15 Ottobre 2024

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    LVMH, ricavi primi nove mesi a 60,8 miliardi. Fiducia per l’intero anno

    (Teleborsa) – LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, il colosso francese del lusso, ha registrato ricavi pari a 60,8 miliardi di euro, nei primi nove mesi del 2024, in calo del 2% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, e “stabili a perimetro e valuta costanti, nonostante il contesto attuale e l’elevata base di confronto, dopo diversi anni di eccezionale crescita post-Covid”.In particolare, il business Wines & Spirits ha registrato un calo dei ricavi dell’11% (-8% organico) nei primi nove mesi.L’Europa e gli Stati Uniti hanno registrato una leggera crescita a perimetro e valuta costanti mentre il Giappone ha continuato a registrare una crescita del fatturato a due cifre; il resto dell’Asia ha rispecchiato in particolare la forte la forte crescita della spesa dei clienti cinesi in Europa e in Giappone. Nel terzo trimestre – segnala il gruppo nella nota dei conti – il leggero calo dei ricavi è dovuto principalmente alla minore crescita registrata in Giappone essenzialmente a causa del rafforzamento dello yen.”In un contesto economico e geopolitico incerto – sottolinea LVMH – il gruppo rimane fiducioso e manterrà una strategia incentrata sul continuo miglioramento della desiderabilità dei suoi marchi, facendo leva sull’autenticità e sulla qualità dei suoi prodotti, sull’eccellenza nella distribuzione e su un’organizzazione agile”.Il titolo LVMH, quotato sulla piazza di Parigi, ha chiuso le contrattazioni odierne con un ribasso dell’1,94% sui valori precedenti, dopo aver trascorso gran parte della seduta sotto il peso di forti vendite, insieme ad altri player del comparto lusso, settore fortemente esposto alla domanda cinese, su cui pesa l’incertezza sulle misure di stimolo annunciate da Pechino. La partenza del titolo è stata in sintonia con i valori di chiusura precedenti per poi proseguire debole con prezzi decrescenti nel corso della riunione, e concludere peggio in prossimità del bottom della sessione.Lo scenario su base settimanale della holding francese rileva un allentamento della curva rispetto alla forza espressa dal CAC40. Tale ripiegamento potrebbe rendere il titolo oggetto di vendite da parte degli operatori.Analizzando lo scenario di LVMH si evidenzia un ampliamento della fase ribassista al test del supporto 615,1. Prima resistenza a 646,1. Le attese sono per un prolungamento della linea negativa verso nuovi minimi a 604,7.La volatilità giornaliera della multinazionale del lusso è abbastanza equilibrata, al pari dei volumi che rimangono costanti e appaiono per alcune sedute in aumento rispetto alla media mobile dei volumi dell’ultimo mese. In termini di rischiosità, questo scenario risulta essere preferibile per gli investitori più avversi al rischio, che preferiscono mantenersi alla larga da movimenti repentini e violenti del titolo. LEGGI TUTTO

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    Blue Planet Economy Expoforum 2024, ENEA presenta il progetto “2B-Blue”

    (Teleborsa) – Sviluppare e diffondere le biotecnologie blu attraverso buone pratiche, progetti pilota e 5 hub per il trasferimento tecnologico. Sono questi i principali obiettivi del nuovo progetto europeo 2B-Blue, finanziato con 2,9 milioni di euro e supportato da 10 partner scientifici, tra cui ENEA che lo presenterà a Blue Planet Economy Expoforum, l’evento internazionale dedicato all’economia blu in programma dal 16 al 18 ottobre 2024 alla Fiera di Roma.”Le biotecnologie blu rappresentano una risorsa straordinaria per rispondere a sfide cruciali come la salute umana, la sicurezza energetica e alimentare, e la sostenibilità ambientale – afferma Cristian Chiavetta, responsabile del Laboratorio di Strumenti per la sostenibilità e circolarità di sistemi produttivi e territoriali di ENEA –. In Europa, e soprattutto nel Mediterraneo, non siamo ancora in grado di sfruttare a pieno l’enorme potenziale delle biotecnologie blu. Con 2B-Blue puntiamo a migliorare l’accesso ai finanziamenti, costruire partenariati strategici tra ricerca e industria e rendere più efficienti le politiche regionali, accelerandone l’adozione nell’area euro-mediterranea”.Il progetto 2B-Blue si basa sui risultati raggiunti dal precedente progetto B-Blue, coordinato da ENEA, e punta a consolidare il settore delle biotecnologie blu attraverso azioni mirate quali: l’integrazione del primo database di buone pratiche; la progettazione di iniziative pilota dimostrative per testare sul campo tecnologie emergenti e favorire il passaggio dalla ricerca all’industria; la creazione di 5 hub interattivi nella regione euro-mediterranea per promuovere la collaborazione pubblico-privata, favorendo la formazione, il trasferimento di know-how e l’innovazione.A livello globale tra le applicazioni più promettenti delle biotecnologie c’è lo sviluppo di nuovi farmaci poiché gli organismi marini sono in grado di produrre una vasta gamma di composti bioattivi con potenziali applicazioni farmaceutiche, tra cui agenti antimicrobici, farmaci antitumorali e composti antinfiammatori. Si ritiene – evidenzia l’ENEA – che lo sviluppo di vaccini e la genomica contribuiranno maggiormente alla crescita futura del settore, con un tasso annuale composto rispettivamente del 10% e del 9% fino al 2032, secondo quanto riportato dalla EU Blue Economy Report 2024.Lo sfruttamento sostenibile delle risorse marine permetterà anche di sviluppare nuovi cosmetici e alimenti arricchiti di acidi grassi omega-3, antiossidanti e vitamine. Inoltre le alghe e i microrganismi possono essere utilizzati per la produzione di biocarburanti, come biodiesel e bioetanolo, nonché per il biorisanamento, contribuendo alla pulizia e alla conservazione degli ecosistemi marino-costieri.Secondo il Market Research Future il valore di mercato globale (fatturato) delle biotecnologie blu varia tra 2,5 e 3,9 miliardi di euro. A livello europeo, l’interesse per le biotecnologie blu è in forte espansione, con un mercato che nel 2021 ha raggiunto un valore di circa 900 milioni di euro, destinato a crescere fino a 1,8 miliardi di euro entro il 2032 (+6,8% annuo). Tra i principali attori figurano la Germania (28%) e la Francia (23%), che da sole rappresentano oltre la metà del mercato dell’Unione europea e si prevede che cresceranno più velocemente rispetto agli altri Stati membri e all’Italia. Nel nostro Paese, infatti, si registrano ostacoli normativi, criticità nell’accesso al credito a causa delle piccole dimensioni delle aziende del settore e alti costi nelle attività di ricerca e sviluppo. LEGGI TUTTO

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    Chiusura positiva per i listini europei. Debole Milano

    (Teleborsa) – Tutti segni più in chiusura per i listini europei, ad eccezione di Piazza Affari, che archivia una seduta all’insegna della debolezza. Anche sul mercato statunitense si osserva un andamento in frazionale ribasso. Gli investitori guardano alle banche centrali, in particolare alla riunione del Consiglio della Banca Centrale Europea, in agenda questa settimana. In focus anche le trimestrali in USA e UE. L’Euro / Dollaro USA è sostanzialmente stabile e si ferma su 1,09. L’Oro prosegue gli scambi con guadagno frazionale dello 0,59%. Forte riduzione del petrolio (Light Sweet Crude Oil) (-4,98%), che ha toccato 70,15 dollari per barile, a causa delle tensioni in medio oriente. Sensibile miglioramento dello spread, che raggiunge quota +120 punti base, con un decremento di 8 punti base, con il rendimento del BTP a 10 anni che si posiziona al 3,45%.Tra i mercati del Vecchio Continente trascurata Francoforte, che resta incollata sui livelli della vigilia, si muove sotto la parità Londra, evidenziando un decremento dello 0,52%, e sotto pressione Parigi, che accusa un calo dell’1,05%. Il listino milanese archivia la seduta poco sotto la parità, con il FTSE MIB che lima lo 0,29%; sulla stessa linea, si è mosso al ribasso il FTSE Italia All-Share, che ha perso lo 0,25%, chiudendo a 36.738 punti.Alla chiusura di Milano risulta che il controvalore degli scambi nella seduta del 15/10/2024 è stato pari a 2,97 miliardi di euro, con un incremento del 29,47%, rispetto ai precedenti 2,3 miliardi di euro; mentre i volumi scambiati sono passati da 0,46 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,56 miliardi.Tra i best performers di Milano, in evidenza Telecom Italia (+2,07%), Hera (+1,94%), Unipol (+1,79%) e Banco BPM (+1,74%).I più forti ribassi, invece, si sono verificati su STMicroelectronics, che ha archiviato la seduta a -3,17%.Scivola ENI, con un netto svantaggio del 2,72%.In rosso Brunello Cucinelli, che evidenzia un deciso ribasso del 2,58%.Spicca la prestazione negativa di Saipem, che scende del 2,54%.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, MFE B (+3,18%), LU-VE Group (+2,65%), Sanlorenzo (+2,63%) e Carel Industries (+2,56%).I più forti ribassi, invece, si sono verificati su Digital Value, che ha archiviato la seduta a -10,46%. LEGGI TUTTO

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    IEG presenta KEY-The Energy Transition Expo: “Il futuro sostenibile prende forma”

    (Teleborsa) – Aumento della superficie espositiva, con un layout di manifestazione ridisegnato per aumentare le opportunità di business e networking. Rafforzamento del respiro internazionale, con il coinvolgimento di sempre più buyer, delegazioni e operatori qualificati da tutto il mondo. Focus sull’innovazione e sulle competenze green necessarie per realizzare la transizione energetica. Nuovi progetti e aree tematiche per una visione completa sull’energia del futuro. Sono le credenziali con cui si presenta la nuova edizione di KEY – The Energy Transition Expo, la manifestazione di IEG (Italian Exhibition Group) sulla transizione e l’efficienza energetica, punto di riferimento in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo. Il nuovo appuntamento, in programma dal 5 al 7 marzo 2025 alla Fiera di Rimini, si candida a diventare il più grande di sempre, infrangendo i suoi stessi record, a partire dal numero di brand espositori, previsto in aumento di oltre il 20%.Anche il palinsesto di incontri definito dal Comitato Tecnico Scientifico di KEY sarà ricco di eventi internazionali, confermandosi opportunità unica di formazione, informazione e aggiornamento professionale, anche su tematiche non ancora affrontate dalla manifestazione, come nucleare e Intelligenza Artificiale. Si spazierà dall’agrivoltaico alle Comunità Energetiche Rinnovabili, dalla riqualificazione green residenziale e industriale alla mobilità elettrica, dall’idrogeno al ruolo delle Amministrazioni locali, passando per le riflessioni sul contenimento dei costi dell’energia, sugli aspetti normativi e sulle nuove opportunità finanziarie.KEY 2025 consoliderà il proprio ruolo di network di riferimento a livello globale, capace di riunire tutti i player coinvolti nella transizione energetica, favorendo l’incontro, il confronto e l’interlocuzione con le Istituzioni, con l’obiettivo di fare sistema e contribuire ad accelerare il percorso di decarbonizzazione. La manifestazione si conferma, inoltre, occasione privilegiata per aziende e professionisti che desiderano razionalizzare i propri consumi e ridurre l’impatto energetico e ambientale delle proprie attività, per conoscere le possibili soluzioni e ultime tecnologie disponibili sul mercato.IL NUOVO LAYOUT – Con oltre 90mila mq di superficie espositiva lorda, il nuovo layout di KEY prevede per la prima volta l’apertura dell’ingresso Ovest in aggiunta agli Ingressi Sud ed Est. Riorganizzata anche l’articolazione dei padiglioni, 20 in totale rispetto ai 16 dell’edizione 2024, equamente distribuiti lungo le ali Est e Ovest del quartiere fieristico. I sette settori merceologici, riservati a solare e fotovoltaico, eolico, idrogeno, energy storage, efficienza energetica, mobilità elettrica e città sostenibili, sono tutti confermati, affiancati da spazi speciali dedicati a progetti trasversali, al networking, all’innovazione e alla formazione. La nuova configurazione – spiega IEG in una nota – ha l’obiettivo di tracciare un percorso espositivo definito attraverso le sette aree tematiche, ben delineate, ma allo stesso tempo connesse fra loro, per massimizzare le sinergie esistenti e migliorare l’esperienza della visita. Inoltre, la varietà dei settori rappresentati a KEY permetterà di creare specifici percorsi con approfondimenti personalizzati. Fra le novità del layout, il potenziamento dell’area riservata all’idrogeno e un focus tematico sui porti: HYPE – Hydrogen Power Expo supported by Hydrogen & Fuel Cells, un vero e proprio Salone organizzato da Italian Exhibition Group e Hannover Fairs International GmbH (HFI), filiale italiana di Deutsche Messe AG, dove approfondire il tema dell’idrogeno e della sua importanza per la transizione energetica; Su.port – Sustainable Ports for Energy Transition, focus espositivo che sarà inaugurato a KEY 2025, dedicato all’elettrificazione delle banchine portuali, fondamentale per ridurre le emissioni, promuovere la sostenibilità nei porti e accelerare lo sviluppo dell’eolico off-shore, in particolare per quanto riguarda le soluzioni floating, ovvero i parchi eolici galleggianti.VALORIZZAZIONE DEL TALENTO E DELLE COMPETENZE GREEN – Per la prima volta, KEY ospiterà l’iniziativa Green Jobs & Skill, per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di contribuire a colmare il gap di competenze green ancora diffuso all’interno delle aziende. Il progetto costituisce una preziosa occasione di formazione e orientamento professionale per studenti e giovani lavoratori, ma anche un’opportunità per le imprese per incontrare potenziali candidati e intercettare i talenti più promettenti. A studiosi, ricercatori, professionisti e innovatori è rivolta la prima Call for Papers di KEY: i partecipanti potranno candidare un proprio abstract sui temi delle energie rinnovabili e della transizione energetica. I paper selezionati verranno pubblicati dalla nuova rivista scientifica QualEnergia Scienze e alcuni di questi potranno trovare spazio anche all’interno dei convegni organizzati durante i tre giorni di manifestazione. KEY CHOICE – Unlock the future of PPA – Martedì 4 marzo 2025, alla vigilia di KEY, è in programma al Palacongressi di Rimini la seconda edizione di KEY CHOICE – Unlock the future of PPA, l’evento B2B di KEY – The Energy Transition Expo dedicato ai Power Purchase Agreements, organizzato da IEG (Italian Exhibition Group) in collaborazione con Elemens. LEGGI TUTTO

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    Riciclo plastica in Italia, riduzioni di CO2 fino a 7,2 milioni tonnellate in un anno

    (Teleborsa) – Il riciclo meccanico delle plastiche può evitare fino a 7,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno in Italia. Per ogni tonnellata di polimero riciclato, infatti, la riduzione delle emissioni è compresa tra 1,1 e 3,6 tonnellate rispetto all’incenerimento, allo smaltimento in discarica e alla produzione di polimeri vergini. È quanto emerge da un recente Studio del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea. Tale valore da solo permetterebbe al nostro paese di raggiungere l’obiettivo di abbattimento delle emissioni fissato dal Piano Nazionale per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il settore della gestione dei rifiuti entro il 2040.Questi risultati, assieme ad altri studi, evidenziano nel complesso il valore ambientale del riciclo delle materie prime secondarie, garantendo così un maggior contributo alla riduzione delle emissioni e alla decarbonizzazione. In tale scenario Assorimap, Assoambiente e Utilitalia chiedono alle istituzioni di “riconoscere formalmente il contributo del riciclo meccanico, di premiare l’azione virtuosa delle aziende impegnate nel recupero di materia, mantenendo la competitività delle materie plastiche riciclate e introducendo un fattore di stabilità e certezza nelle congiunture di maggior volatilità del mercato”. Questo sostegno istituzionale – sottolineano le associazioni – consentirebbe di sviluppare ulteriormente un settore di interesse pubblico che, grazie alla raccolta differenziata, rappresenta l’anello finale della filiera del riciclo, in linea con gli obiettivi europei di economia circolare, la Direttiva SUP e il nuovo Regolamento Imballaggi.Le associazioni, nel sottolineare l’importanza del riciclo meccanico nel panorama della gestione dei rifiuti, ribadiscono che “un sistema efficace di raccolta differenziata è la chiave per migliorare il riciclo e raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale”.”Anche alla luce dell’attuale difficile situazione di mercato, – afferma Walter Regis presidente di Assorimap – è ormai inderogabile il riconoscimento di incentivi da parte delle istituzioni e dei decisori politici del contributo ambientale, in termini di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, fornito dal processo di riciclo meccanico delle plastiche, al fine di consentire alle imprese del settore di svolgere un crescente ruolo nell’economia circolare sia in Italia che in Europa”.”Terminata la raccolta differenziata inizia un’altra fase del processo dell’economia circolare che come il primo va supportato al fine di trovare i presupposti e le misure per dare continuità e garanzia alla produzione di queste materie prime seconde, che devono misurarsi, ora asimmetricamente, nel mercato delle materie vergini – sottolinea Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia –. Per questo proponiamo che sia riconosciuto il contributo all’economia circolare e alla decarbonizzazione attraverso misure innovative e di sostegno”.”Una proposta che di certo fa bene alla sostenibilità economico-industriale ma anche ambientale – commenta Chicco Testa, presidente di Assoambiente –. Il supporto alla decarbonizzazione della nostra economia rende ancora più strategico il settore della gestione dei rifiuti che già contribuisce, in linea con la gerarchia europea del trattamento dei rifiuti, non solo alla salubrità delle nostre città ma anche a risparmiare materie prime vergini”. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità Welfare italiano: necessari 176 miliardi di euro aggiuntivi entro il 2030

    (Teleborsa) – Il ruolo trasversale della prevenzione per rispondere alle sfide evolutive del sistema di welfare in quanto elemento capace di ridurre i costi sistemici, la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema di welfare, il ruolo del privato e degli investimenti sociali. Questi alcuni dei temi di dibattito affrontati al Welfare Italia Forum dal titolo “Quali opportunità per creare valore nel sistema di Welfare” che si è tenuto oggi a Roma presso le Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia. Durante l’evento, aperto dal messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato presentato il Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti (TEHA), e con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Curigliano, Giuseppe Guzzetti e Stefano Scarpetta.Il sistema di welfare italiano è chiamato a rispondere ai crescenti bisogni di protezione all’interno di un sistema economico con pochi margini di spazio fiscale, in quanto inevitabilmente condizionato da un quadro di finanza pubblica complesso e dalle nuove regole relative alla governance economica europea (nuove clausole del Patto di Stabilità e Crescita). Seppur in progressivo miglioramento, il quadro di finanza pubblica resta uno dei più complessi a livello europeo. La correzione di bilancio per l’Italia è quantificabile in circa 13 miliardi di euro/l’anno per i prossimi sette anni. Se a questa correzione si aggiungono gli incrementi della spesa previsti nelle diverse voci di welfare, entro il 2030 sarà necessario reperire 176 miliardi di euro addizionali per garantire la sostenibilità del sistema di welfare e del Paese. Inoltre, dalle dinamiche tendenziali e congiunturali delle componenti del welfare emerge come l’Italia risulti il primo Paese tra i Big-4 europei per incidenza della spesa in previdenza sul PIL (16,2% vs 12,3%). Al contrario, l’Italia si trova ultima sia con riferimento al valore dell’istruzione (che incide solo per il 4,1% del PIL italiano, rispetto ad una media dell’Eurozona pari a 4,6%) che a quello delle politiche sociali (5,7% del PIL italiano, contro una media dell’Eurozona pari a 7,3%) e penultima con riferimento alla sanità (7,1% del PIL italiano, contro una media dell’Eurozona del 7,9%). Secondo le stime del Think Tank, in Italia il welfare (inteso come Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e Istruzione) rappresenta nel 2023 la principale voce di spesa pubblica con 662,7 miliardi di euro (circa il 57,9% della spesa pubblica). La spesa previdenziale assorbe la metà delle risorse, ovvero il 50,9% della spesa sociale totale, a seguire, la spesa sanitaria (20,9%), quella in politiche sociali (16,1%) e la spesa in istruzione (12,1%). Per il 2030 si prevedono risorse aggiuntive così ripartite: 60,6 miliardi di spesa previdenziale, 19,8 miliardi di spesa sanitaria, 6,8 miliardi di spesa per le politiche sociali, 7,6 miliardi di spesa in istruzione.La prevenzione – si legge nell’analisi – rappresenta uno strumento per contrastare la dinamica crescente dei costi di welfare e stimolare la crescita economica: un euro investito in prevenzione genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese. Attraverso un’inedita ri-classificazione delle voci di spesa del welfare, TEHA ha evidenziato come la spesa in welfare in Italia risulti troppo sbilanciata sulla “gestione del presente” con una quota complessiva sulla spesa totale del 78,9%, un valore 6,1 punti percentuali più alto rispetto alla media europea del 72,8%, e superiore rispetto alla quota della Francia (76,4%) e della Germania (75,4%). Di contro, la spesa dedicata alla “costruzione del futuro”, ovvero gli investimenti rivolti alle nuove generazioni e alla prevenzione pesano solo per il 21,1% sulla spesa totale di welfare, un valore inferiore di 6,1 punti percentuali rispetto alla media europea del 27,2% e più basso rispetto alla quota dedicata a queste voci di spesa da Francia (23,6%) e Germania (24,6%). In termini assoluti, la Francia spende 150 miliardi di euro in più rispetto all’Italia mentre la Germania 279 miliardi di euro. Alla luce di quanto esposto, la prevenzione rappresenta una leva fondamentale per invertire questa tendenza, soprattutto alla luce dei suoi importanti ritorni economici: infatti, 1 euro investito in prevenzione genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese. Il Think Tank “Welfare, Italia” ha quantificato per la prima volta in Italia, la filiera estesa del welfare italiano. Dalle analisi è emerso come la filiera del welfare italiano coinvolge oltre 425mila enti pubblici e privati (profit e no profit) e l’erogazione di queste prestazioni è assicurata dall’apporto di 4,3 milioni di lavoratori, a cui si sommano gli oltre 4,6 milioni di persone che forniscono attività volontaristica nell’ambito del Terzo Settore. Infine, l’impatto generato dalle attività svolte da questi enti e professionisti è quantificabile in 206 miliardi di euro in termini di valore della produzione delle attività legate al welfare.Un ruolo chiave all’interno della filiera è svolto dalle professioni di welfare: l’Italia è chiamata a reclutare tra 250mila e 440mila tra infermieri, medici e docenti per allinearsi ai benchmark e da formare alla luce delle dinamiche demografiche e dell’evoluzione tecnologica e digitale. Quello delle competenze rappresenta un tema cruciale per lo sviluppo e la sostenibilità del sistema di welfare: a tal proposito, sono ancora diversi i gap che il Paese è chiamato a colmare. Con riferimento, per esempio, all’inclusione formativa, nel 2023 il 10,5% dei giovani italiani tra i 18 e 24 anni ha ottenuto al massimo la licenza media e non ha seguito percorsi formativi di livello superiore (5° valore più alto in UE e superiore di 1 p.p. rispetto alla media europea). Per quanto riguarda invece la disponibilità di competenze avanzate, necessarie per assicurare innovazione e competitività, nel 2023 solo il 19,2% della popolazione italiana nella fascia 15-64 anni deteneva un titolo di studio terziario, il secondo valore più basso nell’Unione Europea e inferiore di 11,7 punti percentuali rispetto alla media europea. Occorre affrontare inoltre gli impatti dello skills mismatch (disallineamento tra le competenze offerte dai lavoratori e quelle richieste dalle imprese): in media, infatti, il 45% delle entrate di lavoratori previste dalle imprese, pari a 2,5 milioni di lavoratori, sono di difficile reperimento con un costo di 43,9 miliardi di euro per il Paese. L’incessante evoluzione tecnologica, accelerata dall’introduzione dell’Intelligenza artificiale, è destinata a determinare inevitabilmente una riconfigurazione dello scenario delle professioni e una carenza di adeguate competenze tra i lavoratori. Alla luce di ciò, gli investimenti in formazione, rappresentano una leva strategica fondamentale per prevenire gli effetti disruptive determinati dall’innovazione tecnologica. Il Welfare Italia Index: nel 2024 aumenta la divisione tra Nord, Centro e Sud nella capacità di risposta dei sistemi di welfare regionaliNel 2020 il Think Tank “Welfare, Italia” ha messo a punto uno strumento di monitoraggio, basato su 22 KPI (Key Performance Indicator), che valuta, all’interno di un indicatore sintetico, sia aspetti legati alla spesa in welfare sia aspetti legati ai risultati che questa spesa produce. In questi termini, l’indicatore sintetico, che prende in considerazione gli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione, consente di identificare a livello regionale i punti di forza e le aree di criticità in cui è necessario intervenire. Nel Welfare Italia Index 2024, l’amministrazione territoriale con il punteggio più elevato è la P.A. di Trento (79,7 punti), seguita dall’Emilia Romagna (79,5 punti) e dalla P.A. di Bolzano (78,5 punti). Dal lato opposto del ranking, si posizionano la Basilicata (59,5 punti), la Campania (58,6 punti) e la Calabria (56,1 punti). L’edizione 2024, rispetto ai dati 2023, segnala una costante polarizzazione nella capacità di risposta del sistema di welfare delle Regioni italiane. Il divario tra Regione best e worst è infatti pari a 23,6 punti (in aumento di 0,7 punti rispetto all’edizione precedente).Le 3 priorità di azione per il sistema di welfare italiano Il Think Tank “Welfare, Italia” ha individuato tre ambiti d’azione su cui il Paese dovrebbe agire prioritariamente per sostenere l’evoluzione del sistema di welfare. Alla base di questi ambiti d’azione il concetto della prevenzione assume un ruolo fondamentale per rispondere alle criticità del sistema di welfare, in quanto abilita una riduzione dei costi sistemici, promuove la sostenibilità economica generale di medio-lungo termine e sostiene approcci innovativi che consentono di anticipare le sfide future riducendo i gap formativi e agendo positivamente sull’offerta dei servizi di welfare. 1) Promuovere il contributo della Long-Term Care – La proposta del Think Tank “Welfare, Italia” è quella di introdurre una normativa nell’ambito della Long-Term Care, che la renda di tipo mutualistico collegata ai Fondi pensione o anche ai fondi di sanità integrativa attraverso tre elementi specifici: l’introduzione di una polizza di base obbligatoria di LTC; la previsione di agevolazioni più ampie di quelle attualmente riconosciute ai fini IRPEF a chi stipula un contratto di assicurazione LTC (al momento limitate al 19% dei premi sostenuti nei limiti di 1.291,14 euro annui); l’introduzione di schemi di incentivazione per le imprese che contribuiscono alla diffusione dello strumento.2) Lanciare un piano di sviluppo delle competenze del welfare – Il Think Tank “Welfare, Italia” propone di realizzare un Piano strategico di sviluppo delle competenze del welfare, coinvolgendo le istituzioni nazionali e internazionali oltre che i diversi stakeholder provenienti dal mondo delle imprese e della società civile, che focalizzi il cambiamento indotto dall’evoluzione demografica e tecnologica e includa: l’analisi dei fabbisogni attuali e prospettici delle professioni legate al welfare, anche grazie all’evoluzione demografica e tecnologica; l’identificazione dei percorsi formativi necessari per le nuove competenze, coinvolgendo sia le istituzioni educative pubbliche (scuole superiori, ITS, università, ecc.) sia l’offerta dei soggetti formativi privati (centri di formazione, ecc.); l’introduzione di specifici schemi di incentivazione, sul modello dei Conti individuali di apprendimento (Individual Learning Account, ILA[4]) che incentivino l’accesso dei cittadini a programmi di formazione, con particolare riguardo a quelli certificati, nonché su innovativi modelli di finanziamento (sull’esempio di condivisione del debito di SURE). 3) Creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione del Paese – In materia di digitalizzazione, il Think Tank “Welfare, Italia” propone la creazione di un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare – integrato nell’attuale ecosistema di servizi e piattaforme pubbliche digitali (App IO, It Wallet, ecc.) – che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutti i servizi di welfare: nell’ambito della formazione (es. consultazione del “libretto” relativo ai diversi cicli di istruzione e alle competenze acquisite, accesso ai crediti per la formazione, certificazioni, borse di studio e voucher, ecc.); in ambito sanitario (es. prenotazioni per prestazioni e servizi di telemedicina, consultazione del libretto vaccinale, integrazione di patologie e prestazioni previste sul fascicolo sanitario, ecc.); nell’ambito delle politiche sociali (es. richieste di ammortizzatori sociali, sostegno al reddito, ecc.); nell’ambito della previdenza (es. consultazione della posizione previdenziale pubblica, consultazione e modifica della posizione privata, ecc.). 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    Patuelli (ABI): da BCE mi aspetto a breve altro taglio interessi

    (Teleborsa) – “Mi aspetto, e auspico, che visti gli andamenti ridotti dell’inflazione fra 48 ore la BCE abbia un altro non trascurabile taglio, che la porterebbe ulteriormente all’avanguardia rispetto agli Usa e alle valute europee non euro, dando una grande speranza non solo nella moneta unica, ma anche a famiglie e Paesi per fare investimenti”. Lo ha detto Antonio Patuelli, presidente di Abi, intervenendo a un convegno, a Firenze, su Luigi Einaudi. “In due anni – ha aggiunto – l’inflazione è stata piegata senza molta collaborazione degli stati nazionali, i quali non hanno ridotto il loro debito pubblico: se ci fossero stati dei segnali già dal 2022 di riduzione dei debiti pubblici di Italia, Francia, Germania, e anche degli altri, le aspettative inflazionistiche si sarebbero ulteriormente ridotte. Ha fatto tutto la BCE”.”Le banche non sono mai le prime che chiudono, che tirano giù la saracinesca, sono normalmente tra le ultime. Ma se la chiudono gli altri è difficile che la tengano aperta solamente le banche”. “Per combattere l’uscita delle banche dalle località minori – ha affermato Patuelli – bisogna sostenere gli altri settori produttivi. Bisogna che siano sviluppate delle politiche da parte delle istituzioni europee e nazionali per favorire le attività economiche nelle località minori. Questo è il punto. Quando nei paesi chiudono i negozi, cala la popolazione, è difficile che possa essere la banca l’unico esercizio economico, o quasi, che rimane, soprattutto se cala la popolazione. Non ci si può limitare a gridare alla desertificazione”. “Serve un’analisi più ampia e approfondita, studiare i flussi degli abitanti. Gli abitanti a Firenze nel 1964 sono 150 mila in meno di oggi, per fare un esempio. Bisogna sostenere con politiche europee e nazionali le presenze di attività economiche nei luoghi cosiddetti disagiati, che sono quelli non servizi di grandi mezzi di trasporto”, ha concluso Patuelli.Sull’ipotesi di contributi richiesti alle banche in legge di bilancio: “Il dialogo in queste settimane, in questi giorni, in queste ore è dall’Abi e da me stesso delegato alla direzione generale di Abi, e quindi innanzitutto al direttore generale Rottigni”. LEGGI TUTTO

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    Wall Street debole. Occhi su trimestrali

    (Teleborsa) – Opening Bell stonata in avvio per la borsa di Wall Street, mentre entra nel vivo la stagione delle trimestrali, che vede protagonista ancora una volta, gli utili bancari. Come quelli di Goldman Sachs, Bank of America e Citigroup, risultati sopra le attese degli analisti. Intanto, sul fronte macro, l’indice manifatturiero Empire State di ottobre ha mostrato un’inattesa contrazione del settore, con l’indicatore scivolato nuovamente in territorio negativo. L’indice misura le condizioni del settore manifatturiero nel distretto di New York: un livello del dato superiore/inferiore allo 0 indica che la maggior parte delle compagnie riportano miglioramenti/peggioramenti delle condizioni. L’agenda macroeconomico non prevede l’uscita, oggi, di altre statistiche, mentre sono attesi vari interventi di funzionari della Fed, dalla presidente della Federal Reserve di San Francisco Mary Daly, al presidente della Fed di Atlanta Raphael Bostic e alla governatrice Adriana Kugler.Tra gli indici statunitensi, il Dow Jones lima lo 0,42%, mentre l’S&P-500 rimane a 5.863 punti. Consolida i livelli della vigilia il Nasdaq 100 (+0,08%); sulla stessa tendenza, sulla parità l’S&P 100 (+0,05%). LEGGI TUTTO