei tassi a giugno invece che ad aprile, poiché due sorprese consecutive al rialzo sul ritmo sequenziale dell’inflazione core hanno ridotto le probabilità di un taglio anticipato. Detto questo, continuano a ricercare una disinflazione più rapida di quella prevista nelle proiezioni aggiornate dello staff. L’opinione si basa sulla risoluzione degli shock di offerta post-pandemia che guidano un processo di disinflazione nell’area euro. Continuano quindi ad attendersi che il Consiglio direttivo proceda con tagli consecutivi fino al raggiungimento del tasso terminale del 2,25%. Lo scenario di riferimento prevede ora 5 tagli nel 2024 (contro i 6 precedenti) e 2 tagli nel 2025 (contro 1 in precedenza).