(Teleborsa) – L’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) richiede basi legali più forti, la competenza di infliggere multe e norme più stringenti in materia di corporate governance per evitare un altro caso Credit Suisse, che ha portato alla scomparsa dal panorama bancario di una delle due grandi banche attive a livello internazionale, in un evento drastico per la piazza finanziaria svizzera. Le richieste sono contenute in un rapporto pubblicato oggi dalla stessa FINMA, messo a disposizione della Commissione Parlamentare d’inchiesta, che ha analizzato e ripercorso in maniera esaustiva la cronologia dei fatti, l’attività di vigilanza esercitata, il decorso acuto della crisi e la conseguente necessità di apportare cambiamenti.
La FINMA ha spiegato che il dissesto di Credit Suisse è stato dovuto a carenze nella strategia e nel management. In particolare: le modifiche alla strategia non sono state attuate in modo coerente; i ricorrenti scandali hanno compromesso la reputazione della banca; i problemi di Credit Suisse si sono materializzati in diverse aree operative e a causa di varie tipologie di rischio; anche negli anni in cui si sono registrate perdite consistenti, le remunerazioni variabili sono rimaste elevate; riorganizzazioni, nonché costi elevati, multe e perdite hanno inoltre indebolito la base patrimoniale; la casa madre, Credit Suisse SA, era l’unità che all’interno del gruppo presentava la più scarsa dotazione di capitale e pertanto costituiva l’anello più debole di tutta la catena; la perdita di fiducia nella banca è tuttavia sfociata in deflussi di liquidità troppo rapidi e di ampia portata, che sono stati ulteriormente acuiti dai mezzi di comunicazione digitale (digital bank run).
La FINMA ha svolto un’attività di vigilanza ad ampio raggio su Credit Suisse nel quadro delle disposizioni legali vigenti. Dal 2012 ha svolto 43 accertamenti preliminari nei confronti di Credit Suisse per eventuali procedimenti di enforcement, pronunciato nove ammonimenti, sporto 16 denunce penali, concluso 11 procedimenti di enforcement nei confronti dell’istituto e concluso tre procedimenti nei confronti di persone fisiche. 11 di questi 14 procedimenti sono stati avviati a partire dal 2018. In partucolare, nel periodo 2018-2022 la FINMA ha inoltre svolto 108 controlli in loco presso Credit Suisse e individuato 382 punti che richiedevano l’adozione di misure. Per 113 di questi punti, il rischio è stato classificato come elevato o critico. “Queste cifre e misure mostrano che la FINMA si è avvalsa di tutte le sue competenze e possibilità previste per legge“, si legge in una nota.
Secondo la FINMA, “la base legale della vigilanza ha mostrato i propri limiti: a causa dell’accumularsi di problemi e carenze all’interno della banca, negli ultimi anni la FINMA ha progressivamente intensificato la sua attività di vigilanza e di enforcement nei confronti di Credit Suisse e ordinato misure sempre più incisive, spingendosi fino ai limiti imposti dal quadro legale”. Inoltre, la FINMA “caldeggia un ampliamento delle sue competenze per esercitare una maggiore influenza sulla governance degli assoggettati. Al riguardo la FINMA considera opportuni, in particolare, un Senior Managers Regime, una competenza sanzionatoria e la possibilità di pubblicare regolarmente informazioni sui procedimenti di enforcement”.
“La FINMA ha impiegato tutta la gamma di strumenti a sua disposizione e individuato precocemente il rischio di una possibile destabilizzazione di Credit Suisse – ha commentato Thomas Hirschi, responsabile dell’unità di crisi e della divisione Banche della FINMA – Il suo operato si è rivelato efficace, ma non ha consentito di rimediare alle cause della perdita di fiducia e di colmare le carenze nell’attuazione della strategia e nella gestione del rischio. Le autorità, conformemente al proprio mandato legale, si sono tuttavia adoperate per tutelare i creditori e la stabilità finanziaria nel momento in cui la banca è uscita dal mercato”.