(Teleborsa) – “Un importante aspetto che non viene affrontato nelle proposte legislative della Commissione europea è la considerazione dell’orientamento di bilancio appropriato per l’area dell’euro nel suo complesso. Il quadro di regole proposto rischia di condurre nell’immediato, visto che molti paesi hanno un debito superiore al 60 per cento del PIL, a indicazioni di policy eccessivamente restrittive per l’area dell’euro e per la UE, sebbene in misura minore rispetto al Patto di stabilità e crescita. Per realizzare una governance economica più efficace nell’area dell’euro, rimane prioritario compiere progressi verso la costituzione di una capacità di bilancio comune dell’area dell’euro”. È quanto rileva la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Lilia Cavallari nella memoria per l’audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato sulla nuova governance economica dell’Unione europea. “La principale innovazione del nuovo quadro di governance – sottolinea Cavallari – riguarda il passaggio da regole numeriche uniformi per tutti gli Stati membri a regole incentrate sulla dinamica del debito e su piani strutturali di bilancio di medio termine (PSB) differenziati tra paesi.In base alla metodologia sviluppata dall’UPB sono stati predisposti alcuni scenari di medio periodo che descrivono l’evoluzione del rapporto tra il debito e il PIL e delle principali variabili di finanza pubblica che sono coerenti con l’approccio delineato nelle proposte legislative sulla nuova governance UE”.
“Nell’ipotesi di politiche invariate dal 2025, ossia in assenza di aggiustamento di bilancio, – evidenzia la presidente dell’UPB – il rapporto tra debito e PIL mostrerebbe una dinamica crescente a partire dal 2026, raggiungendo nel 2041 un valore di poco superiore al 171 per cento del PIL (31,5 punti percentuali al di sopra del dato di partenza del 2024) nello scenario di base, e un valore di poco inferiore al 181 per cento del PIL (circa 41 punti percentuali al di sopra del dato di partenza del 2024) nello scenario sfavorevole. Considerando gli aggiustamenti pluriennali di bilancio coerenti con il nuovo quadro di regole proposto dalla Commissione (che vengono fatti partire dal 2025), il rapporto tra debito e PIL si collocherebbe su un sentiero continuamente discendente con una elevata probabilità e considerando shock inattesi. Secondo lo scenario di base, l’aggiustamento in quattro anni permetterebbe di conseguire una discesa del rapporto tra debito e PIL più accentuata (raggiungendo il 113,5 per cento al termine del periodo di proiezione, nel 2041, con una riduzione di 26 punti percentuali di PIL) rispetto a un aggiustamento in sette anni(raggiungendo il 116 per cento, con una riduzione di 24 punti percentuali di PIL), principalmente grazie alla più rapida diminuzione della spesa per interessi in rapporto al PIL. Nello scenario sfavorevole, con un aggiustamento in quattro anni il rapporto tra debito e PIL raggiungerebbe nell 2041 o un livello pari a circa il 115 per cento mentre con un periodo di aggiustamento in sette anni esso si attesterebbe poco al di sotto del 120 per cento”.
“Per consentire la riduzione del debito in rapporto al PIL osservata nello scenario di base, – prosegue Cavallari – l’indebitamento netto dovrebbe raggiungere l’1,7 per cento del PIL alla fine del piano di aggiustamento in quattro anni (ovvero entro il 2028), e il 2 per cento alla fine del piano di aggiustamento in sette anni (ovvero entro il 2031). Per il triennio 2024-26, l’evoluzione programmatica del disavanzo in rapporto al PIL stabilita nella NADEF, se effettivamente conseguita, sarebbe compatibile con le indicazioni della proposta di riforma del sistema di governance economica della UE nel caso di un aggiustamento di bilancio in sette anni ma richiederebbe uno sforzo di bilancio maggiore per essere in linea con un piano di aggiustamento in quattro anni nello scenario sfavorevole. All’inizio dell’orizzonte delle proiezioni presentate, il piano di aggiustamento che garantisce la convergenza verso l’obiettivo di medio termine (OMT) previsto dalle regole attuali,sarebbe più restrittivo rispetto al piano di aggiustamento in sette anni e meno restrittivo rispetto a quello in quattro anni: sia il saldo complessivo di bilancio sia il saldo primario coerenti con la regola dell’OMT rimangono in una posizione intermedia rispetto agli altri due scenari. Successivamente i saldi coerenti con la convergenza verso l’OMT si collocanosu valori più elevati rispetto agli altri due scenari.
Nell’ipotesi di convergenza del saldo strutturale verso l’OMT, il rapporto tra debito e PIL si collocherebbe tra la traiettoria tecnica con aggiustamento di bilancio in quattro anni e quello risultante con un aggiustamento in sette anni nella prima parte dell’orizzonte di proiezione, per poi portarsi al di sotto di entrambe”.
“L’accento posto sulla sostenibilità delle finanze pubbliche nel medio termine e la richiesta che il PSB contenga impegni su riforme e investimenti – sottolinea Cavallari – fornisce un incentivo a rafforzare la qualità della politica di bilancio a livello nazionale. La scelta di concentrarsi su un unico obiettivo annuale di policy, ovvero la crescita della spesa primaria netta finanziata da risorse nazionali, consente una maggiore prevedibilità e trasparenza delle regole di bilancio. Far riferimento alla spesa primaria netta non inciderà sulla dimensione complessiva e sulla composizione dei bilanci degli Stati membri; i piani di aggiustamento potranno contemplare sia riduzioni discrezionali di spese sia aumenti discrezionali di entrate”.