(Teleborsa) – “Questo è un mercato che si consoliderà, anche abbastanza rapidamente, e vogliamo giocare un ruolo“. Lo ha affermato Pietro Labriola, amministratore delegato di , nella conferenza stampa che ha seguito la diffusione dei risultati 2022 e l’approvazione del Piano Industriale 2023-2025.
Sollecitato sulla possibilità di M&A a livello europeo, il manager ha spiegato che “l’attività di rete cross-border, quando parliamo di infrastruttura, non ha alcun senso. Se qui ho una rete prevalentemente passiva, quali sono le sinergie a mettere assieme più reti a livello europeo?”. Margrethe Vestager ha parlato “più di servizi ai clienti, che siano famiglie o imprese. Su questo sono possibili degli accordi cross-border“.
Scendendo ancora di più nel dettagli, ha affermato che “TIM Enterprise ha più bisogno di consolidarsi in Italia con chi magari fa system integration, più che con qualcuno che fa cloud a livello europeo. Per TIM Consumer potrebbe esserci consolidamento a livello cross-border. Dobbiamo però valutare se il modello è quello per fare economie di scale o aggregare più servizi per estrarre più valori”. In ogni caso, ha aggiunto, “che qualcosa succeda ne sono certo”.
L’AD non ha voluto parlare di NetCo, vista l’offerta ricevuta da – che deve essere valutata a livello di CdA – e altre proposte che potrebbero arrivare nei prossimi giorni, come quella di CDP- di cui si parla sui giornali. Se una cessione di dovesse concretizzare, “da un punto di vista industriale, mantenere una quota di minoranza non sembra un’opzione valida, ma le posizioni possono essere riviste con le negoziazioni”. “Siamo nel mezzo di una negoziazione, e quindi non ci sembrava opportuno dare dei target per Netco e tutta un’altra serie di dettagli, che verranno rilasciati quanto prima”, ha detto in un altro passaggio.
A una domanda sulle prospettive dell’azienda se nessuna operazione straordinaria dovesse concretizzarsi, ha risposto: “Passiamo dal parlare di un’azienda che sembrava che non potesse pagare gli stipendi a una che ha risolto tutti i problemi. Non è vera né l’una e né l’altra cosa. Nell’arco di piano, al 2025, non vediamo problemi particolari. Se scoppia un’altra guerra, si raddoppiano i tassi, ricomincia la guerra sui prezzi, se vengono recepite le ipotesi sul tavolo del ministero, allora può cambiare tutto”.
Sempre a proposito di operazioni straordinarie, Labriola ha seccamente commentato che “non ci sono trattative o interlocuzione con Iliad“.
Allargando lo sguardo alla condizione del gruppo e al percorso intrapreso, ha detto: “In un anno son cambiate tante cose, uscivamo da 3 profit warning, avevamo un impairment macro e in numeri erano quelli che erano. Avevamo un livello di credibilità dal punto di vista del mercato ai minimi storici. Quello che avevamo promesso di fare lo abbiamo fatto: abbiamo rispettato le guidance, e anzi fatto meglio, il Brasile sta andando esattamente come avevamo detto ed è un cash cow, il domestico finalmente dopo 7 anni dovrebbe tornare a crescere sui riocavi e sull’EBITDA”.
“Abbiamo avuto il coraggio di dire che il livello di leverage che abbiamo oggi è un problema dal punto di vista industriale, che non ci permette di fare tante cose, e appesantisce la strategia dell’azienda in qualunque direzione vogliamo andare – ha aggiunto – Abbiamo quindi separato diversi business e abbiamo parlato di vendere la rete. Sono relativamente soddisfatto, ma siamo a metà del girone di andata, perché quello che abbiamo davanti è un progetto complesso, sia nell’andare in continuità che attuando le opzione inorganiche ipotizzate”.
In queste condizioni è comunque “difficile poter pensare di tornare al pagamento del dividendo sulle azioni ordinarie. Il primo obiettivo deve essere migliorare i numeri e fare il deleverage, quando faremo entrambe le cose si potrà tornare a discutere sull’argomento”.