25 Novembre 2024

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    First Capital, Banca Akros alza target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Banca Akros ha incrementato a 29,50 euro per azione (dai precedenti 28,00 euro) il target price su First Capital, holding finanziaria specializzata in investimenti di Private Investments in Public Equity e di Private Equity quotata su Euronext Growth Milan, confermando la raccomandazione “Buy” sul titolo.Gli analisti scrivono che, nonostante le avverse condizioni di mercato che caratterizzano gli indici Small Cap italiani, il titolo è “significativamente sottovalutato”. Credono che il cosiddetto holding discount sia correttamente bilanciato dalla competenza del management della società che esegue le decisioni di investimento e dalla capacità della società di ottenere l’accesso agli investimenti in società private (ad esempio investimenti tramite Space Gemini).(Foto: Carrie Allen www.carrieallen.com on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    UniCredit-Banco BPM, First Cisl: fondamentale tutela del lavoro e rete di sportelli

    (Teleborsa) – “L’offerta pubblica di scambio volontaria lanciata da UniCredit su Banco BPM non prevede un premio sostanzioso sul prezzo di chiusura di venerdì dell’azione di Banco BPM e sarà eventualmente sostenuta da un aumento di capitale ingente di UniCredit. Al di là della reazione a caldo, si tratta ora di vedere quale sarà la risposta del mercato nelle prossime settimane e quali saranno le reazioni dei principali attori coinvolti, a cominciare da Banco BPM, il cui CdA ha in agenda una riunione per domani, senza dimenticare che il suo principale azionista, Crédit Agricole Italia, ha oltre il 9% del capitale di Piazza Meda”. Lo afferma il Segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani.”Inoltre, nonostante le rassicuranti dichiarazioni di Orcel, saranno valutati anche i futuribili riflessi su MPS – aggiunge – Insomma, un’operazione straordinaria che presenta elementi di incertezza, senza escludere variazioni delle condizioni di offerta”.”Di certo un’eventuale fusione tra UniCredit e Banco BPM rappresenterà un test rilevante per gli assetti del settore – dice Colombani – La nostra attenzione e applicazione sarà massima. Al primo posto, ovviamente c’è e ci sarà la tutela del lavoro. Intanto, non si vedono ragioni, anche in forza dei livelli di efficienza raggiunti, per ridurre il numero delle persone complessivamente occupate nei due gruppi bancari, che erano oltre 52mila in Italia alla fine dello scorso anno. Infatti, una banca che vuol fornire un contributo per le trasformazioni epocali in atto nell’economia e nella società non ha bisogno di ridurre il numero di persone occupate, che dovranno essere continuamente aggiornate e formate”. “Inoltre, è importante la salvaguardia delle reti di filiali dei due gruppi, che peraltro sono già state molto ridotte negli ultimi anni – aggiunge – Dalle dichiarazioni sembra esserci l’intenzione di non procedere a chiusure significative. D’altra parte sarebbe un controsenso, visto che Banco BPM ha in Lombardia oltre 500 sportelli e proprio questa caratteristica è uno dei principali fattori apprezzati da Piazza Gae Aulenti”. LEGGI TUTTO

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    Warren Buffett, la sua fortuna finirà in tre trust: mai desiderato creare una dinastia

    (Teleborsa) – Warren Buffett, il miliardario statunitense soprannominato “oracolo di Omaha”, ha preso nuove scelte per donare la sua ricchezza dopo la sua morte, creando dei trust per la beneficenza che saranno supervisionati dalla figlia e dai due figli quando morirà, e nominando dei trustee per questi veicoli.In particolare, si legge in una lettera agli azionisti della holding Berkshire Hathaway, Buffett convertirà 1.600 azioni A in 2.400.000 azioni B per donare queste azioni B a quattro fondazioni familiari: 1.500.000 azioni alla Susan Thompson Buffett Foundation e 300.000 azioni a ciascuna delle Sherwood Foundation, Howard G. Buffett Foundation e NoVo Foundation.”Le donazioni che faccio oggi riducono il mio patrimonio di azioni Berkshire Hathaway Classe A a 206.363, un calo del 56,6% rispetto alla mia promessa del 2006 – si legge nel documento – Nel 2004, prima che Susie, la mia prima moglie, morisse, noi due possedevamo 508.998 azioni Classe A. Per decenni, avevamo entrambi pensato che mi sarebbe sopravvissuta e che in seguito avrebbe distribuito la stragrande maggioranza della nostra grande fortuna. Non doveva essere così”.”Quando Susie morì, il suo patrimonio era di circa 3 miliardi di dollari, con circa il 96% di questa somma destinata alla nostra fondazione. Inoltre, lasciò 10 milioni di dollari a ciascuno dei nostri tre figli, il primo grande dono che abbiamo fatto a uno di loro – ha raccontato – Questi lasciti riflettevano la nostra convinzione che i genitori estremamente ricchi dovrebbero lasciare ai loro figli abbastanza da poter fare qualsiasi cosa, ma non abbastanza da non poter fare nulla”.Buffett negli anni ha fatto donazioni miliardarie a diversi enti benefici e anche la comunicazione odierna va in questo senso: “I figli hanno più che giustificato le nostre speranze e, alla mia morte, avranno la piena responsabilità di distribuire gradualmente tutti i miei possedimenti Berkshire. Questi ora rappresentano il 99,5% della mia ricchezza”.”Non ho mai desiderato creare una dinastia o perseguire un piano che si estendesse oltre i figli – ha detto il leggendario investitore – Conosco bene i tre e mi fido completamente di loro. Le generazioni future sono un’altra questione. Chi può prevedere le priorità, l’intelligenza e la fedeltà delle generazioni successive per gestire la distribuzione di una ricchezza straordinaria in quello che potrebbe essere un panorama filantropico molto diverso? Tuttavia, l’enorme ricchezza che ho accumulato potrebbe richiedere più tempo per essere distribuita di quanto vivano i miei figli. E le decisioni di domani saranno probabilmente prese meglio da tre cervelli vivi e ben diretti che da una mano morta”.”Pertanto, sono stati designati tre potenziali successori fiduciari. Ognuno è ben noto ai miei figli e ha senso per tutti noi. Sono anche un po’ più giovani dei miei figli. Ma questi successori sono in lista d’attesa. Spero che Susie, Howie e Peter stessi sborsino tutti i miei beni”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    TMP Group, contributo di 637 mila euro da Regione Sicilia per Hub di innovazione

    (Teleborsa) – TMP Group, tech-media company italiana quotata su Euronext Growth Milan e specializzata nella progettazione e sviluppo di strategie di comunicazione, è stata selezionata da Regione Sicilia nell’ambito del bando “CONNESSIONI NUOVI LUOGHI PER L’INNOVAZIONE”. Il progetto verrà sviluppato per 22 mesi a partire da novembre 2024 con termine a settembre 2026 e prevede un investimento totale stimato per 999.700 euro, di cui un contributo a fondo perduto di 637.055 euro.Il contributo a fondo perduto verrà erogato per un 40% in modalità anticipata, nel rispetto delle norme del bando, pari a 254.822 euro, durante il 2024, ed il restante 60% nell’arco di durata del progetto in modalità SAL.TMP Group, che nel 2021 ha lanciato e registrato il format di polo dell’innovazione Hangar21, curerà la creazione e il lancio dell’Hub palermitano, in termini di adeguamento strutturale e innovazione tecnologica, con focus sulle tecnologie abilitanti blockchain, intelligenza articiale, Internet of Things, realtà aumentata e virtuale. LEGGI TUTTO

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    Generali, rumors: trattative con Natixis per aggregazione nell’asset management

    (Teleborsa) – La compagnia assicurativa italiana Generali sta tenendo colloqui iniziali con il gestore patrimoniale francese Natixis Investment Managers per un potenziale accordo nell’asset management. Lo scrive il Financial Times, spiegando che le società non hanno ancora concordato i termini di un accordo e non è ancora chiaro se i colloqui porteranno a un accordo.Natixis Investment Managers è uno dei maggiori gestori patrimoniali al mondo con oltre 1,3 trilioni di dollari di asset in gestione (1,2 trilioni di euro), e offre una gamma di soluzioni diversificate tra asset class, stili e veicoli, tra cui strategie e prodotti innovativi in ambito ESG. Con sede a Parigi e a Boston, Natixis Investment Managers fa parte della divisione Global Financial Services di Groupe BPCE, il secondo gruppo bancario in Francia attraverso le reti retail Banque Populaire e Caisse d’Epargne.Generali Investments è il polo di asset management del Gruppo Generali, uno dei più grandi player mondiali nel settore assicurativo e di asset management. Al secondo trimestre del 2024, Generali Investments ha 670 miliardi di euro di asset in gestione. LEGGI TUTTO

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    Wall Street in rialzo e rendimenti Treasury in ribasso con nomina Bessent al Tesoro

    (Teleborsa) – Seduta positiva a Wall Street, con il mercato azionario in rialzo e i rendimenti dei Treasury in declino, dopo che gli investitori hanno accolto con favore la scelta di Scott Bessent come Segretario del Tesoro degli Stati Uniti da parte di Donald Trump.La nomina del gestore di hedge fund ha alleviato le preoccupazioni sul programma inflazionistico del nuovo presidente in arrivo, che portato i rendimenti dei Treasury a 10 anni fino al 4,5%. “Consideriamo la nomina credit positive nel breve termine, anche dato che si prevede che Bessent implementerà politiche più moderate associate a tagli fiscali e dazi, e questo dovrebbe ridurre le aspettative di un aumento dell’inflazione negli Stati Uniti”, commentano gli analisti di UniCredit.Sul fronte macroeconomico, la giornata è priva di indicazioni significative. Prima della campanella è emerso che l’indice FED Chicago sull’attività nazionale (CFNAI) è peggiorato a ottobre.Tra gli annunci societari, Macy’s ha annunciato un ritardo nella pubblicazione dei conti per terzo trimestre (citando un problema contabile), Merck ha affermato che il suo farmaco Winrevair ha contribuito a ridurre significativamente il rischio di morte nei pazienti con una rara condizione che causa ipertensione polmonare, Summit Materials ha annunciato che il fornitore di materiali edili Quikrete l’acquisirà in un accordo valutato 11,5 miliardi di dollari.Guardando ai principali indici di Wall Street, il Dow Jones mostra una plusvalenza dell’1,13%, proseguendo la serie di quattro rialzi consecutivi, iniziata mercoledì scorso; sulla stessa linea, performance positiva per l’S&P-500, che continua la giornata in aumento dello 0,79% rispetto alla chiusura della seduta precedente. Sale il Nasdaq 100 (+0,79%); con analoga direzione, positivo l’S&P 100 (+0,74%). LEGGI TUTTO

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    Lavoro, Istat: al Sud per un dipendente privato extra-agricolo su 10 meno di 7,79 euro/ora

    (Teleborsa) – Nel 2021, la mediana della retribuzione oraria (per ora retribuita) nel Mezzogiorno è inferiore di 1,29 euro/ora rispetto a quella del Centro-Nord. In altri termini, sebbene nel corso degli anni considerati la differenza sia diminuita, in mediana la retribuzione nel Mezzogiorno è solo l’89,3% di quella del Centro-Nord. Il gap territoriale aumenta se si considera la retribuzione annuale (percepita nel corso dell’anno) che dipende anche dall’input di lavoro: in mediana, le posizioni occupate nel Mezzogiorno mostrano una retribuzione inferiore ai 9 mila euro (l’unica eccezione si osserva nel 2016 quando hanno raggiunto i 9.142 euro), mentre nel Centro-Nord non scendono mai sotto i 13 mila euro (nel 2021 la differenza si attesta a 6.536 euro). Il valore mediano della retribuzione annuale nel Mezzogiorno è, dunque, poco più della metà di quello del Centro-Nord. È quanto rileva l’Istat in un approfondimento sulle differenze territoriali nell’occupazione, nell’input di lavoro e nelle retribuzioni per le posizioni lavorative dipendenti nel settore privato extra-agricolo, per gli anni dal 2014 al 2021, a partire dai dati del registro RACLI (disponibile dal 2014) che costituisce il modulo sui lavoratori dipendenti del settore privato extra-agricolo del nuovo Registro Tematico del Lavoro (RTL).Nel Mezzogiorno, circa una posizione su dieci percepisce una retribuzione oraria inferiore ai due terzi della mediana nazionale – inferiore cioè a 7,79 euro/ora, essendo la mediana nazionale pari a 11,69 euro/ora – classificandosi tra i cosiddetti low pay job (lpj); nel Centro-nord i lpj sono la metà, uno ogni venti. D’altra parte, quasi un quinto delle posizioni nel Centro-Nord percepisce retribuzioni orarie superiori a una volta e mezzo la mediana nazionale – superiore cioè a 17,54 euro/ora – classificandosi come high pay jobs (hpj); nel Mezzogiorno gli hpj sono meno di un decimo. Tali risultati sintetizzano le caratteristiche della distribuzione delle posizioni lavorative per retribuzione oraria (per ora retribuita) nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno: entrambe le distribuzioni mostrano un’asimmetria positiva, ma nel Mezzogiorno si osserva una maggiore presenza dei livelli più bassi.Differenze territoriali evidenti si osservano anche per quanto riguarda il costo del lavoro: nel 2021 il suo valore mediano (per ora retribuita) è pari a 16,70 euro nel Centro-Nord e a 14,32 euro nel Mezzogiorno; il valore mediano della quota dei contributi, a carico del datore e del lavoratore, sul costo del lavoro è rispettivamente pari al 34,2% e al 31,6%. Tale differenza (di 2,6 punti) è frutto di un’inversione di tendenza osservata nel 2020, anche per effetto dell’attivazione di politiche di decontribuzione per il Mezzogiorno: fino al 2019 la quota dei contributi sul costo del lavoro è più alta nel Mezzogiorno (di circa 0,2/0,3 punti).Il settore privato extra agricolo, nel 2021, ha occupato 15,4 milioni di dipendenti, per un totale di 19,5 milioni di posizioni lavorative (con almeno un’ora retribuita nell’anno a carico del datore di lavoro); le posizioni nel Centro-Nord rappresentano il 75,8% del totale (occupate dal 76,6% dei lavoratori), mentre quelle nel Mezzogiorno il restante 24,2% (24,8% dei lavoratori). Al primo gennaio 2019 sono attive 2 mln e 577 mila posizioni nel Mezzogiorno e 9 mln e 803 mila nel Centro-Nord; al primo gennaio 2020 le posizioni salgono rispettivamente a 2 mln e 664 mila (+3,4% sull’anno precedente) e a 9 mln e 970 mila (+1,7%), registrando tassi medi di attivazione – pari al 4,4% nel Centro-Nord e al 6,6% nel Mezzogiorno – superiori a quelli di cessazione (di 0,3 punti e di 0,5 punti percentualirispettivamente). Nel giugno 2020, si raggiunge il picco negativo di variazione tendenziale (-3,8% nel Centro-Nord e -3,1% nel Mezzogiorno rispetto a giugno 2019), mentre già ad aprile dello stesso anno si raggiunge il valore minimo nei tassi di attivazione e cessazione (1,1% e il 2,0% nel Centro-Nord e 1,8% e il 2,4% nel Mezzogiorno); a gennaio 2021, le posizioni attive nel Mezzogiorno si attestano a 2 mln e 703 mila (+1,5% su gennaio 2020) e nel Centro-Nord a 9 mln e 777 mila (-1,9%). Nel Mezzogiorno il numero di posizioni supera dunque già a gennaio 2021 il valore del 2019, mentre nel Centro-Nord ciò si osserva solo a partire da luglio 2021, quando la variazione tendenziale sul 2019 torna a essere positiva. Al primo dicembre 2021, il Centro-Nord raggiunge 10 mln e 638 mila posizioni (+4,1% su dicembre 2020 e +2,3% su dicembre 2019) e il Mezzogiorno 3 mln 81mila posizioni (+6,3% su dicembre 2020 e +8,4% su dicembre 2019).Nel 2021, la durata mediana nell’anno delle posizioni è pari a 365 giorni nel Centro-Nord e a 277 giorni nel Mezzogiorno, valore quest’ultimo che, seppur inferiore a quello del 2014 (pari a 310 giorni), supera il minimo registrato nel 2018 (241 giorni). Nel dettaglio, la quota di posizioni con durata inferiore ai tre mesi (90 giorni) nel Centro-Nord è pari al 22%, con una variazione nel periodo compresa tra il 18,7% registrato nel 2014 e il 23,4% registrato nel 2018, mentre nel Mezzogiorno è pari al 27%, valore superiore di 5 punti rispetto al Centro-Nord, ma, comunque, inferiore a quello massimo, pari a quasi il 30%, raggiunto nel 2018.Se nel 2014 la più elevata incidenza di attivazioni a tempo determinato si osservava al Centro-Nord (74 ogni cento attivazioni, rispetto alle 66 nel Mezzogiorno), nel corso degli anni il Mezzogiorno si è velocemente avvicinato e, dal 2019, la quota ha superato quella del Centro-Nord (73,2% contro 73,7%), con una differenza che nel 2021 è arrivata a oltre 3 punti percentuali (74,9% contro 78,1%).Nel 2021, poco più di un terzo (il 35,6%) delle posizioni attive del Mezzogiorno sono occupate da donne, quota inferiore di 0,3 punti a quella registrata nel 2014 (35,9%) e di 1,6 punti a quella del 2019, anno in cui si raggiunge il valore massimo (37,2%). L’emergenza sanitaria, nel 2020, ha di fatto interrotto un trend di occupazione femminile crescente, che aveva portato anche al graduale avvicinamento del Mezzogiorno al Centro-Nord, complice la diminuzione osservata in quest’ultima area (da 42,6% del 2014, al 42,3% del 2019). Rispetto all’anno precedente, infatti, nel 2020 la quota di posizioni occupate da donne diminuisce – soprattutto nel Mezzogiorno (1,4 punti contro 0,3 punti del Centro-Nord) – e anche nel 2021 si osserva una diminuzione di 0,2 punti in entrambe le aree. Se nel 2014 la quota di posizioni occupate da giovani under 35 nel Mezzogiorno è superiore di quasi 3 punti percentuali a quella del Centro-Nord, negli anni successivi il gap si è ridotto arrivando a una differenza inferiore al punto percentuale nel 2021. La perdita di posizioni occupate da giovani nel Mezzogiorno è stata marcata – dal 36,5% del 2014 si è scesi al 35,2% nel 2021 – e si è contrapposta all’aumento osservato nel Centro-Nord, dove si è passati dal 33,7% al 34,4%; le dinamiche descritte sono entrambe sintesi dei seguenti elementi: i) la diminuzione osservata tra il 2014 e il 2016, maggiore nel Mezzogiorno; ii) l’aumento osservato nel triennio successivo, più marcato nel Centro-Nord, iii) il crollo registrato nel 2020, simile sul territorio, e iv) la ripresa osservata nel 2021, più evidente nel Centro-Nord. Nel Mezzogiorno la quota di posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea, nel 2021, è pari all’11,5%, inferiore di oltre 4 punti percentuali a quella del Centro-Nord (Figura 6), una distanza che si è ampliata a partire dal 2020: la quota di posizioni occupate da lavoratori con almeno una laurea al Centro-Nord è aumentata di oltre 2 punti percentuali (da 13,4% nel 2014 a 15,6% nel 2021), mentre la crescita nel Mezzogiorno si è fermata a 1,6 punti (da 9,9% a 11,5%).Le posizioni a tempo pieno e attive per tutto l’anno, le cosiddette full time full year, nel Mezzogiorno rappresentano meno di un quarto delle posizioni totali (il 24,1% nel 2021), quota di 11,6 punti percentuali inferiore a quella del Centro-Nord (35,7%); inoltre, nel corso degli anni, la distanza tra le ripartizioni è aumentata e ha raggiunto il valore massimo nel 2020, quando è salita a 14,1 punti (25,3% rispetto a 39,4%).Tale evidenza si lega alla maggiore incidenza nel Mezzogiorno di posizioni a tempo determinato e part time: nel 2021, le prime sono il 40,6%, valore di 9,1 punti superiore a quella del Centro-Nord, e le seconde il 40,8%, valore di 13,1 punti più elevato rispetto al Centro-Nord. Sebbene la dinamica della quota di posizioni a tempo indeterminato, complementare a quella delle posizioni a tempo determinato, abbia seguito un andamento ciclico su tutto il territorio (aumentando tra il 2014 e il 2015 e tra il 2018 e il 2020), il gap a sfavore del Mezzogiorno è aumentato (dai -4,6 punti nel 2014 si è saliti a -9,1, passando per il picco negativo nel 2020 pari a -10,2). Nel 2021 la quota di posizioni con contratto part time nel Mezzogiorno è aumentata rispetto a quella del 2014 – dal 35% è salita al 40,8% – a fronte di una sostanziale stabilità nel Centro-Nord (dal 27,2% è passata al 27,7%) dovuta alla progressiva flessione osservata negli ultimi tre anni (nel Mezzogiorno la flessione si registra solo per l’ultimo anno). LEGGI TUTTO

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    Ue-Cina, ricorso al Wto della Commissione contro i dazi di Pechino sul Brandy

    (Teleborsa) – La Commissioneeuropea ha formalmente fatto ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio contro le misure antidumping provvisorie imposte dalla Cina sulle importazioni di brandy dell’UE. “Questo passo riflette l’opinione fermamente tenuta dall’UE secondo cui le misure provvisorie della Cina sul brandy dell’UE non sono in linea con le norme dell’OMC – si legge in una nota di Bruxelles –. La Cina non ha dimostrato che ci sia alcuna minaccia di danno alla sua industria del brandy, né che ci sia un nesso causale tra la presunta minaccia di lesioni e le importazioni di brandy dall’UE. Inoltre, la Cina ha avviato il caso sulla base di prove insufficienti, contrariamente agli standard del diritto dell’OMC”.”Esprimendo il suo disaccordo con le misure incompatibili della Cina con l’OMC già in fase provvisoria, l’UE sta intraprendendo una forte azione precoce per proteggere gli interessi della sua industria e della sua economia”, aggiunge la notaLa richiesta della Commissione è il primo passo per avviare le procedure di risoluzione delle controversie dell’OMC. La Cina ha ora 10 giorni per rispondere alla richiesta dell’UE, al fine di trovare un formato e una data reciprocamente convenienti per le consultazioni. Se non si trova una soluzione soddisfacente, potrebbe essere chiesto a un gruppo dell’OMC di decidere sul caso.(Foto: © WTO) LEGGI TUTTO