(Teleborsa) – Nel primo semestre 2023 il giro d’affari aggregato dei principali gruppi mondiali delle telco ha realizzato una crescita del 2,4% rispetto al primo semestre 2022. Con un aumento del 5,9%, le società asiatiche hanno guidato la crescita del settore grazie ai player cinesi (+7,1%) forti del rafforzamento della quota di mercato nel 5G e così dell’accelerazione delle strategie di premiumization. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Area Studi Mediobanca sui maggiori gruppi nel settore delle telecomunicazioni.
In rialzo anche gli operatori dell’Emea (+1,4%), ma con l’Europa pressoché stazionaria (+0,6%). In controtendenza i ricavi delle telco americane con una contrazione dell’1,3%. Le condizioni geopolitiche e i timori di recessione hanno frenato gli investimenti, scesi nel complesso del 2,6%, con punte del 3,9% nelle Americhe e del 5% in Europa. Anche considerano l’intero esercizio 2022 – che ha visto il giro d’affari aggregato dei 32 maggiori operatori mondiali crescere del 3,9% – le telco asiatiche continuano a dominare, chiudendo in progressione del +7,3%, mentre le dinamiche sono più contenute per i gruppi americani (+1,1%) e per l’Emea (+2,1%). Al primo posto per ricavi tra i colossi mondiali si colloca la statunitense Verizon (128,3 mld), tallonata dalla cinese China Mobile (127,4 mld). Seguono Deutsche Telekom (114,2 mld, i due terzi dei quali sviluppati negli Usa dalla controllata T-Mobile) e l’altra statunitense AT&T (113,2 mld), scalzata dal podio in seguito alla cessione di WarnerMedia dell’aprile 2022. La centralità dei player asiatici è confermata dalla presenza di cinque di essi tra i primi dieci operatori. Nella classifica mondiale, Tim è 20esima, superata dall’indiana Bharti Airtel, ma scenderebbe in 22esima posizione con ricavi stimati in 13,5 miliardi escludendo le attività di NetCo. Grazie alla cessione di NetCo, viene sottolineato, è stimata per Tim una riduzione dei debiti finanziari di 14,2 miliardi, con abbattimento della leva finanziaria al di sotto del 100%. Tale assetto, spiega il rapporto, consentirebbe di allineare l’incumbent italiano alle best practices europee, rimuovendo i vincoli che ne limitano il potenziale di crescita, sia in termini di operazioni non organiche che di sviluppi strategici che richiedono ingenti investimenti.
In Europa il mercato italiano è quello in maggior contrazione – Nel 2022 il settore europeo delle telco è in timido miglioramento, ma non in Italia che, negli ultimi 5 anni, ha subìto il più ampio ridimensionamento tra i mercati del Vecchio Continente. Il primo mercato è quello tedesco con ricavi per 59,1 miliardi (+1,3% sul 2021), seguito da Francia (36,7 mld; +1,8%), Regno Unito (36 mld, al netto della vendita di device i cui importi non sono disponibili; +2,7%), e Spagna (30 mld; +0,6%); il nostro Paese occupa la quinta posizione con 26,9 miliardi, in contrazione del 3,3% sul 2021 e del 13,8% nel quinquennio, in entrambi i casi il più ampio ridimensionamento nel Vecchio Continente. Sul fronte dei ricavi, nel primo semestre 2023 Deutsche Telekom domina la classifica europea con 55 miliardi (-0,9% sul primo semestre 2022), seguita da Vodafone (22 mld, -2%), Orange (21,5 mld; +1,2%), Telefònica (20,2 mld; +3,7%), BT (10,3 mld; +2,4%), Altice (8 mld; +0,9% su base pro-forma) e Tim (7,8 mld; +3,8%). Estendendo il confronto al 2010, in Italia il giro d’affari del settore è diminuito di circa 15 miliardi (-3,7% medio annuo), con la rete mobile in maggior affanno (-5,1%) rispetto alla fissa (-2,4%). Le dinamiche sono influenzate da numerose variabili, sottolinea il rapporto, tra queste ci sono gli effetti regolamentari, con le tariffe di terminazione mobile in costante riduzione (passate da 0,76 euro nel 2020 a 0,4 euro nel 2023) e le pressioni competitive che in Italia hanno causato la più marcata contrazione dei prezzi dei servizi telefonici (-17,6%) rispetto al -3,2% medio europeo nell’ultimo quinquennio. L’Italia, sottolinea comunque il rapporto, ha recuperato terreno nel benchmarking europeo della connettività, con la copertura delle reti ad altissima velocità che è salita nel 2022 al 53,7% delle famiglie residenti (33,7% nel 2020) rispetto al 73,4% della media europea. In Italia la diffusione della banda larga fissa >100 Mbps, pari al 59,6%, è ora superiore alla media europea (55,1%) e di Germania (38,5%) e Francia (51,4%). Dal confronto tra i conti aggregati degli 11 principali operatori italiani e dei big player con sede nell’Emea, emerge una redditività inferiore dei primi, con graduale allargamento del divario nel quinquennio 2018-2022. Per i principali gruppi italiani il calo del giro d`affari e il rialzo dei costi hanno portato a un ebit margin dell’1,2% nel 2022 (dal 14,5% nel 2018), rispetto al 14,3% segnato dalle big dell`Emea (13,4% nel 2018). Anche la redditività del capitale investito descrive un percorso analogo, con il ROI aggregato delle telco italiane in discesa dal 6,2% del 2018 allo 0,5% nel 2022 (rispetto al 6,9% dell’Emea nel 2022), risultando costantemente inferiore, nell`ultimo quinquennio, al costo del capitale, stimato al 7,6% nel 2022.
I principali operatori in Italia nel 2022 – Il mercato italiano delle telecomunicazioni è tra i più frammentati e competitivi del Vecchio Continente. Il Rapporto evidenzia come la necessità di raggiungere dimensioni di scala per affrontare investimenti infrastrutturali di lungo periodo, unita a una redditività non sempre adeguata, stia ridefinendo i contorni del settore. A fine 2022 nel nostro Paese operavano 5 player infrastrutturati e 20 operatori virtuali (MVNO) nel comparto mobile, mentre erano numerosi i soggetti attivi nella rete fissa, con l’aggiunta di nuovi attori quali Iliad, Sky Italia, Virgin Fibra e, da ultimo, Enel Fibra. L’unione tra Tiscali e le attività retail di Linkem (ora Tessellis) lo scorso agosto rappresenta un primo segnale di consolidamento del settore, anche se ancora non paragonabile a quanto osservabile a livello europeo, evidenzia Mediobanca. Basti pensare al mercato spagnolo e a quello inglese, nel primo caso con l’annunciata integrazione tra Orange Spain e Masmovil (il secondo e il quarto operatore mobile) e con Vodafone che a ottobre ha annunciato la cessione delle proprie attività nel Paese iberico, operazione che fa seguito all’annunciata integrazione delle proprie attività nel Regno Unito con quelle di Three UK (controllata da CK Hutchison).