24 Luglio 2024

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    Sanremo 2024, AGCM sanziona RAI

    (Teleborsa) – La Commissione per i servizi e i prodotti dell’Agcom ha approvato una sanzione di euro 206.580,00, pari a venti volte il minimo edittale, alla Rai per la violazione delle disposizioni relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari durante la “74ª edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo”.La violazione accertata riguarda la pubblicità occulta di un noto marchio di scarpe nel corso dell’esibizione di John Travolta insieme ad Amadeus, conduttore del Festival.L’Autorità – spiega una nota – ha ritenuto “di estrema gravità l’episodio, in quanto l’esposizione del prodotto è avvenuta nel corso del principale programma televisivo della Rai in termini di audience e durante l’esibizione di un ospite di chiara fama internazionale, con notevoli effetti pregiudizievoli a danno dei telespettatori”.Nel determinare la sanzione l’Autorità ha tenuto conto della reiterazione della condotta da parte della Rai, già sanzionata per episodi di pubblicità occulta nel corso della passata edizione del Festival di Sanremo. “Bene, ottima notizia. La pubblicità deve essere sempre trasparente, palese e chiaramente riconoscibile come tale” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori sottolineando che “è bene che sia stato ribadito il principio che non si può fare pubblicità occulta”. LEGGI TUTTO

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    In calo la Borsa di New York. Effetto Tesla e Alphabet sul Nasdaq

    (Teleborsa) – A Wall Street, il Dow Jones è in calo (-0,83%) e si attesta su 40.024 punti; sulla stessa linea, profondo rosso per l’S&P-500, che retrocede a 5.456 punti, in netto calo dell’1,79%. Pessimo il Nasdaq 100 (-3,03%) appesantito dai conti delle big tech, Tesla e Alphabet, considerati deludenti dagli investitori. In forte calo l’S&P 100 (-2,23%).Gli addetti ai lavori guardano anche ai dati macroeconomici previsti nei prossimi giorni, in particolare il PIL del secondo trimestre e l’inflazione PCE di giugno. Quest’ultima servirà alla Federal Reserve per decidere le prossime mosse sui tassi d’interesse; gli investitori, ormai, sono convinti che la Banca centrale americana taglierà i tassi entro settembre.Utilities (+1,43%) e sanitario (+0,72%) in buona luce sul listino S&P 500. Tra i peggiori della lista del paniere S&P 500, in maggior calo i comparti informatica (-3,54%), telecomunicazioni (-3,32%) e beni di consumo secondari (-3,13%).Tra i protagonisti del Dow Jones, Johnson & Johnson (+2,32%), Verizon Communication (+2,01%), Merck (+1,24%) e Cisco Systems (+1,07%).I più forti ribassi, invece, si verificano su Visa, che continua la seduta con -3,83%.Scivola Microsoft, con un netto svantaggio del 3,30%.In rosso Apple, che evidenzia un deciso ribasso del 3,07%.Spicca la prestazione negativa di Intel, che scende del 2,85%.Al top tra i colossi tecnologici di Wall Street, si posizionano CoStar (+7,14%), Sirius XM Radio (+6,32%), Gilead Sciences (+2,81%) e Old Dominion Freight Line (+2,32%).I più forti ribassi, invece, si verificano su Trade Desk, che continua la seduta con -10,26%.Sessione nera per Tesla Motors, che lascia sul tappeto una perdita del 10,17%.In perdita Roper Technologies, che scende dell’8,82%.Pesante Constellation Energy, che segna una discesa di ben -7,26 punti percentuali.Tra i dati macroeconomici rilevanti sui mercati statunitensi:Mercoledì 24/07/202414:30 USA: Scorte ingrosso, mensile (atteso 0,4%; preced. 0,6%)15:45 USA: PMI manifatturiero (atteso 51,7 punti; preced. 51,6 punti)15:45 USA: PMI composito (preced. 54,8 punti)15:45 USA: PMI servizi (atteso 54,7 punti; preced. 55,3 punti)16:00 USA: Vendita case nuove, mensile (preced. -14,9%). LEGGI TUTTO

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    Zes unica, commercialisti: “Rivedere meccanismo che assegna risorse destinate a credito d’imposta per le imprese”

    (Teleborsa) – “Rivedere il meccanismo di assegnazione delle risorse destinate al credito d’imposta destinato alle imprese che effettuano investimenti nella ZES unica del Mezzogiorno perché con quello attualmente previsto il bonus fruibile si riduce al 17,6% della percentuale spettante prevista dalla norma. Per questo motivo, fermo restando il credito di imposta spettante, è necessario prevedere per il credito effettivo una soglia minima oltre la quale non si dovrebbe scendere”. La richiesta arriva direttamente dal Consiglio nazionale dei commercialisti in seguito al provvedimento con cui l’Agenzia delle Entrate ha determinato in 17,6668% la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile dalle imprese che effettuano investimenti dal 1 gennaio al 15 novembre 2024, specificamente per l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive situate nella ZES unica. Al contempo, secondo i commercialisti, “è anche necessario aumentare le risorse messe a disposizione, attualmente fissate a 1.670 milioni di euro, che allo stato attuale si sono rivelate completamente insufficienti”.Secondo i calcoli della Fondazione Nazionale Ricerca dei commercialisti, infatti, una piccola impresa collocata in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, a cui spetterebbe un credito d’imposta del 60% sugli investimenti effettuati, ha diritto ad un credito d’imposta effettivo del 10,60% (il 17,6% del 60%). Invece, una media impresa collocata in Basilicata, Molise e Sardegna, a cui spetterebbe un credito del 40%, ha diritto ad un credito effettivo del 7,06% (il 17,6% del 40%). La situazione peggiora soprattutto per le grandi imprese collocate in Abruzzo che, a fronte di un credito spettante del 15%, ottengono con l’attuale meccanismo un credito effettivo del 2,65% (il 17,6% del 15%).Il meccanismo di ripartizione prevede una prima prenotazione delle risorse con riparto a favore di tutti i richiedenti che hanno realizzato gli investimenti. A febbraio 2025, le imprese che continueranno ad investire potranno contare su nuove risorse derivanti da future rinunce.”È assolutamente necessario rivedere il meccanismo di assegnazione delle risorse e, fermo restando il credito di imposta spettante, prevedere una soglia minima oltre la quale il credito effettivo non dovrebbe scendere – sottolinea Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti –. Le imprese hanno programmato gli investimenti nella ZES unica contando in buona parte sulle risorse derivanti dal credito d’imposta ed ottenere un credito effettivo tanto inferiore rispetto a quello spettante costringe ad una rivisitazione della programmazione finanziaria predisposta. Attendere l’ulteriore ripartizione del credito, che avverrà il prossimo anno e di cui si disconosce l’importo, non aiuterà le imprese in tal senso. Per questo motivo, auspichiamo il miglioramento di un intervento finalizzato allo sviluppo economico e sociale del Paese”.”A causa dell’elevato numero di richieste da parte delle imprese che hanno effettuato investimenti nella ZES unica, il credito di imposta si è ridotto in maniera significativa e le risorse messe a disposizione si sono rivelate insufficienti – afferma Antonio Repaci, consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla Finanza aziendale –. Auspichiamo che il governo possa aumentare le risorse attualmente disponibili per andare incontro alle esigenze degli imprenditori che investono in uno strumento fondamentale per il rilancio economico del Mezzogiorno”. LEGGI TUTTO

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    SAF, Airbus investe in LanzaJet per incrementare produzione di carburante sostenibile

    (Teleborsa) – Airbus sta investendo in LanzaJet, azienda leader nella tecnologia dei carburanti sostenibili e nella produzione di carburanti, in linea con la sua ambizione di agire come catalizzatore per lo sviluppo globale dei carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF). L’investimento sosterrà lo sviluppo del percorso Alcohol-to-Jet (ATJ), un passaggio importante necessario per produrre SAF su larga scala, consentendo a LanzaJet di espandere ulteriormente la propria capacità di scalare la tecnologia proprietaria di trasformazione dell’etanolo in carburante sostenibile per l’aviazione. “I carburanti sostenibili per l’aviazione sono una delle leve più importanti per decarbonizzare il trasporto aereo, ma la loro produzione è ancora limitata. La nostra partnership con LanzaJet dimostra l’impegno di Airbus a collaborare con i principali fornitori di tecnologie energetiche per esplorare percorsi di produzione innovativi e scalare la produzione SAF – ha dichiarato Julie Kitcher, Chief Sustainability Officer di Airbus –. L’importante partnership con LanzaJet sottolinea l’importanza delle nuove tecnologie e della collaborazione intersettoriale per raggiungere emissioni nette di CO2 pari a zero entro il 2050″.”LanzaJet ha intenzionalmente sviluppato un portafoglio diversificato di investitori strategici composto da aziende leader a livello mondiale per garantire l’ecosistema necessario a scalare l’industria del SAF – ha dichiarato Jimmy Samartzis, Chief Executive Officer di LanzaJet –. Questo importante investimento da parte di Airbus sostiene la crescita della nostra azienda, consentendo a LanzaJet di scalare la produzione e la distribuzione di SAF per continuare a lavorare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’aviazione e sviluppare un’industria più sostenibile”.La tecnologia di LanzaJet utilizza etanolo a basso contenuto di carbonio per creare un SAF che riduce le emissioni di gas serra di oltre il 70% rispetto ai combustibili fossili in base al ciclo di vita, e può ridurre ulteriormente le emissioni grazie a una serie di tecnologie di riduzione del carbonio. Il SAF prodotto con la tecnologia ATJ di LanzaJet è un carburante drop-in approvato e compatibile con i motori degli aeromobili esistenti e le relative infrastrutture.LanzaJet sta avviando la prima produzione commerciale al mondo di etanolo- a-SAF presso il LanzaJet Freedom Pines Fuels. Situato negli Stati Uniti, l’impianto produrrà SAF e diesel rinnovabile da etanolo sostenibile e a basse emissioni di carbonio e servirà come modello per scalare la produzione di SAF. Con progetti che abbracciano 25 Paesi e 5 continenti, LanzaJet sta lavorando per scalare la produzione di etanolo – a – carburante per l’aviazione a livello globale, collaborando con i principali attori della catena di valore del SAF. LEGGI TUTTO

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    Eni: via libera da parte da NUPRC per vendita di NAOC a OANDO

    (Teleborsa) – Eni ha ricevuto il consenso formale della Nigerian Upstream Petroleum Regulatory Commission (NUPRC) per la vendita di NAOC Ltd a Oando Plc. Eni ha già ottenuto tutte le altre autorizzazioni necessarie da parte delle Autorità locali e regolamentari competenti, e potrà procedere al completamento della transazione per la vendita di Nigerian Agip Oil Company Ltd (NAOC Ltd) – società interamente controllata da Eni e attiva in Nigeria nell’esplorazione e produzione di idrocarburi onshore e nella generazione di energia elettrica – a Oando Plc, principale società energetica nigeriana, quotata sia alla Borsa della Nigeria che a Johannesburg.La quota che NAOC Ltd detiene in SPDC JV (Shell Production Development Company Joint Venture – operatore Shell 30%, TotalEnergies 10%, NAOC 5%, NNPC 55%) – fa sapere Eni in una nota – non rientra nel perimetro della transazione e rimarrà nel portafoglio Eni.Eni continua a essere impegnata in Nigeria attraverso investimenti in progetti deepwater e in Nigeria LNG. Inoltre, Eni sta sviluppando piani per la diversificazione economica del Paese che includono una valutazione della produzione potenziale di agri-feedstock per lebioraffinerie Enilive e varie iniziative ambientali e tecnologiche, come i progetti di clean cooking, per compensare le emissioni.Eni opera in Nigeria dal 1962 nell’esplorazione e produzione di idrocarburi, nonché nella generazione di energia elettrica. Attualmente, Eni dispone di un ampio portafoglio di asset nell’esplorazione e produzione, con una produzione di equity di circa 40.000 barili di petrolioequivalente al giorno, al netto del contributo di NAOC. Eni detiene inoltre una partecipazione del 10,4% in Nigeria LN. LEGGI TUTTO

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    Rottamazione cartelle, Governo verso proroga al 15 settembre

    (Teleborsa) – Scade il prossimo 31 luglio il termine per saldare la prossima rata della Definizione Agevolata 2024 delle cartelle esattoriali. Ma il governo starebbe valutando una riapertura dei termini per i contribuenti che, dopo aver aderito, sono fuoriusciti dalla definizione agevolata negli scorsi mesi, e forse anche una nuova, quinta, rottamazione su tutte le cartelle esattoriali 2023. Il pagamento – secondo i rumor, slitterebbe così al 15 settembre. In assenza di una conferma di una proroga, il pagamento per la terza rata 2024 della Rottamazione quater è considerato valido – calcolando i cinque giorni di tolleranza – se effettuato entro lunedì 5 agosto. Termine oltre il quale in caso di mancato o tardivo pagamento scatterà l’automatica perdita dei benefici della definizione agevolata.”Il rinvio della scadenza del 31 luglio della rottamazione delle cartelle esattoriali è indispensabile, ma occorre anche riscrivere le regole della procedura, per fare in modo che la singola rata che non ecceda il quinto del reddito del contribuente o dell’impresa”. È larichiesta che avanza Confedercontribuenti, sottolineando che il rinvio a metà settembre – a cui il governo starebbe lavorando – servirà a dare “una boccata d’ossigeno”. Ma il vero problema – evidenzia Confedercontribuenti – resta il carico fiscale insostenibile a cui vengono sottoposti la maggior parte dei contribuenti. “Queste persone e queste imprese – commenta Carmelo Finocchiaro, presidente della Confederazione – vivono con l’incubo costante di subire un pignoramento o di vedersi ipotecare la casa. Perché, anche se riescono a fatica a pagare una rata, non sanno cosa succederà con la successiva”.Confedercontribuenti ricorda oltretutto che si è creata una situazione paradossale per le aziende che hanno eseguito i lavori del Superbonus. “Queste imprese – prosegue Finocchiaro – hanno in pancia crediti per milioni di euro. Con le restrizioni alla circolazione dei crediti, però, hanno difficoltà a convertire i crediti, oppure sono costrette a accettare condizioni a dir poco vessatorie. In altre parole, in teoria queste aziende sarebbero perfettamente capienti, ma di fatto rischiano di fallire. Siamo stanchi di sentire gli esponenti del governo che ribadiscono che le tasse vengono abbassate – sottolinea ancora il presidente di Confedercontribuenti –. Non solo perché è una beffa,visto che l’imposizione fiscale è aumentata. Ma anche perché nessun governo che alimenti uno stillicidio simile di ipoteche e pignoramenti può sostenere di essere vicino ai cittadini”. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali calano di 3,7 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono scese più delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stock di greggio, negli ultimi sette giorni al 19 luglio 2024, sono diminuiti di circa 3,7 milioni di barili a 436,5 MBG, contro attese per un decremento di 2,6 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato un calo di 2,8 milioni, arrivando a 125,3 MBG, mentre le scorte di benzine hanno registrato un decremento di 5,6 milioni a quota 227,4 MBG.Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 0,7 milioni a 374,4 MBG.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Sicurezza alimentare e nutrizione, ONU: “Nel mondo 733 milioni di persone soffrono la fame”

    (Teleborsa) – Nel mondo, 1 persona ogni 11 soffre la fame. È quanto mostra il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (SOFI), pubblicato oggi da quattro agenzie delle Nazioni Unite (ONU): l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), il Programma Alimentare Mondiale (PAM), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF). Globalmente, sono 733 milioni le persone che nel 2023 hanno sofferto la fame, una cifra che rappresenta la media tra i 713 e i 757 milioni di persone stimate dal SOFI. Da un lato, quindi, i dati relativamente stabili degli ultimi tre anni mostrano che si è esaurita la vertiginosa crescita dei numeri legata alla pandemia di COVID e all’inasprirsi dei conflitti e del cambiamento climatico; dall’altro rimane un numero inaccettabile che non ha ancora ripreso il trend decrescente vissuto tra il 1990 e il 2015 e che evidenzia il gravissimo ritardo della comunità internazionale rispetto all’obiettivo Fame Zero entro il 2030.La fame – rileva il rapporto – sta aumentando in modo allarmante in Africa, dove coinvolge 1 persona su 5 e la prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave nel continente è quasi doppia rispetto alla media globale. Le regioni caraibiche e dell’America Latina hanno registrato progressi, mentre in Asia la fame è rimasta relativamente invariata.Il tema del rapporto SOFI di quest’anno, “Finanziamenti per porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme”, evidenzia la drammatica inadeguatezza dei finanziamenti forniti dalla comunità internazionale per l’assistenza alla fame. La sicurezza alimentare e la nutrizione rappresentano meno di un quarto dei finanziamenti totali per l’aiuto pubblico allo sviluppo; si stima in diversi trilioni di dollari il deficit finanziario rispetto ai finanziamenti necessari per compiere i progressi necessari a porre fine alla fame e alla malnutrizione. Le politiche necessarie per trasformare il sistema agroalimentare e affrontare le forze trainanti della fame sono state identificate, ma le grandi carenze di fondi ne impediscono l’attuazione su larga scala. E sono proprio i Paesi che sperimentano il più alto livello di insicurezza alimentare quelli che hanno il minor accesso ai finanziamenti.”Conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze croniche sono i principali fattori alla base dell’insicurezza alimentare. La buona notizia è che la comunità internazionale ha gli strumenti e le conoscenze per prevenire la fame per tutti, per sempre. Tuttavia, se non colmiamo il crescente divario tra i bisogni delle comunità e i finanziamenti disponibili, questa crisi evitabile continuerà”, ha dichiarato Simone Garroni, direttore esecutivo di Azione contro la Fame.Il tema del rapporto SOFI è in linea con le questioni affrontate nel rapporto “Hunger Funding Gap 2024″ di Azione contro la Fame, che ha evidenziato come il gap nei finanziamenti per i Paesi con i bisogni più urgenti sia aumentato del 23% dal 2022 al 2023.Nonostante il mondo produca cibo a sufficienza per tutti, ogni anno muoiono quasi 2,5 milioni di bambini malnutriti. Soddisfare le esigenze nutrizionali, soprattutto in giovane età, è fondamentale per lo sviluppo mentale e fisico. Una buona alimentazione è fondamentale anche per realizzare altre priorità globali, tra cui l’istruzione, la salute e la crescita economica.”I finanziamenti per i programmi di assistenza alla fame non dovrebbero essere considerati un costo, ma un investimento per la sicurezza a lungo termine della nostra comunità globale – ha affermato Garroni –. Il rapporto SOFI chiarisce che il nostro attuale sistema alimentare è insostenibile. Abbiamo bisogno di un afflusso rapido e sostenuto di fondi per programmi multidimensionali che affrontino il nesso tra fame, clima, conflitti e genere. Le persone più vulnerabili contano su di noi”. LEGGI TUTTO