(Teleborsa) – “L’Irpef è stata oggetto di numerosi interventi che hanno reso l’imposta molto articolata dal punto di vista tecnico, oltre che caratterizzata da diverse criticità per quanto riguarda efficienza ed equità della tassazione”. Lo ha sottolineato il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, sottolineando la necessità di una revisione generale dell’imposta per renderla più semplice e rispettosa della progressività. Durante l’audizione in Commissione finanze alla Camera sulla delega per la riforma fiscale, Ruffini ha spiegato che il principio dell’universalità dell’Irpef risulta oggi “minato dalla previsione di specifiche esenzioni e dal ricorso all’imposizione sostitutiva per distinte tipologie di reddito che provocano una distorsione del sistema, per cui a parità di reddito individuale l’imposizione fiscale può non essere la medesima”.
La delega all’esame del Parlamento “prevede una revisione organica del sistema che, nel rispetto del principio di progressività, dovrà operare una semplificazione del processo di determinazione del reddito, oltre a una graduale riduzione dell’imposta, una revisione degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle deduzioni dalla base imponibile, delle detrazioni dall’imposta lorda e dei crediti d’imposta”. Attualmente, ha rimarcato Ruffini “esiste un’ampia varietà di spese fiscali, tra cui deduzioni dalla base imponibile, detrazioni dall’imposta e crediti d’imposta (tax expenditures), che rendono il sistema complesso e di difficile gestione e controllo da parte dell’Amministrazione”.
“Nel solo anno 2022 l’Agenzia delle Entrate ha fornito complessivamente 17.731 risposte ad altrettante istanze di interpello”, ha riferito Ruffini ricordando che la delega prevede una “razionalizzazione della disciplina degli interpelli, anche al fine di ridurre il ricorso all’istituto, posto che in questi anni si è assistito ad un aumento considerevole del numero delle istanze presentate”.
Circa il 50% delle entrate da riscossione proviene da piani di rateizzazione in corso e non da pagamenti puntuali a seguito di notifica di atti da parte dell’Agenzia di riscossione, ha sottolineato Ruffini ribadendo che l’attuale sistema di riscossione “è foriero di criticità, condizionando la possibilità di migliorare ulteriormente i risultati dell’attività di recupero a mezzo ruolo e comportando l’esigenza, negli anni, di prorogare ripetutamente i termini di presentazione delle comunicazioni di inesigibilità ai diversi enti creditori”. Questa situazione “ha determinato la progressiva stratificazione di crediti vetusti, non riscossi e, di fatto, in buona parte non riscuotibili, ossia il cosiddetto ‘magazzino della riscossione’, che alla data del 31 dicembre 2022 ha raggiungo l’importo residuo di circa 1.153 miliardi di euro”. Si tratta di “crediti certi, liquidi e esigibili che sarebbero dovuti alla collettività”.