(Teleborsa) – La Banca d’Italia ribadisce le stime del PIL diffuse lo scorso 5 aprile. Secondo le proiezioni il PIL crescerebbe dello 0,6 per cento nel 2024 (dello 0,8 escludendo la correzione per le giornate lavorative), dell’1,0 nel 2025 e dell’1,2 nel 2026, beneficiando della ripresa dei redditi reali e della domanda estera. È quanto evidenzia il bollettino economico dell’istituto centrale. Quest’anno l’inflazione diminuirebbe all’1,3 per cento, principalmente per il contributo negativo della componente energetica, risalendo fino all’1,7 nel 2025 e nel 2026. L’inflazione di fondo, sostenuta dalla dinamica dei costi unitari del lavoro, – rileva Bankitalia – si collocherebbe al 2 per cento nella media di quest’anno e scenderebbe all’1,7 nel prossimo biennio. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso; derivano da un impatto della restrizione monetaria più accentuato del previsto, da effetti più marcati della riduzione degli incentivi al comparto edilizio e dalla possibilità che la debolezza del commercio mondiale persista più a lungo rispetto a quanto stimato. I rischi sull’inflazione sono invece bilanciati.
In Italia la debolezza della fase ciclica si è estesa al primo trimestre del 2024
Secondo le stime di Bankitalia in Italia l’attività economica è aumentata in misura contenuta nel primo trimestre del 2024, risultando ancora frenata dalla flessione della manifattura, a fronte di una ripresa nei servizi. La fiacchezza dei consumi, che recupererebbero solo in parte il calo della fine dello scorso anno, si sarebbe accompagnata a un lieve incremento degli investimenti privati, sostenuti dall’autofinanziamento.
Il saldo di conto corrente resta positivo
Nel quarto trimestre del 2023 il conto corrente si è confermato in avanzo: il miglioramento del saldo mercantile e di quello dei servizi ha più che compensato il deterioramento di quello dei redditi da capitale. Su quest’ultimo ha influito il rialzo dei tassi di interesse ufficiali in atto da luglio del 2022: l’Italia detiene una posizione creditoria netta verso l’estero, che si è ulteriormente rafforzata, ma risulta in debito nelle voci più sensibili ai tassi di riferimento. Gli investitori non residenti hanno continuato a effettuare acquisti netti di titoli di debito pubblici e privati.
Il tasso di occupazione rimane su livelli elevati e le retribuzioni accelerano gradualmente
L’occupazione, dopo essere fortemente salita alla fine dello scorso anno, in special modo nei servizi e nelle costruzioni, è rimasta stabile nei primi due mesi del 2024, pur continuando a crescere nella componente a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione resta su livelli storicamente bassi. La dinamica del costo del lavoro dovrebbe intensificarsi nel corso dell’anno; sarà sospinta dai rinnovi contrattuali recentemente siglati e da quelli attesi, in particolare nel terziario. I margini di profitto, ancora elevati soprattutto nei servizi, offrono alle imprese spazio per assorbire i futuri rialzi salariali senza innescare pressioni inflazionistiche.
È proseguito il calo dell’inflazione di fondo
Nel primo trimestre l’inflazione al consumo è rimasta su valori contenuti; quella di fondo è ulteriormente diminuita per effetto del forte rallentamento dei prezzi dei beni, a fronte di una riduzione meno accentuata della componente dei servizi. Le imprese e le famiglie hanno rivisto al ribasso le loro attese di inflazione, nel breve e nel medio termine. Nonostante le tensioni riguardanti il commercio marittimo nel Mar Rosso, è continuata la discesa dei prezzi dei beni intermedi.
La restrizione monetaria continua a trasmettersi al credito
Il costo del credito resta su livelli elevati e frena ancora la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie. L’alta percezione del rischio da parte delle banche concorre a mantenere rigidi i criteri di offerta. Continua la flessione della raccolta bancaria: la contrazione dei depositi in conto corrente e del rifinanziamento presso l’Eurosistema è stata solo in parte compensata dall’ aumento degli altri depositi e della raccolta obbligazionaria.
Il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024
Nel 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito al 7,2 per cento del PIL: il calo è stato inferiore a quanto programmato lo scorso autunno a causa dei maggiori costi del Superbonus. L’incidenza del debito sul prodotto si è ridotta di circa 3 punti percentuali, al 137,3 per cento, principalmente per effetto del differenziale fra onere medio del debito e crescita nominale dell’economia. Il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024, presentando – in considerazione della riforma in corso delle regole di bilancio europee – l’evoluzione dei conti solo nel quadro tendenziale. L’indebitamento netto diminuirebbe fino al 2,2 per cento nel 2027; l’incidenza del debito sul prodotto aumenterebbe di 2,5 punti percentuali nel complesso del triennio 2024-26, in conseguenza dei riflessi di cassa dei crediti di imposta per l’edilizia maturati negli scorsi anni, per poi ridursi leggermente nel 2027.
L’economia mondiale segna un miglioramento trainato dagli Stati Uniti
All’inizio dell’anno sono emersi segnali di rafforzamento dell’economia globale, più diffusi nei servizi. Negli Stati Uniti i consumi si sono mantenuti particolarmente robusti e l’occupazione è cresciuta oltre le attese; di contro, la domanda aggregata resta debole in Cina, anche per il perdurare della crisi del settore immobiliare. Secondo le stime più recenti dell’FMI, nel 2024 il PIL mondiale continuerà a crescere di poco più del 3 per cento, frenato anche dalle politiche monetarie restrittive. Le tensioni nel Medio Oriente hanno finora avuto un impatto limitato sull’interscambio di merci. In base a nostre stime, quest’anno il commercio internazionale si espanderà del 2,4 per cento, meno del prodotto mondiale. Restano significativi i rischi al ribasso per l’economia globale, connessi con un eventuale aggravamento dei conflitti in corso.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito l’orientamento delle politiche monetarie rimane restrittivo
Nei primi mesi dell’anno si è arrestata la disinflazione negli Stati Uniti. In marzo la Federal Reserve e la Bank of England hanno lasciato invariati i tassi di riferimento e comunicato che l’orientamento rimarrà restrittivo fino al consolidarsi del calo dell’inflazione; la Banca del Giappone ha innalzato i tassi ufficiali per la prima volta dal 2007, portandoli su livelli positivi, e ha interrotto la strategia di controllo della curva dei rendimenti. Gli investitori hanno posticipato il momento in cui si attendono un allentamento monetario negli Stati Uniti. Nonostante l’aumento dei rendimenti delle obbligazioni, le condizioni finanziarie nelle maggiori economie avanzate restano distese.
Nell’area dell’euro l’attività economica ristagna e la disinflazione prosegue
All’inizio del 2024 il PIL dell’area dell’euro ha continuato a ristagnare per la debolezza dell’industria, a fronte di segnali di recupero nel terziario. Continua il sentiero discendente dell’inflazione al consumo, soprattutto per i beni industriali non energetici e alimentari, mentre quella dei servizi rimane su livelli elevati. Gli indicatori che stimano la dinamica di fondo dei prezzi al netto delle fluttuazioni più erratiche sono scesi marcatamente dall’inizio del 2023. Nelle valutazioni della Banca d’Italia i recenti rincari del trasporto marittimo dovuti alle tensioni nel Mar Rosso non comporteranno pressioni inflazionistiche significative. Secondo le proiezioni di marzo degli esperti della BCE, quest’anno l’inflazione diminuirà al 2,3 per cento, tornando in linea con l’obiettivo nel 2025 e nel 2026.
La BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento e ha modificato l’assetto operativo
In aprile il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse ufficiali. Ha inoltre annunciato che sarà opportuno ridurre il livello di restrizione della politica monetaria qualora la propria valutazione circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse accrescere ulteriormente la sua fiducia che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo. In seguito alla revisione dell’assetto operativo, il Consiglio – conclude Bankitalia – continuerà a definire l’orientamento della politica monetaria attraverso il tasso di interesse sui depositi presso l’Eurosistema.