(Teleborsa) – Il presidente della Repubblica SergioMattarella ha promulgato la legge sull’autonomia differenziata, dopo 6 giorni dalla sua approvazione definitiva da parte del Parlamento. Nessuna frenata da parte del Quirinale quindi, ipotesi che si era fatto largo nei giorni scorsi che prevedeva un esame non velocissimo da parte del Colle. Ora si dovrà attendere solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e da quel momento il provvedimento diventerà legge dello Stato. A quel punto il ministro Calderoli potrebbe avviare le trattative con il Veneto e le altre Regioni interessate a farne ricorso, ma permetterà anche a chi vuole promuovere un referendum di attivarsi.
“Se il 19 giugno è passato alla storia per essere la data dell’approvazione dell’Autonomia, il 26 giugno è sicuramente una data storica nel quale il presidente Mattarella ha promulgato la legge dell’Autonomia”, ha commentato la notizia il governatore del Veneto, Luca Zaia. “Adesso attenderemo la pubblicazione in gazzetta ufficiale per poi chiedere di ripartire con le trattative rispetto alle materie previste dalla costituzione”, ha aggiunto.
La legge Calderoli permette al ministro per gli Affari Regionali di avviare una trattativa per la devoluzione fin da subito per le 184 funzioni che non richiedono la definizione dei Lep (tra queste c’è anche il tema delle professioni). Per i Livelli essenziali di prestazione invece bisognerà attendere i decreti legislativi, per i quali il governo ha 24 mesi di tempi. Solo una volta che verranno definiti il ministro per gli Affari regionali potrà aprire la trattativa per devolvere le restanti 320 funzioni.
La firma di Mattarella sulla legge permette però anche agli oppositori di attivarsi per il referendum per abrogarla. In questo caso le opzioni sono due: c’è la via popolare, con la raccolta di 500mila firme, e quella “regionale” con una richiesta firmata da cinque presidenti di Regione. In questo ultimo caso lo sguardo resta puntato sui movimenti delle cinque Regioni governate dal centrosinistra: Toscana, Emilia Romagna, Sardegna, Campania e Puglia.
Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha già dichiarato di essere pronto a intraprendere questa iniziativa ma a preoccupare maggiormente è lo status del presidente dell’Emilia Romagna: Stefano Bonaccini è stato infatti eletto al Parlamento europeo è avendo scelto di andare a Strasburgo dovrà firmare le sue dimissioni, attese per l’11 o il 12 luglio. Una volta abbandonato l’incarico però il Consiglio Regionale dovrà limitarsi agli affari correnti e non potrà firmare l’iniziativa referendaria. La rapida firma del Presidente della Repubblica potrebbe però aiutare Bonaccini a firmare l’iniziativa prima delle dimissioni Mattarella.