(Teleborsa) – Il meccanismo di vigilanza unico (SSM), il sistema UE di vigilanza prudenziale sugli enti creditizi nella zona euro, presenta delle lacune per quanto riguarda l’intermediazione finanziaria non bancaria (IFNB), in particolare nelle forme più innovative, che spesso esulano dal perimetro normativo tradizionale. “Questa lacuna normativa può creare un punto cieco per le autorità di vigilanza, poiché gli enti finanziari non bancari potrebbero impegnarsi in attività che potrebbero comportare rischi sistemici senza un’adeguata supervisione”, ha detto Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia.
“È fondamentale trovare un equilibrio tra la regolamentazione delle entità non bancarie per mitigare i rischi e consentire loro di innovare e fornire servizi finanziari essenziali”, ha aggiunto durante un evento organizzato da via Nazionale per il decennale della nascita del SSM.
Inoltre, “l’ascesa delle società FinTech aggiunge un ulteriore livello di complessità a questo panorama interconnesso. Le aziende FinTech spesso collaborano con le banche per offrire servizi finanziari innovativi. La loro rapida crescita ed evoluzione presenta sfide normative, poiché possono colmare il divario tra l’intermediazione bancaria tradizionale e quella finanziaria non bancaria, trasformando i rischi tradizionali in rischi nuovi o diversi, più difficili da comprendere”.
Pertanto, “riconoscere e affrontare queste interconnessioni e i relativi rischi è fondamentale – ha aggiunto – Tuttavia, non possiamo aspettare che il quadro normativo risolva questo problema. Pur riconoscendo l’importanza di un processo legislativo approfondito per elaborare norme solide e durature, la vigilanza bancaria spesso richiede misure proattive per stare al passo con l’evoluzione delle dinamiche di mercato, come stiamo attualmente osservando”.