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PwC, M&A nel settore Financial Services in calo del 30% a livello mondiale e del 27% in Italia

(Teleborsa) – L’attività di M&A nel settore Financial Services (FS), sia a livello globale che in Italia, rimane un elemento importante del processo di trasformazione del settore, che nei primi mesi dell’anno è avvenuta a ritmi meno intensi rispetto all’anno precedente a causa dell’intensificarsi delle turbolenze ed incertezze macroeconomiche e delle tensioni geopolitiche in corso. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento del PwC Global and Italian M&A Trends in Financial Services.
Il mercato M&A FS in Italia – Nei primi cinque mesi del 2023, le operazioni di M&A in Italia relative al settore FS sono state in calo del 27% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale trend risulta in linea con la tendenza globale che registra una riduzione del 30%. Sono molteplici i fattori che normalmente influenzano l’attività di M&A, ma tale declino relativo al settore FS è principalmente ascrivibile alla dinamica dei tassi di interesse legata alle decisioni delle principali banche centrali, quali la Federal Reserve degli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra, che hanno continuato ad aumentare i tassi sulle operazioni di rifinanziamento come misura per contrastare l’inflazione e mantenere la stabilità dei prezzi, al perdurare delle tensioni geopolitiche legate al conflitto bellico a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e, nella prima parte dell’anno, gli accadimenti relativi ad altre istituzioni finanziarie negli Stati Uniti (SvB) ed in Europa (Credit Suisse). Tali eventi hanno generato incertezza, volatilità ed avuto un impatto negativo sulla fiducia degli investitori, contribuendo pertanto alla flessione marcata di operazioni straordinarie. Oltre alla riduzione delle operazioni si nota anche l’assenza di “grandi operazioni” (i “mega deals”) e sono invece presenti operazioni di “taglia media”.

Il settore FS è significativamente esposto alla necessità di trasformazione. I players di mercato affrontano un ambiente incerto con una pressione costante da parte dei regolatori, crescenti preoccupazioni legate ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) e le perturbazioni delle piattaforme e delle fintech. Inoltre, la tecnologia stessa potrebbe portare ulteriori fonti di incertezza nel settore tramite nuove situazioni sviluppate con l’intelligenza artificiale generativa. Tutto ciò crea la necessità ancora più urgente per gli operatori del mercato FS di considerare passi di trasformazione e consolidamento verso la digitalizzazione, l’ESG e l’ottimizzazione del portafoglio. In questo contesto, le attività di M&A giocheranno un ruolo cardine nel percorso di trasformazione settoriale a livello nazionale e internazionale nonostante la serie di sfide, dovute in parte alla sua natura altamente regolamentata, che rende più difficile attuare con successo misure di trasformazione. PwC si attende che i partecipanti del settore FS adottino una serie di acquisizioni di minori dimensioni per potenziare le proprie capacità e stimolare la crescita futura attraverso economie di scala, specialmente nell’attuale contesto macroeconomico in cui la crescita organica affronta sfide importanti. Le società FS che adottano un approccio di portafoglio alla loro strategia di M&A approfitteranno anche di cessioni come modo per migliorare l’operatività e ricalibrare i modelli di business.

Banking and capital markets – Nonostante il clima di incertezza generale che ha caratterizzato il mercato FS in generale, il settore bancario e dei capitali – rileva il rapporto – è riuscito a mantenere una certa stabilità. Sebbene il numero complessivo di operazioni sia diminuito, il calo è stato relativamente modesto rispetto ad altri settori. In particolare, il settore bancario ha retto meglio la flessione negativa, con 21 operazioni nei primi cinque mesi del 2023 rispetto ai 24 nel medesimo periodo dell’anno precedente. Questo calo è stato principalmente influenzato dalla diminuzione di operazioni nell’ambito del commercial and retail banking (13 vs.17). Gli sviluppi recenti nel mercato bancario e dei capitali porteranno a probabili risvolti in contesti di M&A non solo in Italia, ma anche in altri paesi. Le tensioni nel sistema bancario causate dai recenti fallimenti di tre banche statunitensi, e il caso Credi Suisse unitamente all’ampio contesto macroeconomico incerto causato dalla crisi Russo-Ucraina, potrebbero mettere sotto maggior pressione diverse banche di piccole e medie dimensioni e portare a ulteriori processi di consolidamento nei prossimi mesi. I recenti continui aumenti del costo del denaro da parte delle banche centrali hanno comportato per le banche sia opportunità (sotto forma di aumento dei redditi da interessi) che svantaggi (attraverso la realizzazione di perdite di valutazione dai portafogli di investimento). Sebbene i recenti fallimenti bancari negli Stati Uniti possano essere in gran parte attribuiti a una serie di circostanze uniche, questi eventi mettono in luce la necessità anche per le banche di monitorare di adattare continuamente le proprie pratiche di gestione del rischio di liquidità e del rischio di tasso di interesse, soprattutto in condizioni economiche difficili. La conseguente perdita di fiducia da parte dei consumatori solleva interrogativi sulla vulnerabilità complessiva del settore bancario. Un maggiore controllo normativo sulle politiche e sulle procedure di gestione del rischio delle banche probabilmente comporterà un aumento dei costi operativi. Ci si attende – rileva PwC – un ulteriore consolidamento tra gli operatori bancari, in particolare tra le banche regionali che potrebbero cercare di creare opportunità di scala per compensare i maggiori costi derivanti dall’operare in un contesto normativo e di mercato più complesso e severo. “Prevediamo – si legge nel report – che la due diligence si estenderà ad aree quali la governance e la gestione del rischio, la resilienza del modello di business a fattori esterni, i rischi intrinseci negli ecosistemi di terze parti e altri. Questi processi richiederanno probabilmente più tempo e l’analisi sarà più complessa. Inoltre, ci si aspetta che le ristrutturazioni possano acquisire slancio; nell’attuale contesto di mercato, le banche tendono a ridurre il volume dei prestiti, il che potrebbe causare problemi di finanziamento alle imprese in futuro. Stiamo già osservando segnali di stress in alcuni settori, come quello degli immobili commerciali. Questo potrebbe a sua volta influire sulla qualità del credito nei bilanci delle banche. Di conseguenza, riteniamo che le banche prenderanno probabilmente in considerazione operazioni di cessione di portafoglio di prestiti deteriorarti o attività non strategiche come modo per rafforzare i propri bilanci e migliorare i coefficienti patrimoniali”.

“La spinta alle aggregazioni bancarie negli ultimi anni in Italia è stata molto forte, sia per ricercare redditività, sia per modernizzare modelli di business basati prevalentemente sull’attività tradizionale del prestito. La stagione delle grandi M&A bancarie cominciata nel 2020 in Italia – spiega Giuseppe Randazzo, partner PwC Italia, M&A FS Deals – tende ora a stabilizzarsi e l’incremento dei tassi ha sostenuto la redditività delle banche per effetto della crescita del margine di interesse. Almeno allo stato attuale, tale incremento di redditività è superiore all’aumento del costo del rischio, sebbene si dovrà attendere qualche tempo dato il contesto di grande incertezza. Ad eccezione di alcune situazioni che sono pending da tempo e a differenza delle banche italiane di maggiori dimensioni, le piccole banche italiane invece potrebbero essere interessate da una più intensa attività di aggregazione al fine di poter crescere dimensionalmente, rafforzare la propria solidità ed essere più competitive”.

Asset and Wealth management – “Prevediamo – si legge nel rapporto – che l’attività di M&A in ambito Asset e Wealth management (AWM) rimarrà robusta nella seconda metà del 2023, seguendo un percorso simile a quello della prima metà dell’anno. Dal punto di vista numerico consideriamo il mercato dell’AWM nella sua interezza, tuttavia, se si guarda ai driver che guidano l’M&A nell’Industria è necessario distinguere Asset Management da Wealth Management. Nel primo caso, molte operazioni risultano guidate dalla necessità per gli Asset Manager (“AM”) di espandere le proprie capabilities ai segmenti alternativi ed illiquidi (con particolare focus su Infrastrutture e Private Debt) in una logica di diversificazione delle proprie attività e di apertura di nuovi canali distributivi. Altro driver a guida dell’attività di M&A sono la possibilità per Distributori, Banche Private e Assicurazioni di integrarsi verticalmente lungo la catena del valore attraverso acquisizioni e/o partnership con AM di rilievo. Infine, l’Asset Management è un settore caratterizzato da una lenta ma costante contrazione dei margini e dunque accrescere la scala risulta una priorità per mantenere una prospettiva sostenibile”. Il Wealth Management è un segmento tra i più attrattivi in termini di multipli e creazione di valore dell’Industria dei Financial Services in Italia e in Europa. Nello specifico, qui il fattore scala gioca un ruolo sempre più rilevante data la crescente necessità di avviare gli investimenti in capitale umano e in tecnologia necessari a rispondere alle esigenze di una clientela sempre più variegata e “demanding”. Ulteriore aspetto fondamentale e peculiare dell’industria, per PwC, risulta la necessità per i Wealth Manager di garantirsi un posizionamento chiaro e distintivo in termini di “brand recognition” e capabilities, aspetto che tipicamente richiede un lavoro pluriennale. L’Italia è naturalmente un mercato attraente per gli investitori esteri che hanno ambizione di espansione nel WM. Tuttavia, è anche terreno fertile per diverse eccellenze italiane che mirano a crescere e guardano con attenzione ad alcuni mercati europei come possibili bacini aggredibili per selezionate operazioni cross-border.

“Nel Wealth Management vi sono ampi margini per la creazione di valore tramite selezionate acquisizioni con l’obiettivo di incrementare la propria brand recognition acquisendo capabilities distintive ma anche – commenta Francesco Legrenzi, partner Strategy& – portando a bordo capitale umano e talenti con una spiccata propensione all’imprenditorialità in un settore in cui relazione umana rimane uno dei principali fattori chiave di successo”. In questo contesto, sostenibilità e ESG rientrano sempre più di frequente nell’agenda trasformativa dei CEO nell’Industria dell’Asset & Wealth management e di conseguenza risultano un ulteriore driver per operazioni straordinarie future.

Insurance market – L’inflazione e la crescita dei tassi di interesse, iniziate nel 2022, hanno avuto impatti di rilievo sulla lossratio del ramo danni nonché sul ramo vita, dove il mutato contesto macroeconomico ha contribuito ad accrescere il rapporto fra riscatti e premi ed a diminuire il valore di mercato degli investimenti, accrescendo l’attenzione sul rischio di liquidità. In particolare, il caso di Eurovita ha evidenziato la necessità di sviluppare ulteriori tecniche di risk mitigation (e.g. riassicurazione) per la gestione del rischio di riscatto anticipato. Alla luce di quanto sopra, i primi mesi del 2023 hanno registrato un rallentamento in termini di operazioni nel mercato assicurativo italiano M&A, che risente quindi, al pari di altri settori, dell’instabilità dello scenario macroeconomico e del perdurare delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali. Tra le operazioni principali negli ultimi mesi, si ricordano l’acquisizione da parte di Intesa San Paolo della rimanente minoranza del capitale sociale di Intesa Sanpaolo Rbm Salute e l’acquisizione da parte di Banco Bpm del 65% del capitale sociale delle joint venture Vera Vita e Vera Assicurazioni da Cattolica Assicurazioni (ora Gruppo Assicurazioni Generali).
Ci sono aspettative di mercato su possibili operazioni di M&A riguardanti compagnie assicurative sia vita che danni, anche di bancassurance, che – rileva il rapporto – potrebbero trovare attuazione nel prossimo semestre. Discorso diverso vale invece per il mercato dei broker assicurativi. Come già avvenuto in UK e USA negli ultimi decenni e come sta ora accadendo in altri Paesi europei, anche in Italia si sta avviando un processo di consolidamento del mercato frammentato dei broker assicurativi, guidato sia da player industriali che da operatori sostenuti dai fondi di private equity, attratti dalle potenziali sinergie ed economie di scala e, in generale, dalla buona marginalità di questi operatori.

“Il contesto macroeconomico di forte inflazione ed elevati tassi di interesse – commenta Davide Glavina, partner PwC Italia, Insurance M&A & Strategy Leader – ha portato le compagnie ad intensificare la ricerca di produttività ed efficienza, in termini di costi, capitale e semplificazione operativa, a cui l’attività di M&A può contribuire da un lato attraverso il raggiungimento di maggiori economie di scala e dall’altro attraverso una gestione attiva delle partecipazioni e dei portafogli legacy sia vita che danni. Vediamo infine interesse verso il mercato dei brokers assicurativi, ancora molto frammentato, in cui anche in Italia si osserva un crescente numero di operazioni di M&A, da parte di operatori alla ricerca di crescita e scala a livello sia italiano sia europeo”.


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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