(Teleborsa) – Partenza al rallentatore per i mercati globali, con Wall Street che è ancora chiusa nella giornata odierna, in compagnia dei listini di Gran Bretagna, Irlanda, Singapore, Giappone, Hong Kong e Australia. Le Borse aperte mostrano rialzi nella prima seduta dell’anno, ma analisti e investitori invitano alla cautela, soprattutto per lo spettro della recessione negli Stati Uniti e in altre grandi economie, ma anche per l’incertezza proveniente dalla Cina, il cui superamento della politica Zero-Covid dovrà essere attentamente osservato per i potenziali effetti su economia e mercati.
Secondo due terzi degli economisti di 23 istituzioni finanziari che lavorano direttamente con la FED, gli Stati Uniti saranno in recessione nel 2023, ha riferito il Wall Street Journal. Fra i primary dealers – da Barclays e Ubs e Bank of America – la convinzione di una recessione si basa sul fatto che gli americani stanno spendendo i risparmi accumulati durante la pandemia, il mercato immobiliare è in calo e le banche stanno stringendo i loro standard per i crediti.
Alcuni commenti negativi sono arrivati anche dalla numero uno del FMI, Kristalina Georgieva: “Prevediamo che un terzo dell’economia mondiale sarà in recessione – ha detto a CBS – E sì, anche i paesi che non sono in recessione, sembrerebbero una recessione per centinaia di milioni di persone”. Georgieva ha affermato, tuttavia, che l’economia statunitense è stata “notevolmente resiliente” e che misure come l’Inflation Reduction Act e le misure sul credito d’imposta per i figli erano “buone per gli Stati Uniti. Buone per il mondo”.
In assenza di trimestrali, che inizieranno più avanti a gennaio, l’attenzione degli operatori questa settimana sarà sui verbali dell’ultima riunione della FED, che potenzialmente forniranno agli investitori maggiori informazioni sulle sue prossime mosse di politica monetaria. In uscita anche il rapporto di novembre sulle aperture di lavoro (mercoledì), l’aggiornamento settimanale sulla disoccupazione (giovedì), il rapporto mensile sull’occupazione (venerdì).
La situazione da cui domani ripartiranno gli indici statunitensi non è comunque rosea. L’S&P 500 è sceso del 19,4% nel 2022 (-18,1% dividendi inclusi). Si tratta del terzo calo annuale dalla crisi finanziaria del 2008, quando l’S&P 500 è crollato del 38,49%, e una dolorosa inversione di tendenza per gli investitori dopo che l’S&P 500 ha segnato un rialzo di quasi il 27% nel 2021. Secondo calcoli di S&P Dow Jones, l’indice ha perso 8,2 trilioni di dollari di valore.