2 Luglio 2024

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    Stellantis investe altri 55 milioni di dollari in Archer dopo traguardo dei test di volo

    (Teleborsa) – Stellantis, colosso italiano-francese del settore automotive, e Archer Aviation, società statunitense attiva nel settore dei velivoli elettrici a decollo e atterraggio verticale (eVTOL), hanno annunciato che Archer ha ricevuto da Stellantis un investimento di altri 55 milioni di dollari nell’ambito dell’accordo di finanziamento strategico tra le società, dopo il raggiungimento dei risultati dei test di volo il mese scorso.L’investimento si aggiunge alla serie di acquisti per un totale di 8,3 milioni di azioni Archer effettuati da Stellantis nel marzo di quest’anno. Nel corso del 2023, Stellantis ha investito 110 milioni di dollari in Archer attraverso una combinazione di acquisti di azioni sul mercato aperto e di investimenti realizzati nell’ambito dell’accordo di finanziamento strategico delle società.Archer completerà la costruzione del suo impianto di produzione ad alto volume in Georgia, negli Stati Uniti, entro la fine dell’anno. Lo stabilimento è stato progettato per supportare la produzione di 650 velivoli l’anno: si tratterà di una delle più grandi strutture produttive in termini di volume nell’industria aeronautica.L’obiettivo di Archer è trasformare gli spostamenti urbani, sostituendo i 60-90 minuti dei tragitti in auto con voli in aerotaxi elettrici della durata stimata di 10-20 minuti, che siano sicuri, sostenibili, silenziosi e a costi competitivi rispetto ai trasporti via terra.Dal 2020 Stellantis è un partner strategico per Archer attraverso varie iniziative di collaborazione e dal 2021 in qualità di investitore.”Poche cose possono competere con l’emozione di vedere un sogno prendere il volo. Apprezzo l’innovazione, la competenza e il duro lavoro dei team di progettazione e produzione di Stellantis e Archer – ha dichiarato Carlos Tavares, CEO di Stellantis – Con questo ulteriore investimento in Archer, continuiamo a puntare su un futuro in cui la libertà di mobilità si estende oltre le modalità più consuete”. LEGGI TUTTO

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    RFI, prosegue il progetto “La Ferrovia del Centro Italia”: nelle stazioni di Antrodoco Centro e Marmore

    (Teleborsa) – Prosegue il viaggio attraverso le 16 stazioni del progetto “La Ferrovia del Centro Italia”, di cui Rete Ferroviaria Italiana – società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS – è partner insieme all’Associazione Culturale Giovanile Riattivati. Le prossime tappe saranno le stazioni di Antrodoco Centro (sabato 6 luglio) e Marmore (sabato 20 luglio).L’iniziativa rientra nella Campagna “I Luoghi del Cuore”, lanciata nel 2003 da FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS per sensibilizzare sul valore del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. L’obiettivo, nello specifico, è valorizzare il turismo lento alla scoperta di borghi e territori in alcuni casi meno conosciuti lungo la tratta Terni-Rieti-L’Aquila – Sulmona, che copre una distanza di 163,6 chilometri. Il progetto dell’Associazione Culturale Giovanile Riattivati, realizzato in collaborazione con RFI e con il contributo di FAI, Intesa Sanpaolo e Rotary Club di Rieti, prevede l’installazione di pannelli informativi in ciascuna stazione coinvolta, con dettagli su storia, cultura e peculiarità del territorio, arricchiti da QR code interattivi. L’impegno di RFI e dell’Associazione Riattivati è rivolto non solo a valorizzare la storia e la bellezza dei territori interessati, ma anche a generare un impatto positivo sull’economia locale. Il progetto ha avuto avvio lo scorso 1 giugno, con lo svelamento dei primi pannelli nelle stazioni di Rieti e L’Aquila. Dopo Antrodoco Centro e Marmore, nei prossimi mesi gli eventi saranno replicati nelle stazioni di Pratola Peligna, Antrodoco-Borgo Velino, Raiano, Castel Sant’Angelo, Molina, Cittaducale, San Demetrio ne’ Vestini, Contigliano, Paganica e Greccio. LEGGI TUTTO

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    Tesla, consegne in calo del 5% nel secondo trimestre

    (Teleborsa) – Tesla, casa automobilistica statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche, ha annunciato di aver prodotto 410.831 auto e averne consegnate 443.956 nel secondo trimestre del 2024.Le aspettative degli analisti erano per consegne pari a 438.019 veicoli, secondo stime LSEG. Le consegne hanno segnato un -4,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e un +14,8% rispetto al trimestre precedente.Del totale delle auto prodotte, 386.576 sono state Model 3 e Y, mentre le rimanenti 24,255 sono state di altri modelli. Con riguardo alle consegne, 422.405 sono state Model 3 e Y, 21.551 altri modelli.La società fondata da Elon Musk pubblicherà i suoi risultati finanziari per il secondo trimestre del 2024 dopo la chiusura del mercato martedì 23 luglio 2024. LEGGI TUTTO

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    UniCredit, accordo con Consorzio Fonteverde per credito ad aziende agricole

    (Teleborsa) – UniCredit e Consorzio Fonteverde hanno sottoscritto un nuovo accordo per facilitare l’accesso al credito e rafforzare le potenzialità di sviluppo delle aziende associate.Il Consorzio Fonteverde aggrega diverse aziende agricole che operano nel territorio delle province di Ragusa e Siracusa. I soci produttori del Consorzio gestiscono circa 900,00 ha di terreni ubicati in due province della Sicilia sud-orientale: 55% delle superfici nel ragusano, 45% nel siracusano, zone dell’isola fortemente vocate alle coltivazioni ortofrutticole. I prodotti coltivati dai soci produttori (carote, zucchine, peperoni, melone, patate, pomodori, uva, arance, etc.), vengono conferiti al Consorzio che si occupa delle fasi di selezione, confezionamento e commercializzazione con l’obiettivo di assicurare agli associati la migliore redditività.UniCredit con la terza edizione di “UniCredit per l’Italia”, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro, di cui un plafond di 1 miliardo di euro è dedicato al settore Agribusiness, si è impegnata a rinnovare la gamma di strumenti di sostegno per il settore.”L’accordo con il Consorzio Fonteverde conferma la nostra attenzione al comparto agroalimentare – ha commentato Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit – Abbiamo rafforzato la nostra rete commerciale con la presenza di gestori e specialisti Agribusiness dislocati in tutta la regione e ci impegniamo ad offrire soluzioni su misura per le specifiche esigenze delle imprese, contribuendo così allo sviluppo del settore”. LEGGI TUTTO

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    Bellini Nautica, Alessandro Papetti nuovo Financial & Strategic Advisor

    (Teleborsa) – Bellini Nautica, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel settore della nautica di lusso, ha avviato una collaborazione con Alessandro Papetti in qualità di Financial & Strategic Advisor al fine di supportare la crescita e lo sviluppo delle diverse linee di business. Papetti porta con sé una profonda esperienza nel private equity e nelle operazioni di M&A.Dopo aver lavorato per Chase Gemina e ABN AMRO all’inizio della sua carriera, è diventato direttore degli investimenti presso Arca Impresa Gestioni, per poi entrare in Clessidra al momento del lancio nel 2003 come partner. Nel 2016, lascia Clessidra e lancia ClubInvest, una struttura di investimento innovativa per investitori privati. Nell’aprile 2018 ha raccolto 110 milioni di euro con un veicolo di investimento quotato in Borsa in Italia, Spac Gabelli Value for Italy, veicolo promosso insieme a Gamco, asset manager quotato al NYSE. Negli ultimi anni ha guidato lo sviluppo nel mercato italiano di HLD, la struttura di investimento creata nel 2010 da Jean-Philippe Hecketsweiler, Jean-Bernard Lafonta e Philippe Donnet.”Il gruppo Bellini ha saputo delineare una nuova fase del suo sviluppo, ormai ampiamente avviata, con obiettivi strategici molto chiari che uniscono tradizione ed innovazione – ha commentato Papetti – Per la realizzazione di tale sviluppo la nuova generazione guidata da Battista ha coinvolto profili e competenze di primissimo livello, fornendo un bell’esempio di moderna imprenditoria familiare nel settore della nautica”. LEGGI TUTTO

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    Assogestioni: 1 italiano su 5 investe in fondi comuni, PAC piace ad under 40

    (Teleborsa) – Sono 11,1 milioni gli italiani che sottoscrivono fondi comuni di investimento, per un valore totale investito che ha raggiunto quota 546 miliardi di euro. Rapportato all’intera popolazione del paese, il dato implica un tasso di partecipazione del 18,8%, il che significa che quasi 1 italiano su 5 affida almeno parte dei propri risparmi a questa tipologia di strumento. Lo afferma Assogestioni nell’Osservatorio annuale sui sottoscrittori di fondi comuni, curato dall’Ufficio Studi dell’Associazione.Il valore medio dell’investimento è di 49.000 euro. Un importo che però varia a seconda del tipo di prodotto scelto: più basso per i sottoscrittori di fondi italiani (30.000 euro), più elevato per i sottoscrittori di fondi esteri. Tra questi, il valore dell’investimento medio in fondi cross border si attesta a 55.000 euro. Cifre che però necessitano di una attenta lettura.”L’insieme dei sottoscrittori al suo interno presenta molteplici peculiarità: ad esempio, il patrimonio resta concentrato sul quartile più alto, i cui sottoscrittori detengono circa tre quarti dell’investimento totale – osserva Riccardo Morassut, Senior Research Analyst Ufficio Studi, Assogestioni – Metà degli 11 milioni circa di investitori accede ai fondi con cifre inferiori alla mediana che è pari a circa 20mila euro”.Il gap generazionaleAnalizzando le differenze demografiche, emerge che l’età media nazionale dei sottoscrittori è di 61 anni, con la generazione dei Boomers che pesa per il 41% del totale. A seguire, i risparmiatori della Generazione X con il 29%, le generazioni più anziane (ultra 78enni) che rappresentano il 16% e infine i risparmiatori più giovani (Millennials e Generazione Z), la cui partecipazione è più contenuta e si attesta al 15%.L’investimento medio per fasce di età sottolinea il gap generazionale: per i Boomers, che detengono da soli il 48% del patrimonio complessivo, si attesta a 58.000 euro, cifra che sale a 66.000 per la Silent Generation e 83.000 per la Greatest Generation. Sotto media, ma con un importo comunque rilevante, la Generazione X con 42.000. Per i Millennials, invece, l’investimento medio è di 21.000 euro e per la Gen Z di 13.000, e insieme detengono il 6% del patrimonio.”Rispetto a un anno fa, la partecipazione delle due generazioni più giovani è passata dal 13% al 15% e, di conseguenza, anche il patrimonio detenuto da Millennials e GenZ è salito dal 5% al 6% del totale. Tutto ciò conferma che gli under 40 stanno gradualmente iniziando ad aumentare la quota investita in fondi”, sostiene Morassut.PIC vs PACMa come accedono a questi strumenti? In media, il versamento unico (PIC) rimane la forma prevalente, scelta dal 62% dei risparmiatori, mentre la quota dei sottoscrittori che investe tramite piani di accumulo (PAC) è pari al 21% e in forma mista al 17%. Percentuali, però, ancora una volta stressate dallo spaccato per età, che dimostra comportamenti differenti tra under 40 e generazioni più anziane.”Tra le evidenze più interessanti dell’Osservatorio – prosegue Morassut – emerge la propensione di Millennials e Generazione Z a prediligere i PAC, che permettono di investire gradualmente attraverso versamenti periodici che possono avere entità anche molto contenute. Infatti, supera il 50% la quota dei sottoscrittori più giovani che investe in questo modo. Si tratta di una modalità efficiente, che aiuta l’investitore da un punto di vista comportamentale, eliminando il fattore market timing. Viceversa, oltre il 70% dei Boomers e l’80% della Silent Generation sceglie di investire in un’unica soluzione (PIC)”.La differenza uomo-donna nell’universo dei sottoscrittori italiani si sta progressivamente annullando, in favore di un sostanziale equilibrio tra i generi, con le donne che oggi rappresentano il 47% degli investitori contro il 53% degli uomini. Anche l’investimento medio di uomini e donne si sta avvicinando nei valori: infatti, i primi investono circa 51.000 euro, contro i 47.000 delle donne.L’affetto per lo sportello e l’home biasDue aspetti indagati dall’Osservatorio riguardano alcuni cliché sugli investitori locali. Il 95% dei fondi italiani viene distribuito tramite gli sportelli bancari, ma il canale di distribuzione delle reti di consulenti finanziari ha un peso maggiore per i fondi cross border, acquistati in questa modalità per il 48% e solo per il 52% tramite le banche.A livello di asset allocation, l’Osservatorio evidenzia valori differenziati in base alla tipologia di prodotto. Tra i fondi di diritto italiano prevale la componente obbligazionaria (36%) e flessibile (34%), a cui seguono gli investimenti in fondi bilanciati (19%) e azionari (11%). Tra i prodotti esteri è più marcata la componente azionaria, con il valore per i fondi cross border che si attesta al 50%. Resta stabile attorno al 30% il peso dei fondi obbligazionari, mentre diminuisce la quota dei fondi flessibili e bilanciati (all’11% e 10%).Lo studio del portafoglio dei sottoscrittori italiani per aree geografiche mostra infine una prevalenza di Europa e America, entrambe al 32%. L’allocazione all’Italia pesa per il 16% del portafoglio generale, di cui il 13% in obbligazioni e il 3% in azionario italiano. “Un 16% di home bias non è poco, considerando che Borsa Italiana pesa lo 0,6% della capitalizzazione mondiale”, sottolinea Morassut.Un’Italia spaccata a metàIn aggiunta al quadro nazionale, è interessante notare le diverse specificità geografiche, a cominciare dal tasso di partecipazione, che indica la percentuale di sottoscrittori in rapporto alla popolazione residente (dati Istat). Anzitutto, i dati delineano un Paese spaccato in due, con il 64% dei sottoscrittori che risiedono in Nord Italia.La regione con il tasso di partecipazione più alto è l’Emilia-Romagna con il 29,3%, seguita da Lombardia (27,1%), Piemonte (26,6%) e Liguria (25,1%).Liguria, Lombardia e Piemonte sono anche le regioni in cui l’investimento medio è più alto e pari rispettivamente a 55.212, 54.971 e 54.841 euro. In Emilia-Romagna si attesta a 53.184 euro.Le Regioni del Nord d’Italia sono le prime per investimento complessivo: i sottoscrittori residenti in questa area detengono il 69% del totale. Nel dettaglio, al Nord-Ovest va il 43%, mentre al Nord-Est il 26%. Gli investitori del Sud hanno il 9% del portafoglio generale e quelli delle isole il 4%.(Foto: Photo by Mathieu Stern on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Immobiliare, frenata nel I trimestre 2024: circa 155mila compravendite (-7,2%)

    (Teleborsa) – Nei primi tre mesi dell’anno il mercato immobiliare residenziale a livello nazionale è calato del -7,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con 154.770 compravendite. Tra le principali città metropolitane, il calo maggiore si registra a Milano (-13,2% e 5.141 transazioni), seguita da Torino (-10,2% e 3.193 transazioni) e Roma (-6,9% e 7.703 transazioni). Inoltre, se si considerano esclusivamente le nuove abitazioni vendute nelle grandi città (1.624 in totale), la quota non arriva al 7% rispetto al totale delle vendite, con un calo delle transazioni del -23% rispetto allo stesso periodo del 2023. È quanto emerge dall’analisi di Abitare Co. – società di intermediazione e servizi immobiliari specializzata in nuove costruzioni – sui dati pubblicati dall’Osservatorio Mercato Immobiliare (OMI) – Agenzia delle Entrate. Tra le principali motivazioni della frenata del mercato immobiliare l’analisi rileva la mancanza di offerta di nuove case e ad alta efficienza energetica, l’incertezza sulle prospettive della propria situazione economica e il calo del potere d’acquisto, il segno negativo degli investimenti nel residenziale (-35% nel I trim. 2024) e il ritiro dal mercato di immobili ristrutturati con il Superbonus per la maggiore tassazione dovuta alle eventuali plusvalenze.Per quanto riguarda le abitazioni comprate grazie ad un mutuo “ci troviamo ai minimi storici con poco più di 56mila transazioni, pari al 40% del totale” sottolinea Abitare Co. La quota di famiglie che acquistano tramite mutuo è andata a diminuire di anno in anno in corrispondenza all’aumento del costo del denaro adottato dalla BCE per contrastare l’inflazione. Nell’epoca pre Covid, a livello nazionale, le famiglie che acquistavano casa con un mutuo rappresentavano circa il 53% del totale; questo significa che in meno di cinque anni gli acquirenti di casa che fanno ricorso al mutuo sono calati di tredici punti percentuali.”Nonostante l’ultimo trimestre dello scorso anno abbia registrato un rallentamento della curva negativa delle compravendite (-3,3% sul quarto trimestre 2022), i primi tre mesi del nuovo anno rimangono ancora saldamente in territorio negativo – dichiara Giuseppe Crupi, Ceo di Abitare Co. –. Sono vari i fattori che frenano una reale ripresa degli scambi. Il prezzo di vendita, cresciuto in questi anni con variazioni annue a due cifre nelle principali città, confrontato col potere d’acquisto delle famiglie, sta frenando la propensione all’acquisto; la difficoltà di accesso al credito di molti: non è una sorpresa constatare che neppure il 40% dei compratori oggi accende un mutuo. Manca poi l’offerta di un prodotto nuovo, ad alta efficienza energetica, che si rivolga ad una fascia di acquirenti con budget di spesa non altissimi, come i giovani che vorrebbero comprare la loro prima casa e che sono i più sensibili alle tematiche ambientali”. Nel dettaglio la mancanza di offerta di nuove case pesa in maniera particolare sull’andamento delle compravendite relativo a questo segmento. Solo Milano registra una quota superiore al dieci per cento (12,6%) con 648 compravendite. A Roma sono state vendute 670 nuove case nel primo trimestre di quest’anno che corrisponde a una quota solo dell’8,7% sul totale delle vendite. Nelle altre grandi città del Paese le vendite di nuove case non raggiungono neppure le cento unità, alla fine del trimestre. A Firenze ci sono state 92 vendite (8,1% sul totale), a Napoli solo 35 (1,9% sul totale) e addirittura a Genova le vendite di nuove case in tre mesi sono state solamente otto (lo 0,4% sul totale). L’incertezza sulle prospettive della propria situazione economica e il calo del potere d’acquisto rappresentano un fattore importante che influenza le scelte famigliari, soprattutto quelle che presuppongono un ingente impegno di capitale, come l’acquisto della casa. La propensione al risparmio, dopo aver raggiunto valori massimi nel 2020 in corrispondenza della pandemia, è gradualmente diminuita negli anni successivi per sostenere le spese familiari e per compensare la perdita del potere di acquisto causata dall’inflazione.Gli investimenti nel residenziale hanno subito un forte calo di oltre 50 punti percentuali a partire dalla fine del 2022 e per tutto il 2023, principalmente a causa dell’aumento dei tassi di interesse. I 120 milioni di euro investiti nel residenziale italiano nel primo trimestre 2024 confermano la tendenza negativa con un calo del 35% circa rispetto al primo trimestre del 2023. In una città come Milano, che polarizza circa l’80% degli investimenti, il calo tendenziale oggi è del 28%.La domanda di nuove case, non solo di fascia alta, apprezza particolarmente le tematiche relative agli investimenti legati al consumo energetico, all’impatto ambientale e ai servizi comuni dedicati alle persone. Purtroppo, l’offerta di queste abitazioni è ancora molto bassa.Una parte di domanda si è ritirata dal mercato dopo aver ristrutturato casa col Superbonus. Contando la tassazione delle plusvalenze e il trasferimento delle detrazioni, è sempre possibile vendere un immobile su cui si sono effettuati lavori di efficientamento agevolati con il Bonus 110%, ma è anche vero – sottolinea Abitare Co. – che ci sono diversi aspetti a cui prestare attenzione. Uno di questi è legato all’aumento del valore dell’immobile determinato dai lavori di efficientamento: questo aumento di valore, pur essendo positivo, porta a una maggiore tassazione al momento della vendita, soprattutto tenendo conto delle nuove disposizioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2024.(Foto: Gino Crescoli / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Emissioni, Salvini avverte: “no dell’Italia a qualsiasi nuova tassa”

    (Teleborsa) – In Europa l’Italia sarà “contraria” a qualsiasi intervento che preveda una nuova tassa sulle emissioni, “a meno che non vi sia una soluzione globale”. Lo detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini, intervenendo all’assemblea annuale di Assarmatori a Roma. “Il voto dell’Italia sarà contrario a qualsiasi intervento che preveda una nuova tassa sulle emissioni. A meno che non ci sia una soluzione globale”, ha detto Salvini, segnalando come si “vociferi” che a Bruxelles si vorrebbe riprendere in mano la direttiva sulla tassazione dell’energia (ETD).”Non è il momento – ha detto ancora – di imporre nuove tasse a carico delle aziende italiane ed europee”. Il 2023 “è stato l’anno record mondiale storico di emissioni di CO2, nonostante gli investimenti miliardari”, ha segnalato Salvini che appunto ha sottolineato come “mentre l’Europa utilizza risorse per abbattere di poco le emissioni, la Cina e l’India si avviano verso il picco, quindi se la decarbonizzazione è un bene, nello stesso tempo si combatte “una battaglia impari e suicida” se non si trova una soluzione globale. LEGGI TUTTO