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Taglio accise, Meloni: “Scelta di giustizia sociale, proroga avrebbe fatto saltare altri aiuti”

(Teleborsa) – La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni torna con una operazione “trasparenza” per la nuova puntata degli “Appunti di Giorgia” sul tema caldissimo della mancata proroga del taglio delle accise. Ricordando che l’attuale governo ha deciso semplicemente di confermare il taglio delle accise deciso dal Governo Draghi, fino al il 31 dicembre scorso, Meloni ha spiegato che, al di là di una riduzione “strutturale” che si vorrebbe avviare in futuro, l’attuale taglio era emergenziale e valeva mediamente 1 miliardo al mese e circa 10 miliardi l’anno. Una cifra cospicua, con la quale l’esecutivo ha finanziato una serie di misure che, altrimenti, non avrebbero potuto aver luogo.

“Invece di spalmare 10 miliardi abbiamo deciso di concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno. Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale“, ha affermato la Presidente del Consiglio, elencando le misure finanziate con i 10 miliardi risparmiati dalle accise: aumento del taglio del costo del lavoro, aumento del 50% dell’Assegno unico per il primo anno di vita del bambino e per i primi tre anni per le famiglie numerose, aumento del fondo per la sanità di 2 miliardi di euro, aumento della platea delle famiglie che possono accedere agli aiuti contro il caro bollette, decontribuzione per i neoassunti, giovani, donne e percettori RdC, istituzione fondo carrello per un aiuto sulla spesa, aumento fondo per i crediti d’imposta delle PMI.

“Tutte queste misure le avremmo dovute cancellare dalla legge di Bilancio per confermare o prevedere di nuovo il taglio delle accise”, ha chiarito Meloni, spiegando le motivazioni che hanno portato a questa scelta: il taglio delle accise non è una misura mirata a favore dei più fragili e quindi non è una misura di giustizia sociale; il prezzo del petrolio sta scendendo e l’aumento del prezzo della benzina dovrebbe quindi risultare sostenibile.

La Premier ha messo in discussione chi ha parlato di un prezzo “fuori controllo” e chi ha parlato di un prezzo a 2,5 euro. “Il prezzo io lo sto monitorando e questi dati francamente non mi tornano,” ha sottolineato Meloni, ricordando che esistono delle app che monitorano i prezzi dei carburanti su tutta la rete e delle autorità che settimanalmente pubblicano il dato dl prezzo medio alla pompa. Il prezzo medio rilevato dal MIMIT la scorsa settimana era 1,812 euro, cioè “un prezzo che sicuramente ci piacerebbe più basso- ribadisce – ma non lontano dai prezzi degli anni precedenti”.

Meloni fa alcuni esempi: il 30 maggio 2022 la benzina era a 1,885 euro, il 27 giugno 2022 a 2,073 euro, il 18 luglio a 1,988, il 1° agosto a 1,877 euro, mentre nell’ultima settimana era 1,812 euro, in linea con gli 1,80 euro di Marzo 2012 (governo Monti), di marzo 2013 (governo Monti) e di marzo 2014 (Governo Renzi).

La Premier ammette che “ci sono delle storture” e che vi sono “alcuni che se ne approfittano”, ma a questo punto “bisogna intervenire” come ha fatto il governo raccordandosi con Antitrust e GdF e stabilendo l’obbligo di comunicare le variazioni di prezzo giornaliere ed esporre i prezzo medio fornito dall’autorità.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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