4 Giugno 2024

Daily Archives

More stories

  • in

    Bath & Body Works delude con la guidance. Trimestre sopra attese

    (Teleborsa) – Si muove i ribasso il titolo Bath & Body Works che tratta in perdita dell’11,00% sui valori precedenti, nonostante il gruppo abbia annunciato risultati superiori alle attese degli analisti nel primo trimestre. Ma a deludere è stata la guidance per il periodo in corso. Il primo trimestre si è chiuso con un utile per azione (EPS) di 0,38 dollari superiore ai 0,33 dollari stimati dagli analisti. Il fatturato si è attestato a 1,38 miliardi di dollari contro gli 1,37 miliardi previsti.Il rivenditore di profumi e prodotti per la cura del corpo si attende per il secondo trimestre un EPS rettificato di 31-36 centesimi, contro i 39 centesimi del consensus.La tendenza ad una settimana del rivenditore di profumi e prodotti per la cura del corpo è più fiacca rispetto all’andamento dell’S&P-500. Tale cedimento potrebbe innescare opportunità di vendita del titolo da parte del mercato.La tendenza di breve di Bath & Body Works è in rafforzamento con area di resistenza vista a 48,39 USD, mentre il supporto più immediato si intravede a 44,64. Attesa una continuazione della tendenza al rialzo verso quota 52,14. LEGGI TUTTO

  • in

    Mutui: con tagli BCE rate in calo di 18 euro. Aumenta la richiesta di finanziamenti (+17%)

    (Teleborsa) – Se giovedì prossimo in occasione della riunione della BCE venisse confermato un taglio dei tassi di 25 punti base, il calo per un mutuo variabile medio potrebbe essere di 18 euro. Questa la stima che emerge da un’analisi di Facile.it. In meno di due anni chi ha sottoscritto un mutuo medio, 126mila euro in 25 anni (LTV 70%) ha visto aumentare la rata di oltre il 60%. Per assistere ad un calo significativo – sottolinea Facile.it – bisognerà attendere ancora un po’ di tempo. Analizzando l’andamento dei Futures sugli Euribor si scopre che la rata, arrivata a maggio 2024 a 747 euro, potrebbe scendere, complessivamente, di circa 37 euro entro la fine dell’anno e di 55 euro entro giugno 2025, arrivando così a 692 euro tra 12 mesi. “Alla luce di questi dati, il consiglio per chi non vuole attendere il calo è di valutare una surroga; le condizioni presenti oggi sul mercato sono favorevoli ed è possibile passare dal variabile al fisso ottenendo un tasso migliore”, spiegano gli esperti di Facile.it.L’andamento delle richieste di mutuo e l’offertaSe i tassi variabili sono ancora alti, quelli fissi offerti dalle banche godono di condizioni favorevoli e, anche grazie a questo, secondo l’osservatorio di Facile.it le richieste di finanziamenti sono tornate a crescere del 17% nei primi 4 mesi del 2024. Guardando alle migliori offerte disponibili online per un mutuo standard da 126mila euro in 25 anni (LTV 70%), i tassi fissi – rileva Facile.it – partono da un TAN pari al 2,87%, vale a dire una rata mensile di 589 euro. Indici ancora più vantaggiosi per i cosiddetti mutui green a tasso fisso (per immobili in classe A o B): in questo caso i tassi partono da un tasso TAN pari a 2,65% con una rata mensile di 574 euro.Il calo dei fissi degli ultimi mesi, come detto, – evidenzia l’analisi di Facile.it – rappresenta un’opportunità anche per chi vuole provare a surrogare il finanziamento; i migliori tassi surroga partono da 3,05% pari ad una rata di 600 euro (che scende a 578 euro in caso di surroga green). Ipotizzando il mutuo medio variabile preso in esame, arrivato a maggio 2024 a 747 euro, un’operazione di surroga consentirebbe di abbassare la rata di 147 euro al mese. LEGGI TUTTO

  • in

    USA, ordini industria aprile in aumento come atteso

    (Teleborsa) – Salgono come atteso gli ordinativi all’industria statunitensi. Secondo il Department of Commerce del Bureau of the Census, nel mese di gennaio gli ordini hanno evidenziato una variazione positiva dello 0,7% come a marzo ed in linea con quanto stimato dal consensus.Al netto del settore dei trasporti, gli ordini sono saliti dello 0,7% dopo il +0,4% del mese precedente, mentre al netto del settore difesa sono rimasti invariati come a marzo. LEGGI TUTTO

  • in

    Smart working, Italia tra ultime in classifica in Paesi Ue

    (Teleborsa) – Nel 2023 solo il 4,4% dei lavoratori e delle lavoratrici italiane hanno potuto svolgere, per almeno la metà del monte ore settimanale, la propria attività lavorativa in modalità di lavoro agile. La media Ue è del 9%. Secondo i dati Eurostat il nostro Paese è tra gli ultimi nella classifica dei Paesi Ue per quanto riguarda l l’utilizzo del lavoro da remoto. Primato che va invece alla Finlandia con un 22,4% di lavoratori e lavoratrici che svolgono più della metà della settimana in smart workingSmart working che, tra l’altro, aiuta l’ambiente: due giorni a settimana di lavoro da remoto evitano, infatti, l’emissione di 480 chilogrammi di Co2 all’anno a persona grazie alla diminuzione degli spostamenti e il minor uso degli uffici.Non solo vantaggi, ovviamente. Lavorare da casa implica, infatti, un maggiore utilizzo degli elettrodomestici e la necessità di avere ambienti ben riscaldati per tutta la giornata, in inverno con un aggravio piuttosto consistente sulle bollette di luce e gas. LEGGI TUTTO

  • in

    Agroalimentare, ISMEA: “Rete mercati all’ingrosso asset strategico”

    (Teleborsa) – Snodi centrali nel commercio di prodotti freschi e freschissimi, con un importante ruolo nella valorizzazione delle produzioni locali e stagionali, nella tracciabilità di filiera e nella sicurezza igienico-sanitaria, i mercati all’ingrosso stanno evolvendo verso un modello di hub multifunzionale capace di offrire una molteplicità di servizi in aggiunta alla tradizionale funzione di intermediazione commerciale, logistica e stoccaggio delle merci. Secondo l’indagine “I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare” condotta da ISMEA presso il network di riferimento di Italmercati, partner dell’iniziativa, in Italia operano 137 strutture (numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia) da cui transita circa il 50% dell’offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni, quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri paesi Ue. Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso – come emerge dal Rapporto presentato oggi al Cnel – è una realtà molto composita e frammentata, dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare.”In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione, – ha commentato il direttore generale di ISMEA Maria Chiara Zaganelli – i mercati all’ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l’anello strutturalmente più debole. Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura, un aspetto, quest’ultimo, segnalato anche da altri operatori”.Lo studio di ISMEA presso il network di Italmercati, costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane, quantifica un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge la ragguardevole cifra di 11 miliardi se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, con il coinvolgimento quotidiano di 26 mila addetti.Come si evince dall’indagine, un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati è la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino a uno scalo merci ferroviario, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che operano all’interno di distretti agroalimentari o di areali di produzione di qualità riconosciuta (a marchio Dop-Igp), a riprova dello stretto legame con le imprese del settore primario.L’origine del prodotto che transita da questi hub commerciali è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti cioè da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degli ittici, un quinto della frutta. Queste realtà, accanto alle attività strettamente connesse al core business, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, con il 60% delle strutture che ha investito in questo settore con l’installazione di impianti in parte finanziati dal PNRR. La previsione è di arrivare, entro il 2026, a una quota di energia autoprodotta pari a quasi la metà del fabbisogno. La sostenibilità è ulteriormente rafforzata dal comune impegno nella lotta agli sprechi, attraverso il recupero di prodotti invenduti, donazioni a enti caritatevoli e vendita diretta ai cittadiniTra i clienti dei mercati, la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale Horeca (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.”La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore. La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime caratteristiche e visione futura – dichiara il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini –. Per uno sviluppo del settore, è fondamentale infatti che le azioni politiche investano nei mercati all’ingrosso strategici del Paese: la nostra proposta cerca di individuare un numero – magari ridotto – di Mercati strategici che garantiscano un sistema più efficace ed efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare”.Lo sviluppo futuro dei mercati, infatti, deve essere accompagnato da un percorso di aggregazione delle realtà esistenti in strutture moderne, più grandi ed efficienti, con evidenti ricadute positive, quali un efficientamento della catena logistica e una minor dispersione degli investimenti, come indicato anche dal ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle foreste. Inoltre, in un contesto in cui gli strumenti della attuale PAC non bastano più ad assicurare un adeguato sostegno agli agricoltori, diventa cruciale il ruolo equilibratore dei Mercati all’Ingrosso nell’ambito della filiera agroalimentare per renderla più efficiente più equa e meno penalizzante per i produttori agricoli.Da queste premesse – spiega l’ISMEA – nasce la proposta illustrata nel corso della giornata da Pallottini, già pronta ad essere implementata e condivisa con le Istituzioni ed in particolar modo con il MASAF: creare un network con cui condividere le Politiche di settore sia a livello regionale che nazionale che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione, sia delle strutture stesse che di chi ne opera all’interno; rafforzare il ruolo dei Mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel Sistema della Grande Distribuzione Organizzata e la loro collaborazione con le Organizzazioni di Produttori; aprire un tavolo di lavoro sulla logistica; potenziare il settore ittico in sofferenza dal momento che, a differenza di altri Paesi europei, il legame tra Mercati all’Ingrosso ed il mondo della pesca in Italia risulta inefficiente. LEGGI TUTTO

  • in

    Borsa Mumbai, indice Sensex chiude in calo. Terzo mandato per Modi

    (Teleborsa) – In India, le elezioni confermano Narendra Modi come premier, al suo terzo mandato. Dopo il rally della vigilia che ha portato la Borsa di Mumbai sui massimi storici, gli indici chiudono la seduta in ribasso mentre il conteggio ancora in corso indica una vittoria meno schiacciante, per il primo ministro, di quanto avevano suggerito gli exit pollL’indice Bse Senex ha perso oltre 5 punti percentuali a 72.076 punti mentre l’Nse Nifty ha perso quasi il 6% a 21.884 punti. Il partito di Modi e gli alleati dell’Alleanza democratica sono in testa in almeno 294 dei 523 seggi per le elezioni al Parlamento indiano. Tuttavia, le opposizioni stanno registrando più consensi del previsto, con 231 seggi. Comunque il premier uscente porterà a casa un terzo mandato di cinque anni e il compito di formare il prossimo Governo. LEGGI TUTTO

  • in

    Qualità della vita, Istat: nelle città italiane soddisfatto oltre 80% popolazione

    (Teleborsa) – La quota di popolazione soddisfatta per la vita nella propria città nel 2023 è generalmente alta (superiore all’80%). Il valore minimo si registra a Taranto (47,8%) e il valore massimo a Trento (95,4%). In sei città italiane si osservano percentuali molto alte della popolazione soddisfatta di vivere nella propria città (superiori al 90%) e sono: Trento, Trieste, Cagliari, Bergamo, Brescia, Bolzano/Bozen; Trento, in particolare, si colloca anche al primo posto della graduatoria europea (85 città). È emerge dalla rilevazione Quality of life in European cities, condotta dalla Commissione Europea con il contributo dell’Istat in una selezione di città europee, è rivolta ad accrescere la conoscenza sulla qualità della vita percepita in ambito urbano. L’indagine si inserisce nel filone di studi sulla “life satisfaction” ed è rivolta a misurare diversi aspetti, tra i quali: la percezione della qualità della vita nella propria città, sia in termini generali che rispetto a specifiche dimensioni (lavoro, servizi pubblici, sicurezza, ambiente, Amministrazionelocale ecc.); le opinioni sulla capacità inclusiva della città; il sostegno da parte delle reti sociali e la fiducia verso i propri concittadini; le opportunità offerte dalla città, come trovare un buon lavoro e un alloggio. L’obiettivo è quello di comparare i dati delle 26 città italiane considerate nell’indagine (edizione 2023) alle altre 59 città dell’Unione europea che fanno parte dell’universo di riferimento, al fine di evidenziare punti di forza e di debolezza dei contesti urbani del nostro Paese e di rilasciare informazioni utili a definire meglio le politiche urbane. In totale sono state considerate 85 città.Quote piuttosto basse di popolazione italiana ritengono che la qualità della vita sia migliorata negli ultimi cinque anni. Fanno eccezione Bari e Messina. A Bari, in particolare, oltre la metà della popolazione ritiene che la qualità della vita negli ultimi cinque anni sia migliorata. Si tratta di uno dei migliori risultati a livello europeo. Più della metà dei cittadini di alcune città italiane ritengono che la qualità della vita nella propria città sia peggiorata negli ultimi cinque anni. A pensarla così sono la maggior parte dei cittadini di Firenze, Sassari, Bolzano/Bozen, Catania, Parma, Roma, Venezia e Reggio di Calabria.Le percentuali più alte (oltre l’85%) di persone soddisfatte dei servizi sanitari, medici e ospedali si osservano nell’Ue nelle città del Benelux e in Germania. In Italia le percentuali più elevate sono registrate nel Centro-nord (spiccano Bologna, Verona e Trieste) mentre le percentuali più basse sono rilevate nelle città meridionali. Gli abitanti delle città italiane sono in media meno soddisfatti dei trasporti pubblici rispetto a quelli delle altre città europee. In Italia, le quote più alte di cittadini soddisfatti per i trasporti pubblici sono quelle di Milano, Trieste e Bolzano/Bozen, mentre le percentuali più basse sono rilevate in alcune città dell’Italia meridionale, a Roma e a Perugia.La soddisfazione per gli spazi verdi come parchi e giardini è espressa da ampie quote di cittadini dell’Europa occidentale e del Nord. Nel nostro Paese le quote più alte di abitanti soddisfatti per questo tipo di spazi sono rilevate a Trento, Bolzano/Bozen e Cagliari, mentre quelle più basse si registrano perlopiù nellecittà del Sud.Le percentuali di soddisfatti per le infrastrutture sportive sono particolarmente alte nelle città finlandesi, in alcune città francesi e in altre dell’Europa continentale (come Lussemburgo). Tra le città italiane, quelle in cui vi è maggior soddisfazione per campi sportivi e palazzetti dello sport sono Trento, Bologna e Bolzano/Bozen (con percentuali che superano il 70% di persone soddisfatte). A sentirsi soddisfatti per le scuole e gli altri servizi di formazione sono ampie quote della popolazione urbana della Ue, inclusa quella italiana. Con riferimento alle infrastrutture culturali (teatri, musei, biblioteche) le città italiane con i maggiori livelli di soddisfazione sono Milano, Trento, Bergamo, Parma, Brescia, Trieste, Bolzano/Bozen, Firenze. In circa tre quarti delle città italiane, meno della metà degli abitanti si ritiene soddisfatta della pulizia della città. Di questo gruppo fanno parte tutte le città meridionali e le città più grandi.Tra le prime 20 città dell’Ue in cui l’automobile è indicata come mezzo di trasporto usato più spesso troviamo quasi tutte città italiane del Centro e del Mezzogiorno ma anche alcune città del Nord. I mezzi di trasporto pubblico urbano risultano essere i mezzi di trasporto privilegiati di molte capitali europee mentre l’unica città italiana in una situazione simile è Milano. L’uso della bicicletta in Italia è ancora piuttosto limitato.Le città italiane dove oltre la metà dei cittadini ritiene che sia facile trovare un buon lavoro sono Bolzano/Bozen, Milano, Trento, Brescia, Parma, Bergamo (con quote molto simili a quelle di Vienna, Parigi,Dublino). Le percentuali più basse sono rilevate nelle città dell’Italia meridionale.In gran parte delle città dell’universo d’indagine, percentuali relativamente basse di persone ritengono facile trovare un buon alloggio a un prezzo ragionevole. Il problema è fortemente accentuato a Firenze, Milano e Bolzano/Bozen (dove meno del 5% dei residenti ritiene la ricerca di un alloggio un’operazione semplice).In tutte le città osservate, oltre il 50% degli abitanti ritiene di poter contare sull’aiuto materiale da parte di amici, vicini e altre persone in caso di bisogno. Le quote di persone che pensano di poter ricevere aiuto non materiale sono coerenti con le precedenti ma tendenzialmente più alte.In tutte le città esaminate la maggior parte degli abitanti concorda nel ritenere la propria città un buon posto per vivere per le persone in generale, ma meno per la popolazione immigrata. Le percentuali più basse di chi ritiene la città un posto accogliente per gli immigrati si osservano in alcune città del Mezzogiorno ma anche a Trieste e Genova, mentre quella più alta si rileva a Bologna (con valori simili a quelli di Madrid ed Helsinki).Bologna è una delle città Ue dove si osserva la più alta percentuale di residenti (85,3%) che ritiene la città un buon posto per vivere per le persone omosessuali (quote simili si trovano in Olanda e Danimarca). Le percentuali più basse sono rilevate invece in città del Sud Italia, in Grecia e in varie città dell’Europa dell’Est. Nelle città italiane si osservano le percentuali più basse di persone che si sentono sicure a camminare da sole di notte nella propria città. Le quote più ridotte (inferiori al 30%) si rilevano a Catania, Milano, Taranto, Genova, Venezia, Parma e Bari. Roma è la capitale con la percentuale più bassa (36,8%) di chi si sente sicuro a camminare da solo la notte.Una bassa efficienza percepita dell’Amministrazione pubblica locale è espressa in quasi tutte le città dell’Italia meridionale e in città come Roma, Firenze, Perugia, Genova, Milano, Torino, Venezia. I valori più alti sono invece rilevati nelle città del Nord Italia, che presentano valori simili a molte città tedesche, francesi, spagnole e dell’Europa dell’Est. La percezione che nella propria Amministrazione locale sia presente la corruzione è più accentuata nelle città baltiche, greche, portoghesi nonché in quelle dell’Europa dell’Est e in alcune città del nostro Paese come Roma, Palermo e Napoli. LEGGI TUTTO

  • in

    BofA: fragilità dei titoli statunitensi raggiunge nuovi estremi guidata dal tech

    (Teleborsa) – Salesforce e Dell hanno registrato movimenti record legati agli utili la scorsa settimana, rappresentando gli ultimi esempi di titoli tecnologici statunitensi che hanno mostrato balzi fuori misura o fragilità dei prezzi. Lo afferma Bank of America in una ricerca sul tema, sostenendo che tali shock di fragilità per le megacaps tecnologiche/americane sono oggi prossimi ai massimi di oltre 30 anni, sia in termini di frequenza che di entità.All’attuale ritmo da inizio anno, il 2024 è sulla buona strada per registrare uno dei più alti numeri di eventi di fragilità tra le società tecnologiche statunitensi dal 1992, e l’entità media degli eventi di fragilità all’interno dei 50 maggiori titoli dell’S&P è attualmente al suo livello più estremo in questo periodo finora. “Tutto questo per dire che, sebbene l’indice possa non sembrare fragile, l’azione dei prezzi nei singoli titoli è stata insolitamente tale”, viene sottolineato.Secondo BofA, questa azione dei prezzi quasi erratica non solo riflette l’incertezza nella stima del valore della rivoluzione tecnologica posta dall’intelligenza artificiale, ma evidenzia anche uno spostamento secolare dei mercati verso una maggiore fragilità.Finora, questi shock di fragilità sono stati idiosincratici (si sono verificati in giorni diversi), tuttavia, il rischio è di uno shock correlato tra queste società che controllano gran parte degli indici azionari statunitensi e globali.”Riteniamo che valga la pena tenere d’occhio la fragilità dei titoli poiché un continuo aumento della frequenza e dell’entità di questi eventi (in particolare nei titoli più grandi) potrebbe riversarsi in un aumento del volume del titolo e persino del livello dell’indice – si legge nella ricerca – L’S&P 500 non è mai stato così concentrato nella storia e i titoli dei Magnificent 7 sono ora più grandi dei paesi dal 2° al 5° posto negli indici azionari globali. Finora questi shock di fragilità sono stati idiosincratici (si sono verificati in giorni diversi); tuttavia, il rischio è quello di uno shock correlato tra queste società che controllano gran parte degli indici azionari statunitensi e globali”. LEGGI TUTTO