(Teleborsa) – L’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, ha fatto sapere che le rassicurazioni sull’utilizzo dei fondi strutturali per realizzare gli interventi eliminati dal PNRR e le misure contenute nel dl Sud “non appaiono sufficienti a scongiurare il rischio di un definanziamento e di un blocco delle procedure da parte degli enti locali. Al momento, infatti, non sono accompagnate da indicazioni puntuali sulle risorse effettivamente disponibili e sulle modalità di utilizzo per la copertura degli interventi definanziati“.
Nel corso di un’audizione sul dl Sud, l’Associazione ha infatti fatto sapere che a rischio ci sarebbero circa 42mila progetti. “Dagli ultimi dati di monitoraggio del sistema ReGis, – ha dichiarato la presidente Federica Brancaccio ai deputati – circa 42.000 progetti di interesse per le costruzioni, che erano già stati selezionati, per un investimento complessivo di circa 12 miliardi di euro, rischiano di essere definanziati”.
Nei giorni scorsi in un’intervista al Sole 24 Ore Brancaccio aveva evidenziato anche i rischi per il settore legati alla mancata proroga del Superbonus. “Avere rigettato tutte quelle proposte ha rialzato la tensione in una maniera terribile, perché invece la proroga è necessaria. Anche se va fatta una precisazione: quando parliamo di proroga, non parliamo della riapertura della misura – ha spiegato al quotidiano economico –. Vogliamo invece consentire a chi ha già iniziato i lavori, ed è a un certo stato di avanzamento, di portarli a termine con qualche mese in più. I cantieri hanno subito un rallentamento, soprattutto a causa della difficoltà di monetizzare i crediti. Bisogna poterli concludere in un tempo congruo e non lasciare contenziosi, imprese fallite, famiglie disperate e anche impalcature abbandonate e lavori a metà in tutte le nostre città”.
Brancaccio ha poi sottolineato anche il rischio sicurezza. Secondo la presidente dell’Associazione, infatti, la compressione dei tempi per portare a termine un lavoro potrebbe portare le imprese – “nel tentativo di farcela a ogni costo e di rispettare la scadenza di dicembre” –, a comprimere “i tempi di lavorazione in maniera incompatibile con la qualità delle opere e la sicurezza dei lavoratori. Adesso si è scatenato un effetto panico che va evitato”.