(Teleborsa) – Il Senato ha approvato il Dl Asset che contiene una norma che dà il via libera al concorso straordinario per il rilascio di licenze aggiuntive per i taxi. Ma contro il provvedimento si è espresso il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, entrando in polemica contro il governo. “Purtroppo il decreto è stato fatto male ed è inutilizzabile, se usassimo questa procedura nuova perderemmo tutti i soldi che vanno ai Comuni per la gestione amministrativa delle licenze – ha dichiarato Gualtieri a SkyTg24 –. Ci hanno tenuto fermi due mesi per fare delle norme che non servono a niente”.
Intanto il primo cittadino ha fatto sapere che domani partirà comunque l’iter tecnico per l’aumento delle licenze dei taxi a Roma. “Il giorno dopo la bocciatura degli emendamenti al decreto che potevano essere utili per i Comuni – ha spiegato – ho convocato per venerdì il tavolo sindacale che è il primo step per aumentare le licenze. Venerdì si avvia formalmente il percorso per aumentare le licenze. C’eravamo fermati per via delle norme nuove attese dal governo, che però non si possono usare. Ci vorranno dei mesi, ma abbiamo deciso di farlo e lo faremo”.
Immediata la risposta dei rappresentanti del governo. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha affermato che “nessun comune ha ancora pubblicato i bandi per le licenze incrementali dei taxi. Abbiamo dato la possibilità ai comuni di aumentare fino al 20% le licenze. A questo punto spetta ai sindaci, attendo di capire” cosa voglia fare “il sindaco di Roma, visto che qui c’è una evidente carenza di mezzi pubblici in servizio. Non ci sono più scuse”. “I sindaci che ritengono che le loro città abbiano bisogno di più taxi possono emettere il bando, i sindaci che non lo faranno vuol dire che sono contenti del servizio che mettono a disposizione dei loro cittadini”, ha concluso il ministro durante un question time alla Camera.
Sulla stessa linea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Sui taxi il sindaco Gualtieri non accampi scuse: se avesse voluto utilizzare la normativa in vigore avrebbe potuto farlo nei due anni trascorsi da quando si è insediato al Campidoglio, mentre la situazione degenerava. Se avesse voluto migliorarla avrebbe potuto farlo da ministro dell’Economia nel governo delle sinistre, due anni prima. Ha avuto quattro anni per agire, da sindaco e da ministro, ma non ha fatto nulla”, ha scritto sui suoi canali social il ministro. “La responsabilità dell’emergenza taxi a Roma è solo sua, aggravata dallo stato disastroso dei servizi pubblici”, ha aggiunto.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha spiegato che il Comune, “se la legge è cambiata, agirà”. “Al di là delle dichiarazioni del ministro Matteo Salvini, io non ho ancora visto un decreto legge che vada in quella direzione, e va bene. Ma quello che abbiamo pensato sino a stamattina – ha detto – è che dobbiamo attendere l’autorizzazione della Regione”. “Non è più così perché la legge è cambiata? Io francamente non lo so. Se sarà così bene, noi agiremo. Io ho detto che abbiamo bisogno di più taxi – ha aggiunto -, se siamo noi nella possibilità cercheremo senz’altro di farlo”. Del tema della carenza di taxi a Milano la settimana scorsa “avevo parlato anche con Salvini e con il ministro Adolfo Urso. Capivo che stavano andando in questa direzione ma finché non vediamo sulla carta la cosa non possiamo muoverci – ha concluso -. Se questa è la decisione noi agiremo”.
Intanto il Codacons ha fatto sapere di essere pronto a denunciare quei comuni che non si attiveranno per aumentare il numero di auto bianche in circolazione. I sindaci delle principali città italiane dove si riscontra una grave carenza di taxi non hanno più scuse, e devono attivarsi per aumentare fino al 20% le licenze sul territorio – spiega il Codacons in una nota –. A Roma come a Firenze o a Napoli si assiste da anni ad un servizio del tutto insoddisfacente e inadeguato rispetto alla domanda, con i sindaci che hanno utilizzato la scusa delle difficoltà burocratiche nel rilascio di nuove licenze per rimandare la soluzione del problema, in modo da tenere buona quella parte di elettorato garantita dai tassisti”.