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Russia e UE, la guerra del gas: il bilancio un anno dopo

(Teleborsa) – C’è una guerra nella guerra tra Russia e Ucraina, quella sul gas che va avanti ormai da mesi. Durante i mesi estivi la più grossa incognita era legata a ciò che sarebbe successo questo inverno. Nello scenario peggiore si era parlato addirittura di possibili razionamenti, per fortuna – anche in scia ad una azione preventiva che sembra essersi dimostrata efficace – le cose stanno andando meglio di quanto ipotizzato. Teleborsa ha chiesto a Matteo Villa dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) di tracciare un bilancio.

“In effetti, le cose stanno andando molto meglio, in scia alle reazioni del mercato e cioè l’industria ha iniziato a consumare meno in parte anche la generazione elettrica da termoelettrico è andata molto meglio nel senso che abbiamo usato altro -purtroppo anche il carbone – perchè il gas costava troppo e in parte anche i consumatori domestici, gli uffici, hanno iniziato a consumare un pochino meno, non tantissimo però un 10% a parità di temperatura esterna è andata anche con i domestici e con gli uffici e in più abbiamo avuto un clima mite. Per esempio, per l’Italia la mia stima è che quasi il 40% del risparmio di consumi è venuto dal fatto che non ha fatto freddo anzi ha fatto molto più caldo in media rispetto agli anni scorsi quindi abbiamo risparmiato veramente tanto. Le azioni di policy hanno aiutato a cercare di ridurre le bollette però non hanno aiutato nella riduzione dei consumi, siamo stati molto poco capaci dal punto di vista dei governi, della politica a incentivare al risparmio e il cap al prezzo del gas è arrivato quando ormai non serviva più a nulla. Dobbiamo ricordarci che sono stati soprattutto le forze di mercato e non tanto le azioni della politica o dell’Unione Europea ad aver fatto la differenza su quest’inverno, il bilancio di questo inverno è che per esempio l’ Europa è agli stoccaggi massimi di sempre, siamo sul bordo superiore dei massimi, ancora circa al 71% di capacità, di solito in questo periodo dell’anno siamo intorno al 50-55% di capacità degli stoccaggi invece siamo molto in alto e l’Italia ancora di più, siamo al momento 12 miliardi di metri cubi ne abbiamo su 17 dentro, normalmente ce ne sarebbero dovuti essere 10 e se non ci fosse stato il clima mite che c’è stato ne avremmo avuti 9. Possiamo dire che ci è andata veramente bene, almeno fino ad ora, che però non significa che sia finita!.

Nel frattempo, è arrivata anche la fumata bianca Ue sul price cap: c’è però chi ha parlato di un accordo “zoppo” o comunque di facciata più che di sostanza. E’ così?

“L’accordo sul price cap, più fumo che sostanza nel senso che è arrivato a dicembre quando ormai i prezzi stavano scendendo ed è un accordo al ribasso cioè con un prezzo da cui parte poi il cap – quindi il tetto – molto alto cioè a 180 euro a megawatt ora. Adesso siamo a 55 euro megawatt e siamo lontanissimi da quella cifra. Se anche salisse a quella cifra il problema è che alle forze di mercato non puoi rispondere imponendo un tetto e basta, non a caso gli operatori di mercato diciamo della Borsa di Amsterdam quella che guardiamo tutti il TTF Title Transfer Facility, hanno già annunciato che se mai il prezzo arrivasse vicino a 180 euro megawatt ora e partisse il tetto di fatto loro si sposterebbero su altri mercati, per esempio Londra, per negoziare prezzi più alti perchè ovviamente il prezzo non è una cosa a caso oppure, come è stato detto in Italia, frutto della speculazione ma una vera e proprio risposta del mercato a delle scarsità. Va sempre tenuto in considerazione che i movimenti speculativi ci possono essere a livello giornaliero, le speculazioni a rialzo sono sempre seguite da speculazioni al ribasso quindi il mercato si equilibra su questo e non è vero che il prezzo era troppo alto, il prezzo ad agosto dell’anno scorso 350 euro a megawatt ora rifletteva una situazione di scarsità attesa, altissima, che per fortuna non si è verificata. Imporre un tetto “a caso” non serve a nulla, quindi è arrivato in ritardo ma soprattutto dovremmo fare una riflessione e in qualche modo forse dobbiamo anche essere felici che il tetto sia così alto perchè così non scombussola troppo un mercato che sta cercando il suo equilibrio sui prezzi, insomma non è che un legislatore può imporre dei prezzi a caso sulla base del nulla”.

La domanda che tiene banco ora è come agirà – e come dovrebbe agire – l’Europa in modo da poter affrontare l’inverno 2023-2024?

“Abbiamo la fortuna che partiremo bene perchè gli stoccaggi saranno molto alti rispetto a quanto ci aspettavamo, inoltre la Russia non sembra potersi permettere di chiudere tutto nel senso che negli ultimi mesi si è ribaltato il rapporto tra quanto “chiudeva” e quanto saliva il prezzo e cioè: nei primi mesi della crisi più la Russia chiudeva i rubinetti più saliva il prezzo e il prezzo saliva talmente tanto che più che compensava la chiusura dei rubinetti quindi a un certo punto la Russia ci ha fatto molti più soldi vendendo molto meno gas all’Europa. Questa strategia ormai non può più funzionare perchè la Russia ha chiuso già all’80%, ciò significa che non può chiudere tanto di più e l’Europa sta trovando fonti alternative, sta accaparrando gas altrove, le due cose messe insieme fanno sì che la Russia non abbia più un grande potere di ricatto e quindi non ci siano enormi pressioni. detto questo però l’inverno 2023-24 sarà comunque una situazione di pressione, di stress e ci dobbiamo preparare in maniera seria iniziando veramente a fare sensibilizzazione sui consumi cioè sul fatto che se manca il gas dobbiamo iniziare a risparmiarlo e non invece imporre dei prezzi che non servono a nulla. Ripeto il concetto: se i prezzi li imponi poi gli operatori di mercato se quel prezzo invece ha senso vanno da un’altra parte a negoziarlo e questa è forse la lezione più importante di questi ultimi mesi: dobbiamo lavorare sull’ equilibrio fra domanda e offerta, trovare nuove forniture oppure ridurre la nostra domanda e non inventarci che è colpa del mercato, degli speculatori altrimenti non andiamo da nessuna parte”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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