8 Ottobre 2024

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    Portobello, Tribunale proroga al 28 ottobre le misure protettive del patrimonio

    (Teleborsa) – Portobello, società quotata sul mercato Euronext Growth Milan che opera attraverso l’attività di barter nel settore editoriale e pubblicitario e proprietaria della omonima catena retail e del portale ePRICE, ha reso noto che il Tribunale Ordinario di Roma ha prorogato fino al 28 ottobre 2024 le misure protettive del patrimonio sociale di cui all’art. 18 del citato CCII per le società Portobello SpA. e PB Retail Srl. LEGGI TUTTO

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    Kenya, banca centrale taglia tassi di interesse al 12%

    (Teleborsa) – La banca centrale del Kenya ha tagliato il suo tasso di interesse di riferimento per la seconda volta consecutiva dopo che l’inflazione è scesa al minimo degli ultimi 12 anni. In particolare, il comitato di politica monetaria ha abbassato il tasso chiave dal 12,75% al ??12%. Il comitato si riunirà di nuovo a dicembre 2024.L’inflazione complessiva del Kenya è scesa al 3,6% a settembre 2024 dal 4,4% di agosto, rimanendo quindi ben al di sotto del punto medio dell’intervallo obiettivo.Il comitato ha osservato che “l’inflazione complessiva è ulteriormente diminuita e si prevede che rimarrà al di sotto del punto medio dell’intervallo obiettivo nel breve termine, sostenuta da un’inflazione alimentare stabile attribuita a una migliore offerta dai raccolti in corso, un tasso di cambio stabile e una minore inflazione del carburante”.Inoltre, ha notato “la forte decelerazione del credito al settore privato e il rallentamento della crescita nel secondo trimestre del 2024”, e ha concluso che “c’era spazio per un ulteriore allentamento della posizione di politica monetaria per sostenere l’attività economica, garantendo al contempo la stabilità del tasso di cambio”.(Foto: engin akyurt su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    OPAS Unieuro, adesioni oltre il 2,7%

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di acquisto e scambio (OPAS) promossa da Fnac Darty e Ruby Equity Investment su Unieuro, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nella distribuzione di elettronica di consumo ed elettrodomestici in Italia, risulta che oggi 8 ottobre 2024 sono state presentate 200.425 richieste di adesione.Pertanto, complessivamente le richieste di adesione sono a quota 553.143, pari al 2,7746% dell’offerta e pari al 2,7734% sulle eventuali massime 19.944.793 azioni oggetto di offerta in caso di esercizio di stock options.L’offerta è iniziata il 2 settembre 2024 e terminerà il 25 ottobre 2024. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie Unieuro acquistate sul mercato nei giorni 24 e 25 ottobre 2024 non potranno essere apportate in adesione all’offerta. LEGGI TUTTO

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    INPS, Fava: conti sono in equilibrio

    (Teleborsa) – “L’Inps non può più essere solo un ente che distribuisce risorse ma deve diventare un partner attivo del mondo del lavoro, capace di favorire l’occupazione e migliorare la qualità della vita delle persone”. Così Gabriele Fava, presidente dell’Inps in un’intervista a Famiglia cristiana”Il sistema pensionistico è assolutamente sostenibile e non ha bisogno di interventi straordinari”, sottolinea Fava, invitando a diffidare dei catastrofismi. “L’Inps non fallirà mai, i conti sono in equilibrio”. Al centro della riforma illustrata da Fava c’è il concetto di welfare generativo, un approccio che si distanzia dalla tradizionale logica assistenzialistica. “Il sistema attuale non può più reggersi solo sulla distribuzione passiva delle risorse. Serve una nuova visione, che metta al centro la persona e che sappia rispondere in modo personalizzato alle sue esigenze lungo tutto il ciclo di vita”. LEGGI TUTTO

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    Seduta debole per le Borse europee. A Piazza Affari in luce Italgas

    (Teleborsa) – Seduta in calo per le principali Borse europee, in una seduta povera di dati macro, in attesa dell’inizio della stagione delle trimestrali. I listini del Vecchio Continente scontano la delusione per la mancanza di provvedimenti concreti in Cina su misure di stimolo all’economia, che ha innescato le vendite sui titoli legati alle Materie Prime, ai Beni di Consumo, in particolare al Lusso. Il governo cinese inoltre ha annunciato che inizierà a imporre dazi provvisori sul brandy importato dall’Unione Europea.Gli interventi dei banchieri centrali europei (Nagel, Centeno e Vasle) continuano ad offrire un messaggio piuttosto univoco circa la possibilità di un nuovo taglio a ottobre, ma contestualmente suggeriscono cautela nel ritmo delle prossime mosse della BCE, fanno notare gli analisti di Intesa Sanpaolo.L’Euro / Dollaro USA mantiene la posizione sostanzialmente stabile su 1,097. Giornata negativa per l’oro, che continua la seduta a 2.610,1 dollari l’oncia, in calo dell’1,28%. Giornata da dimenticare per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che scambia a 73,61 dollari per barile, con un ribasso del 4,58%.Consolida i livelli della vigilia lo spread, attestandosi a +131 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 3,56%.Tra le principali Borse europee Francoforte è stabile, riportando un moderato -0,2%, soffre Londra, che evidenzia una perdita dell’1,36%, e preda dei venditori Parigi, con un decremento dello 0,72%.Sessione debole per il listino milanese, che termina con un calo dello 0,24% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, si posiziona sotto la linea di parità il FTSE Italia All-Share, che si ferma a 35.872 punti. Pressoché invariato il FTSE Italia Mid Cap (-0,12%); poco sopra la parità il FTSE Italia Star (+0,26%).Dai dati di chiusura di Milano, il controvalore degli scambi nella seduta dell’8/10/2024 risulta essere stato pari a 2,12 miliardi di euro, in ribasso (-7,86%), rispetto ai precedenti 2,3 miliardi; mentre i volumi scambiati sono passati da 0,45 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,39 miliardi.Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, bilancio decisamente positivo per Italgas, che vanta un progresso del 3,31% (diversi analisti, tra cui BofA e Barclays, si sono espressi positivamente sul nuovo piano). Buona performance per Banca MPS, che cresce del 2,40%. Sostenuta DiaSorin, con un discreto guadagno dell’1,81%. Buoni spunti su Amplifon, che mostra un ampio vantaggio dell’1,79%.Le peggiori performance, invece, si sono registrate su Saipem, che ha chiuso a -2,48%. Si concentrano le vendite su ENI, che soffre un calo del 2,14%. Vendite su Tenaris, che registra un ribasso del 2,04%. Seduta negativa per Stellantis, che mostra una perdita dell’1,85%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Moltiply Group (+2,66%), Anima Holding (+2,06%), Alerion Clean Power (+1,39%) e Credem (+1,38%).Le più forti vendite, invece, si sono abbattute su Ariston Holding, che ha terminato le contrattazioni a -3,40%. Sotto pressione Sesa, che accusa un calo del 2,13%. Scivola Ferragamo, con un netto svantaggio dell’1,98%. In rosso Technoprobe, che evidenzia un deciso ribasso dell’1,83%. LEGGI TUTTO

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    Sanità pubblica, Gimbe: “Emergenza del paese: crisi del personale, frattura nord-sud, spesa famiglie +10,3%”

    (Teleborsa) – “Il Rapporto che la Fondazione GIMBE pubblica periodicamente rappresenta un prezioso spaccato di analisi sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia. L’edizione di quest’anno, dedicata alle criticità del sistema sanitario, acquisisce un interesse particolare, ponendosi come sollecitazione all’applicazione dei principi di universalità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. Il Servizio Sanitario Nazionale costituisce, infatti, una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La sua efficienza è frutto, naturalmente, delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest’ultima, affidata alle Regioni. Per garantire livelli sempre più elevati di qualità nella prevenzione, nella cura e nell’assistenza, è necessaria la costante adozione di misure sinergiche da parte di tutti gli attori coinvolti”. È quanto afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione della presentazione – presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica – del settimo Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN).”Dati, narrative e sondaggi di popolazione – esordisce Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale”. Un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea, con un gap complessivo che sfiora i 52,4 miliardi di euro; la crisi motivazionale del personale che abbandona il SSN; il boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%); quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici; le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali; la migrazione sanitaria e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati “dimostrano – continua Cartabellotta – che la tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate”.Definanziamento cronico – “La grave crisi di sostenibilità del SSN – afferma Cartabellotta – è frutto anzitutto del definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante: hanno scelto di ridurre il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica”. Il Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN) dal 2010 al 2024 è aumentato complessivamente di 28,4 miliardi di euro, in media 2 miliardi di euro per anno, ma con trend molto diversi. Nel periodo pre-pandemico (2010-2019) alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro tra “tagli” per il risanamento della finanza pubblica e minori risorse assegnate rispetto ai livelli programmati. Negli anni 2020-2022 il FSN è aumentato di ben 11,6 miliardi di euro, una cifra tuttavia interamente assorbita dai costi della pandemia COVID-19, che non ha permesso un rafforzamento strutturale del SSN né consentito alle Regioni di mantenere in ordine i bilanci. Per gli anni 2023-2024 il FSN è aumentato di 8.653 milioni di euro: tuttavia, nel 2023 1.400 milioni di euro sono stati assorbiti dalla copertura dei maggiori costi energetici e dal 2024 oltre 2.400 milioni di euro sono destinati ai doverosi rinnovi contrattuali del personale. Le previsioni per il prossimo futuro non lasciano intravedere alcun rilancio del finanziamento pubblico per la sanità: infatti, secondo il Piano Strutturale di Bilancio deliberato lo scorso 27 settembre in Consiglio dei Ministri, il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027. A fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano Strutturale di Bilancio stima una crescita media della spesa sanitaria del 2,3% annuo. “Questi dati – spiega Cartabellotta – confermano il continuo e progressivo definanziamento del SSN che non tiene conto dell’emergenza sanità e prosegue ostinatamente nella stessa direzione dei Governi precedenti”.Crescita del peso sulle famiglie – Rispetto al 2022, nel 2023 i dati ISTAT documentano che l’aumento della spesa sanitaria totale (+ 4.286 milioni di euro) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+3.806 milioni di euro) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+553 milioni di euro), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (-73 milioni di euro). “Le persone – spiega Cartabellotta – sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie, con pesanti ripercussioni sui bilanci familiari. Una situazione in continuo peggioramento, che rischia di lasciare l’universalismo del SSN solo sulla carta, visto che l’accesso alle prestazioni è sempre più legato alla possibilità di sostenere personalmente le spese o di disporre di un fondo sanitario o una polizza assicurativa. Che, in ogni caso, non potranno mai garantire nemmeno ai più abbienti una copertura totale come quella offerta dal SSN”. La spesa out-of-pocket – ovvero quella pagata direttamente dai cittadini – che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell’1,6% (+5.326 di euro in 10 anni), nel 2023 si è impennata aumentando del 10,3% (+3.806 milioni di euro) in un solo anno. “Una cifra enorme – commenta il Cartabellotta – e largamente sottostimata, in quanto arginata da vari fenomeni: la limitazione delle spese per la salute, l’indisponibilità economica temporanea e, soprattutto, la rinuncia alle cure”. Infatti, secondo l’ISTAT nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo). E per motivi economici nel 2023 hanno rinunciato alle cure quasi 2,5 milioni di persone (4,2% della popolazione), quasi 600mila in più dell’anno precedente.Crolla la spesa per la prevenzione – Rispetto al 2022, nel 2023 la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si riduce di ben 1.933 milioni di euro (-18,6%). “Tenendo conto che la prevenzione – commenta Cartabellotta – è la “sorella povera” del SSN, al quale viene allocato circa il 6% del finanziamento pubblico, tale riduzione rappresenta un’ulteriore spia del sotto-finanziamento che, inevitabilmente, costringe Regioni e Aziende sanitarie a sottrarre risorse ad un settore sì fondamentale, ma considerato differibile. Ma tagliare oggi sulla prevenzione avrà un costo altissimo in termini di salute negli anni a venire, documentando la miopia di queste scelte di breve periodo”.Crisi del personale sanitario – “La sanità pubblica – commenta Cartabellotta – sta sperimentando una crisi del personale sanitario senza precedenti: inizialmente dovuta al definanziamento del SSN e ad errori di programmazione, oggi, dopo la pandemia, è aggravata da una crescente frustrazione e disaffezione per il SSN. Turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti, portando la situazione verso il punto del non ritorno”. I dati raccolti da organizzazioni sindacali e di categoria documentano infatti il progressivo abbandono del SSN: secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso oltre 11mila medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato e ANAAO-Assomed stima ulteriori 2.564 abbandoni nel primo semestre 2023. L’Italia dispone complessivamente di 4,2 medici ogni mille abitanti, un dato superiore alla media OCSE (3,7), ma sta sperimentando il progressivo abbandono del SSN e carenze selettive: oltre ai medici di famiglia, alcune specialità mediche fondamentali non sono più attrattive per i giovani medici, che disertano le specializzazioni in medicina d’emergenza-urgenza, medicina nucleare, medicina e cure palliative, patologia clinica e biochimica clinica, microbiologia, e radioterapia. “Ma la vera crisi – continua Cartabellotta – riguarda il personale infermieristico: nonostante i crescenti bisogni, anche per la riforma dell’assistenza territoriale, il numero di infermieri è largamente insufficiente e, soprattutto, le iscrizioni al Corso di Laurea sono in continuo calo, con sempre meno laureati”. Con 6,5 infermieri ogni mille abitanti, l’Italia è ben al di sotto della media OCSE (9,8), collocandosi tra i paesi europei con il più basso rapporto infermieri/medici (1,5 a fronte di una media europea di 2,4). Inoltre, nel 2022 i laureati in Scienze Infermieristiche sono stati appena 16,4 per 100mila abitanti, rispetto ad una media OCSE di 44,9, lasciando l’Italia in coda alla classifica prima solo del Lussemburgo e della Colombia. Per l’Anno Accademico 2024-2025 sono state presentate 21.250 domande per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche a fronte di 20.435 posti, un dato che dimostra la mancata attrattività di questa professione.Livelli Essenziali di Assistenza e divario Nord-Sud – Rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) – le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket – nel 2022 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud: Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda. “Siamo di fronte – commenta Cartabellotta – ad una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell’esigibilità del diritto alla tutela della salute. A questo quadro si aggiunge la legge sull’autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al SSN e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone”.Mobilità sanitaria e conseguenze economiche – Anche la mobilità sanitaria evidenzia la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare nel decennio 2012-2021 le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a 10,96 miliardi di euro. “L’aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie – aggiunge Cartabellotta – ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite”.Stato di avanzamento del PNRR – Al 30 giugno 2024 sono stati raggiunti i target europei che condizionano il pagamento delle rate all’Italia. “Tuttavia, effettuata la “messa a terra” dei progetti – spiega Cartabellotta – la loro attuazione già risente delle diseguaglianze regionali, in particolare tra Nord e Sud del Paese”. I risultati preliminari del quarto Monitoraggio Agenas sul DM 77/2022 documentano che, al 30 giugno 2024 sono stati dichiarati attivi dalle Regioni il 19% delle Case di Comunità (268 su 1.421), il 59% delle Centrali Operative Territoriali (362 su 611) e il 13% degli Ospedali di Comunità (56 su 429), con ritardi particolarmente marcati nel Mezzogiorno. Il target intermedio sulla percentuale di over 65 in assistenza domiciliare è stato raggiunto a livello nazionale e in tutte le Regioni tranne che in tre Regioni del Sud. Al 31 luglio 2024 sono stati realizzati il 52% dei posti letto di terapia intensiva e il 50% di quelli di terapia sub-intensiva, con nette differenze regionali. “La Missione Salute del PNRR – chiosa Cartabellotta – è una grande opportunità, che rischia di essere vanificata se non integrata in un piano di rafforzamento complessivo della sanità pubblica: non può e non deve diventare una costosa “stampella” per sorreggere un SSN claudicante. Peraltro, la legge sull’autonomia differenziata va “in direzione ostinata e contraria” agli obiettivi dell’intero PNRR che prevedono di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali. Così facendo, non solo si tradiscono le finalità del PNRR, ma si indebitano le future generazioni per aggravare ulteriormente le disparità nell’accesso alle cure tra Nord e Sud”.”Perdere il SSN – conclude Cartabellotta – non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi. È per questo che la Fondazione GIMBE ha aggiornato il Piano di Rilancio del SSN: un programma chiaro in 13 punti che prescrive la terapia necessaria a salvare il nostro SSN “malato”. Un piano che ha come bussola l’articolo 32 della Costituzione e il rispetto dei princìpi fondanti del SSN e mette nero su bianco le azioni indispensabili per potenziarlo con risorse adeguate, riforme coraggiose e una radicale e moderna riorganizzazione. Per attuare questo piano, la Fondazione GIMBE invoca un nuovo patto politico e sociale, che superi divisioni ideologiche e avvicendamenti dei Governi, riconoscendo nel SSN un pilastro della nostra democrazia, uno strumento di coesione sociale e un motore per lo sviluppo economico dell’Italia. Un patto che chiede ai cittadini di diventare utenti informati e responsabili, consapevoli del valore del SSN, e a tutti gli attori della sanità di rinunciare ai privilegi acquisiti per salvaguardare il bene comune”. LEGGI TUTTO

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    Anima, Francesco Betti nominato Group Chief Risk Officer

    (Teleborsa) – Anima ha comunicato l’istituzione della carica di Group Chief Risk Officer. L’incarico è affidato a Francesco Betti, già COO di Anima SGR, che ha acquisito la qualifica di Dirigente Strategico (PDMR) ai fini della normativa vigente con decorrenza 1° ottobre 2024.Come già indicato a luglio, la nuova struttura organizzativa è progettata per supportare l’articolazione e la crescita del Gruppo prospettate dal piano strategico approvato dal Consiglio di Amministrazione nel mese di maggio 2024, anche alla luce delle acquisizioni di Castello SGR e Kairos Partners SGR. LEGGI TUTTO

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    Banche europee, accelera il recupero delle emissioni di bond AT1

    (Teleborsa) – Il CET1 ratio delle banche di importanza sistemica globale (G-SIB) europee ha concluso il secondo trimestre del 2024 al 14,21%, 3 bps in più rispetto ai livelli osservati nel primo trimestre del 2024. L’aumento del ratio è dovuto principalmente alla crescita organica del capitale, che ha contribuito per 35 bps. Le distribuzioni agli azionisti hanno ridotto il rapporto di 25 bps. Le variazioni di RWA hanno avuto un effetto minore (+2 bps), mentre la conversione FX e altri hanno avuto un impatto negativo (-9 bps). È quando emerge dal Prudential Data Report dell’Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME).Allargando lo sguardo, il report evidenzia che il CET1 ratio medio ponderato delle G-SIB europee è aumentato costantemente dal 2014 al 2021. Dopo un calo nel 2022, dovuto alla fine delle misure di conservazione del capitale per il Covid-19, il ratio ha ripreso a salire nel 2023.Le G-SIB europee hanno chiuso il secondo trimestre del 2024 con 768,9 miliardi di euro di capitale CET1, oltre 2 miliardi di euro in più rispetto all’importo riportato nel primo trimestre e 6,4 miliardi di euro in più rispetto ai livelli del secondo trimestre del 2023. Si tratta dell’importo più elevato di capitale CET1 emesso in un trimestre mai registrato.AT1 bondNella prima metà dell’anno, le banche europee hanno emesso un totale di 10,63 miliardi di euro di capitale AT1. L’emissione nel secondo trimestre del 2024 ha rappresentato il 56,4% del totale del primo semestre del 2024, raggiungendo i 6 miliardi di euro. Ciò riflette un aumento del 392% anno su anno e un aumento del 29,6% rispetto al trimestre precedente.Gli AT1 sono titoli di debito emessi dalle banche, che, a differenza delle altre obbligazioni, non hanno scadenza, anche se possono essere rimborsati dalla banca emittente in via anticipata. In caso di dissesto dell’istituto che li ha emessi, i bond AT1 possono essere convertiti in azioni per dotare la banca di capitale aggiuntivo.A seguito dell’episodio di turbolenza del mercato AT1 di marzo 2023 (l’inaspettata svalutazione dei titoli AT1 da parte di Credit Suisse), l’emissione ha iniziato a riprendersi a giugno 2023 e ha gradualmente aumentato durante il resto del 2023. Dopo un’emissione limitata di strumenti AT1 nel primo trimestre, il secondo trimestre del 2024 mostra volumi più forti.I risk premia AT1 sono stabili rispetto ai livelli pre-turbolenza, attestandosi a 362 punti base, 34 punti base al di sotto dei livelli osservati prima dell’episodio di turbolenza di marzo 2023.CoCo bondDa inizio anno, le G-SIB europee hanno emesso un totale di 10,6 miliardi di euro in strumenti Contingent Convertible. Nel secondo trimestre sono stati emessi 6 miliardi di euro, con un aumento del 30% rispetto al trimestre precedente e del 392% rispetto all’anno precedente (rispetto a 1,22 miliardi di euro emessi nel secondo trimestre del 2023). Tutti gli strumenti CoCo emessi nel secondo trimestre del 2024 sono stati classificati come capitale Tier 1.I CoCo bond, ossia i COnvertible COntingent Bond, sono obbligazioni ibride convertibili che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni, quindi in capitale della banca.Circa il 65% degli strumenti CoCo Tier 1 emessi dalle GSIB europee dall’inizio dell’anno a giugno 2024 è stato originato sulla base di un trigger di capitale del 7,0%. I restanti hanno avuto un trigger di capitale del 5,125%. Ciò è in contrasto sia con il 2022 che con il 2023, in cui la maggior parte delle emissioni di CoCo Tier 1 ha mostrato un trigger di capitale del 5,125%. LEGGI TUTTO