(Teleborsa) – La Conferenza dei Capigruppo a Montecitorio ha deciso che il provvedimento sul salario minimo sarà all’esame dell’Aula della Camera il prossimo 4 dicembre. Sempre lunedì e sempre in discussione generale, cominceranno il proprio iter in Aula anche la legge delega europea e il decreto referendum. Mentre il provvedimento sulle guide turistiche è atteso in Aula per mercoledì 6 dicembre e il voto finale per il giorno dopo, 7 dicembre.
La Commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera all’emendamento di maggioranza che cancella la proposta delle opposizioni sul tema. Il testo approvato prevede invece una delega al governo da esercitare entro sei mesi. Tra gli obiettivi, la necessità di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”. Contrarie le opposizioni che hanno visto bloccata la loro proposta e hanno abbandonato i lavori alla Camera. “Hanno compresso i tempi parlamentari uccidendo così il salario minimo con una delega al governo. Non ci rendiamo complici di questo scempio della democrazia parlamentare”, ha dichiarato il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.
Nel dettaglio, l’emendamento approvato dalla maggioranza che trasforma la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo in una delega al governo dispone che, al fine di garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, “il Governo è delegato ad adottare, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e delle disposizioni comunitarie, uno o più decreti legislativi volti ad intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva”.
Lo scopo è il raggiungimento di alcuni obiettivi, tra cui “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi; contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e categorie di lavoratori; stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici; contrastare il dumping contrattuale, che determina fenomeni di concorrenza sleale mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e ridurre le tutele dei lavoratori”.