(Teleborsa) – Il dibattito e il voto previsto per questa mattina alla riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti (Coreper I) sullo stop alla vendita dei motori endotermici a partire dal 2035 è stato spostato a venerdì. A determinare la decisione della presidenza svedese la decisione di votare contro dell’Italia e le resistenze presentate presentate dalla Germania che avrebbe chiesto per il suo sì al regolamento una misura europea parallela sugli e-fuels. Con le posizioni non favorevoli di Polonia e Bulgaria già espresse in occasione del Coreper I dello scorso novembre il rischio era infatti quello di incontrare una minoranza di blocco. La ratifica finale, apparentemente solo formale, del regolamento, è prevista per il Consiglio Ue del 7 marzo.
“Siamo certamente favorevoli all’elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unico percorso per raggiungere le emissioni zero”, ha sottolineato l’Italia in una dichiarazione nazionale inviata ai Rappresentanti dei 27 in Ue in merito allo stop ai motori endotermici dal 2035. “Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo”, prosegue il documento.
“Con il nostro No abbiamo svegliato l’Europa”, ha commentato su Twitter il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Speriamo che altri comprendano che è l’ora della ragione, non certo della rassegnazione! Su tutti i dossier saremo in campo sino alla clausola di revisione del 2026. Cambiare si può”, ha aggiunto.
“Noi saremo particolarmente assertivi anche negli altri due dossier aperti: la riduzione della CO2 per i veicoli pesanti e soprattutto il regolamento sull’euro 7 che interviene su un settore già fortemente sotto stress”, ha poi assicurato il ministro nel corso di un question time alla Camera. L’obiettivo è creare le condizioni affinché nel 2026 con il nuovo Parlamento e una nuova Commissioni, ha aggiunto il ministro, “potremo costituire quell’alleanza con le imprese e i lavoratori europei e con le nazioni industriali europee per davvero fare della clausola di revisione del 2026 un obiettivo strategico per rimettere in discussione i tempi e la modalità della transazione ecologica”.